“Norma” al Teatro Lirico di Cagliari

Cagliari, Teatro Lirico – Stagione Lirica e Balletto 2014
“NORMA”
Tragedia lirica in due atti di Felice Romani da Norma ou l’infanticide di Luois-Anthoine-Alexandre Soumet
Musica di Vincenzo Bellini
Norma  IANO TAMAR
Pollione ROBERTO ARONICA
Oroveso RICCARDO ZANELLATO
Adalgisa  VERONICA SIMEONI
Flavio  GILBERTO MULARGIA
Clotilde   ROSANNA LO GRECO
Orchestra e coro del Teatro Lirico
Direttore  Julian Kovatchev
Maestro del coro Marco Faelli
Regia Stephen Medcalf
Scene e costumi  Nicky Shaw
Luci Simon Corder
Nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari
Cagliari, 22 Aprile 2014

La rappresentazione del titolo di Norma non è mai stata a Cagliari molto frequente. Dopo la prima esecuzione al Teatro Civico, tre anni dopo il debutto scaligero del 1831, l’opera ha trovato posto in modo discontinuo nei cartelloni dell’Ottocento cagliaritano e – ancor più saltuariamente – in quelli novecenteschi, annoverando nel secolo scorso solo cinque esecuzioni, di cui l’ultima risalente addirittura alla stagione lirica del 1988, con Katia Ricciarelli nel ruolo della protagonista. C’era perciò una grande attesa sull’inaugurazione della Stagione lirica e di balletto 2014 del Teatro Lirico di Cagliari, avviata dal raro titolo belliniano in un anno che intende segnare la rinascita dell’Istituzione cagliaritana. In programma, nell’arco della lunga stagione, sei opere liriche ed un balletto: Norma, Il flauto magico, Turandot, Tosca, La Traviata, Lo schiaccianoci, Gli stivaletti. Alla tragedia lirica di Bellini su libretto di Felice Romani, era affidata anche l’apertura del Festival di Sant’Efisio, giunto quest’anno alla sua quattordicesima edizione.
Una Norma attesa e decisamente spiazzante, dunque, quella del nuovo allestimento di Stephen Medcalf, già noto al pubblico sardo per aver curato le apprezzate messinscene di: Romeo e Giulietta del villaggio (2002), Il flauto magico (2003), Aida (2003, 2009), Carmen (2005, “Premio Abbiati” 2006 per la miglior regia), Il ratto dal serraglio (2007). Il regista inglese, che si misurava per la prima volta con il capolavoro belliniano, ha posto al centro della propria attenzione la scarsa considerazione che gode l’opera, dovuta probabilmente alla collocazione della trama in un contesto storico, il 50 a. C., troppo distante nel tempo. Un’epoca troppo lontana, insomma, popolata da Druidi e da Romani, che il pubblico non conosce. Medcalf ha scelto perciò di incentrare la messa in scena sul tema della prevaricazione di un popolo su di un altro – tema purtroppo attualissimo – e ha trasportato l’azione di Norma al tempo della Guerra d’indipendenza spagnola, in cui per sei lunghi anni le truppe napoleoniche hanno saccheggiato la penisola iberica, provocando terribili rappresaglie punteggiate da gravissime azioni di guerriglia.
«Come i Druidi in Norma, gli spagnoli traggono senso di unità ed ispirazione da Dio e dalle proprie antiche credenze per opporre una resistenza prolungata e sanguinosa», scrive Medcalf nelle sue note di regia, ricorrendo, per i costumi (curati da Nicky Shaw) agli straordinari dipinti di Francisco Goya, grande testimone della libertà di espressione. Ancora Nicky Shaw ha realizzato le inquietanti scene ispirate agli stranianti e nebbiosi paesaggi del pittore tedesco Caspar David Friedrich, ben drammatizzate dalle lucitrasversali di Simon Corder, che ha sfruttato i pochi e scabri elementi scenici con speciale nitore e raffinatezza. Una messinscena, quindi, di grande atmosfera per esaltare le inusuali caratteristiche di Norma, ritenuta dal regista «un vero e proprio fiore sbocciato agli esordi del Romanticismo europeo, movimento giunto alla massima espressione durante i primi decenni del diciannovesimo secolo».
Avvincente e multiforme la direzione musicale di Julian Kovatchev, alla guida del Coro e dell’Orchestra e del Teatro Lirico (maestro del coro è Marco Faelli), che nei momenti topici ha dato spazio ad un suono massiccio, ma mai tonante. Coro e Orchestra del Teatro si sono disimpegnati agevolmente, aderendo con pathos alla partitura. Meno caleidoscopica del dovuto è apparsa, invece, la georgiana Iano Tamar, nella parte della sacerdotessa; una voce brunita, da lirico spinto, in grado di squadernare una tecnica solida, ma con un’intonazione e una pronuncia non sempre perfette. Se in “Casta diva” l’emissione non era completamente fluida ed omogenea, la Tamar sembra più a proprio agio nel declamato aulico di “Sediziose voci” e nel canto vibrato di “Già mi pasco ne’ tuoi sguardi”, ed è capace di trascinare il pubblico con autentica commozione e intensità nell’arioso “Teneri figli”. Le fa da contrappeso Veronica Simeoni, un timbro vellutato e dolcissimo, sostenuto da un’emissione levigata e un fraseggio appassionato, ricco di una splendida comunicativa. Molto bella soprattutto la prova dei due duetti con Norma e del leggendario terzetto con Pollione, che conclude il primo atto. Roberto Aronica è un Pollione convincente, che sfodera la dovuta fierezza nel declamato e una finezza sottile nei chiaroscuri, che affronta con un fraseggio diretto ed espressivo. Equilibrata, infine, la prova del basso Riccardo Zanellato, un Oroveso professionale ed imponente in scena, così come sono state armoniose e proporzionate le esibizioni di Rosanna Lo Greco (Clotilde applauditissima, che ha cantato con il naso fratturato per un’aggressione) e Gilberto Mulargia (Flavio). Interpreti tutti molto applauditi da un pubblico entusiasta, che ha seguito in modo concentrato la lunga rappresentazione ed ha mostrato di apprezzare molto l’ardita realizzazione registica. Ottimo anche il libretto di presentazione dell’opera, che sarà replicata il 29 e il 30 aprile, nonché l’1 e il 4 maggio. Foto Priamo Tolu