Nicolai Ghiaurov (1929-2004) in Boito’s “Mefistofele”

Arrigo Boito: “Ave Signor / Prologo in cielo”; “Olà! Chi urla? / La Domenica di Pasqua; “Su, cammina, cammina / La notte del Sabba; La morte di Faust/ Epilogo (“Mefistofele”). Franco Tagliavini (tenore). Coro e Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, Silvio Varviso (direttore).
Bonus tracks: Russian & french arias – Charles Gounod: “Le veau d’or”, “Vous qui faites l’endormie (Faust); Anton Rubinstein: “I am he whom you called” (Il demone – in russo). London Symphony Orchestra, Edward Downes (direttore)
Bass Arias – Wolfgang Amadeus Mozart: “Madamina, il catalogo è questo ” (Don Giovanni); Giuseppe Verdi: “Ella giammai m’amò” (Don Carlo). London Symphony Orchestra, Edward Downes (direttore)
Luciano Pavarotti sings duets – Georges Bizet: “C’est toi…Au fond du temple saint” (Les pêcheurs de perles”). Luciano Pavarotti (tenore). National Philharmonic Orchestra. Robin Stapleton (direttore). Registrazioni:1962 (Bass Arias), 1964 (Russian & french arias), 1966 (Mefistofele) al 1977 (duetto con Pavarotti). T.Time: 79.58. 1 cd Decca 480 8154
Vi è una certa difficoltà a commentare questo recital Decca, in realtà un collage di programmi registrati fra il 1962 e il 1977 da Nicolai Ghiaurov; basterebbero questi dati per dire tutto trovandosi di fronte forse alla più bella voce di basso del Novecento all’apice delle proprie possibilità vocali.
Registrata nel 1966 e posta in apertura, la breve selezione del “Mefistofele” di Boito, che dà il titolo all’intero CD, vede la direzione di Silvio Varviso alla guida dei complessi dell’Opera di Roma. Il maestro svizzero conferma una volta di più la sua musicalità e la sua capacità di accompagnamento con una direzione magari priva di particolari colpi d’ala ma di grande solidità e con una particolare cura per i dettagli. Ghiaurov è semplicemente soggiogante: l’assoluta bellezza della voce, l’ampiezza della cavata, l’autorità dell’accento sono veramente quelli di una divinità per quanto maligna e gli interventi del prologo ci mostrano un Mefistofele di tale autorevolezza da renderlo veramente un temibile avversario del Cielo e per una volta veramente capace di giocarsi la scommessa alla pari. La scena del sabba classico è di una forza impressionante veramente degna dell’imperatore delle tenebre; forse da nessun altro frasi come “Cammina, cammina…” o “Popoli! E scettro e clamide” sono state scandite in modo altrettanto soggiogante. Imponenza che nell’ultima scena si fonde e si esalta in una morbidezza autenticamente seduttiva e forse mai si è sentito un “Odi il canto d’amor” così colmo di canto e magia attrattiva. Al suo fianco il Faust di Franco Tagliavini (1934-2010) appare inevitabilmente ridimensionato che, pur cantando con voce molto bella, offre del personaggio una lettura più lirica e meno muscolare di quanto ancora si usasse all’epoca che culmina in un “Giunto sul passo estremo” particolarmente riuscito mentre nelle frasi declamate del finale manca un po’ di peso vocale specie dovendo contrapporsi all’onnipotenza di Ghiaurov.
Dell’altro Mefistofele, quello di Gounod sono presentate “Le veau d’or” e la serenata tratte da un recital del 1964 dove il fiume vocale di Ghiaurov trova il sostegno nell’orgiastica direzione di Edward Downes che lo accompagna anche nell’intensa scena da “Demon” di Anton Rubinstein di cui Ghiaurov è l’interprete ideale sapendo reggere l’alta tessitura del ruolo – spesso affrontato anche da baritoni – mantenendo però il colore da autentico basso perfetto per quest’ulteriore personificazione demoniaca così lontana nella sua sofferenza tutta intimamente umana dagli istrionismi di Boito e dalle atmosfere salottiere e borghesi di Gounod.
Fra tutti i personaggi affrontati da Ghiaurov Filippo II è forse quello cui è più intimamente connotato il ricordo del basso bulgaro; è quindi particolarmente interessante ascoltare questa registrazione del 1962 precedente quindi all’approfondimento del ruolo svolto con Solti e in seguito con Abbado e notare come i tratti fondamentali della costruzione del personaggio fossero già tutti presenti nell’idea di Ghiaurov. Un Filippo in cui la solitudine dell’uomo prevale sul rigore del re e in cui le ragioni del canto sono assolutamente predominanti in un momento in cui il ruolo era visto secondo un’ottica decisamente più declamatoria.
Qualche possibile distinguo può avanzarsi solo per due brani. Mozart è stato autore in cui Ghiaurov si è cimentato relativamente poco ma con straordinari risultati restando il suo Don Giovanni assolutamente paradigmatico ma nel passare dal protagonista a Leporello si nota una certa estraneità al ruolo; se la voce è sempre magnifica e appare persino troppo imponente, latitano la leggerezza e l’ironia che dovrebbero accompagnare le iperboli seduttive del catalogo.
Chiude il programma il duetto “C’est toi…Au fonde du temple saint” da “Les pecheurs des perles” di Bizet in una più tarda registrazione del 1977 che rappresenta il momento meno riuscito fra quelli proposti. La voce di Ghiaurov è ancora assolutamente splendida così come ottime sono dizione e senso dello stile ma la parte di Zurga è pensata per un baritono nobile e il timbro di Ghiaurov è inevitabilmente abbastanza inadatto al ruolo; al suo fianco troviamo, inoltre, un Luciano Pavarotti vocalmente splendido ma totalmente alieno per gusto e senso dello stile da questo repertorio. In ogni caso piccoli appunti in una registrazione in gran parte da autentici brividi.