Modena, Teatro Comunale: Juraj Valčuha dirige Prokof’ev e Stravinskij

Teatro Comunale “Luciano Pavarotti”, Stagione d’opera 2015/2016
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Czech Philharmonic Choir of Brno

Direttore Juraj Valčuha
Maestro del coro Petr Fiala
Narratore Toni Servillo
Tenori Brendan Gunnell, Matteo Mezzaro
Mezzosoprano Sonia Ganassi
Bassi Alfred Muff, Marko Mimica
Sergej Prokof’ev: Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 “Classica”
Igor Stravinskij: “Œdipus Rex”Opera-oratorio in due atti per soli, coro maschile e orchestra
Libretto di Jean Cocteau dalla tragedia di Sofocle. Traduzione in latino di Jean Daniélou
Modena, 10 aprile 2016
Quanto sono eclettici, questi Russi. Nel 1917 Sergej Prokof’ev inaugurava la serie delle sue sette sinfonie con un prezioso, sfavillante omaggio al Classicismo haydniano. Dieci anni dopo Igor Stravinskij, nel novero quantomai variegato delle sue composizioni “neoclassiche”, inserì Œdipus Rex, opera-oratorio su testo di Jean Cocteau, opportunamente tradotto in latino. Musicista e librettista lasciarono indicazioni per una realizzazione scenica: a Modena (fuori abbonamento gustosissimo nella stagione d’opera) si opta per la forma di concerto. D’altronde, cuore pulsante dell’operazione è l’Orchestra Nazionale della Rai, qui guidata dal suo direttore uscente Jurai Valčuha. Già nella sinfonia di Prokof’ev ad apertura di serata sfoggia i più bei legni immaginabili, archi soffici. Valčuha cerca nella partitura l’humour elegante, il terzo movimento si fa gavotta grassa e gustosa, il Finale vivace scintilla senza scapicollarsi. E le file della nostrana compagine radiotelevisiva continuano a vibrare di colori anche nel più barbaro, ieratico impaginato dell’oratorio stravinskiano, complici un comparto ottoni sostanzioso e sempre luminoso. Valčuha esige anche qui il bel suono: lo ottiene con gesto bello a vedersi, sicuro, composto.
A tessere le linee vocali talvolta impervie della vicenda troviamo una compagnia di canto varia per estrazione. Il tenore americano Brenden Gunnell (Edipo) è solido in tutta la tessitura, ma non è mai stentoreo, lega verso l’acuto non senza qualche fatica e sa sbiancare il suono: il suo sfalsettante “Lux facta est!” lascia il ricordo di un Edipo eroe sì, ma flebile. Dal belcantismo rossiniano sbuca il basso-baritono Marko Mimica nel duplice ruolo di Creonte e del messaggero: nei gravi non è troppo sonoro, ma conferisce ai suoi personaggi accento nobile, mai ombroso, timbro elegante. Che invece difetta al basso tedesco Alfred Muff (Tiresia) veterano dell’opera tedesca: qui veste i panni di Tiresia e ne restituisce, pur con emissione non sempre omogenea e vibrato largo, la ieratica integrità. Unica voce femminile del cast, Sonia Ganassi. Eppure la sua Giocasta ha aggressività virile, sputa il testo latino con slancio, e se i gravi di petto sono talvolta coperti dall’orchestra, gli acuti passano e vibrano in sala. Completa il comparto voci il pastore del tenore  Matteo Mezzaro (di bel timbro italianeggiante, buona tecnica, musicalità in giusta dose) e il Coro filarmonico ceco diretto da Petr Fiala, che per omogeneità di suono (in cui si impastano tenori limpidi e bassi sonori) fa unico personaggio. Manca il narratore: un Toni Servillo in giacca e cravatta, di inflessione raramente artificiosa, dignitoso e discreto con qualche punta di ironico distacco che nel dipingere l’antica storia tragica non guasta affatto. Foto Rolando Paolo Guerzoni