Operaestate Festival Veneto 2013:”L’elisir d’amore”

Bassano del Grappa, Castello degli Ezzelini, Operaestate Festival Veneto 2013
“L’ELISIR D’AMORE”
Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Adina LAVINIA BINI
Nemorino FABRIZIO PAESANO
Belcore MATTIA OLIVIERI
Il Dottor Dulcamara PAOLO RUMETZ
Giannetta SILVIA CELADIN
Orchestra di Padova e del Veneto
Coro Città di Padova
Direttore Gianpaolo Bisanti 
Maestro del Coro Dino Zambello
Regia Giulio Ciabatti
Bassano del Grappa, 2 agosto 2013  
Sembra che Gaetano Donizetti e Felice Romani non faticarono troppo nell’adattare Le philtre che Eugène Scribe approntò per Daniel Auber (Parigi, Opéra, 23 giugno 1831). Tradizione vuole infatti che compositore e librettista predisposero testo e musica in quattordici giorni nella primavera del 1832, confezionando quel capolavoro che avrebbe incantato il milanese Teatro della Cannobiana la sera del 12 maggio dello stesso anno, costituendo il primo successo duraturo del musicista bergamasco. Ancora oggi ci lasciamo rapire da una vicenda semplice e ingenua di un presunto elisir che instilla una scintilla amorosa in realtà già scoccata in una coppia di giovani, tra l’incredulità del venditore cialtrone e l’inesorabilità di un destino volubile e capriccioso ma alla fine benevolo. Ma soprattutto intatta è la presa sul pubblico dell’inesauribile vena melodica donizettiana, che vira sui toni pastello e crepuscolari, tra sussulti, sospiri e una generale tinta malinconica e patetica (non dimentichiamo che come un “melodramma giocoso” è presentato nel libretto) che costituì la novità rispetto alla comicità più disinvolta e spensierata – ma un po’ sgangherata – dell’originale francese.
Ha confermato l’intatta popolarità di cui ancora gode l’Elisir d’amore il successo che ha salutato il suo allestimento nella suggestiva cornice del Castello degli Ezzelini (sì, proprio quello dell’Oberto verdiano) a Bassano del Grappa, e che ha costituito uno degli appuntamenti di rilievo dell’Operaestate Festival Veneto 2013. Lo spettacolo è stata proposto in veste semiscenica, con l’orchestra disposta nel palcoscenico ma quasi a chiuderne lo sfondo, vedendo ribaltata sul davanti una scena povera di orpelli (delle lenzuola distese, qualche tavolo, delle sedie colorate) su cui si muovevano i personaggi, abbigliati secondo una generica moda da primi anni ’50 del secolo scorso – e veniva in mente Bellissima di Visconti, dove guarda caso il filo conduttore musicale è costituito proprio da dei brani dall’Elisir d’amore. La regia, affidata a Giulio Ciabatti, ha saputo dare freschezza e adeguata vivacità a gesti e movimenti, restituendo una lettura semplice e coinvolgente.
Sul versante musicale felicissima è stata la direzione di Gianpaolo Bisanti, a cui va il merito di aver proposto un’edizione pressoché integrale dell’opera (oggi non così scontato), facendone risaltare i sopraffini tocchi orchestrali e staccando tempi comodi che hanno esaltato il cuore elegiaco della partitura. Nel concertare con garbo e squisita musicalità il maestro milanese è stato ben assistito dall’Orchestra di Padova e del Veneto – come sempre una garanzia – che ha trovato suggestivi impasti sonori dalle sottigliezze adamantine e somma pulizia nelle varie sezioni, mentre buona prova di sé ha dato il Coro Città di Padova, spigliato e divertito anche sulla scena. Un cast vocale ottimamente assortito ha poi fatto il resto. A cominciare dall’Adina di Lavinia Bini, davvero la voce più interessante della serata. Dotata di buona tecnica, elegante nel fraseggio e perfettamente a suo agio nella zona alta della tessitura, la giovane cantante (oltre a dare perfetta aderenza al personaggio) ha superato con somma bravura lo scoglio della grande scena del II atto chiusa dal temibile rondò – con variazioni incluse – “Il mio rigor dimentica”. Fabrizio Paesano, un po’ troppo bloccato e impacciato sulla scena, specie all’inizio (a tradire è sempre anche l’emozione di una parte mitica), ha via via trovato scioltezza e il giusto smalto vocale, risolvendo con apprezzabile musicalità la tanto attesa “furtiva lagrima”. Mattia Olivieri (Belcore) ha giocato molto sull’aitante presenza scenica, risultando complessivamente convincente, anche se non sempre è riuscito a dosare la sua possente voce che finiva spesso per sovrastare con un qualche irruenza di troppo. Di consumata esperienza il Dulcamara di Paolo Rumetz, generoso nell’elargire la consueta simpatia del personaggio e sempre ben sorvegliato e calibrato nella linea di canto, così come assai convincente si è dimostrata Silvia Celadin nella parte di Giannetta. Pubblico assai numeroso e alla fine prodigo di applausi nella fresca serata bassanese. Foto Giancarlo Ceccon