Pietro Generali (1773-1832): “Adelina” (1810)

Melodramma sentimentale in due atti su libretto di Gaetano Rossi. Dušica Bijelić (Adelina), Gabriele Nani (Varner), Gustavo Quaresma Ramos (Erneville), Elier Muñoz (Simone), Silvia Beltrami (Carlotta), Ugo Rabec (Firmino), Virtuosi Brunensis, Giovanni Battista Rigon (direttore). Registrazione: XIII Rossini in Wildbad, Königliches Kurtheater, 14-24 luglio 2010. T.Time:1:30:41 2 CD NAXOS 8,660372-73 – 2015

Il festival di Bad Wildbad è riuscito nel corso degli anni a ricavarsi un apposito spazio nella scena culturale europea; dedicata a Rossini, la manifestazione ha sempre avuto il merito di porre attenzione anche sul contesto che circonda il maestro pesarese e, quindi, su quei compositori oggi – e spesso a torto – considerati minori e minimi ma solitamente buoni artigiani musicali se non artisti autenticamente ispirati e che forniscono il terreno di coltura complessivo in cui sboccia il genio rossiniano, funzione che in parte Pesaro negli ultimi anni ha perso e che si è invece mantenuta al centro delle iniziative della piccola cittadina del Baden-Wurttemberg.
Proprio in quest’ottica nel 2010 è stata allestita “Adelina”, breve commedia semi-seria di Pietro Generali (1773-1832), compositore romano di origini piemontesi – il padre si era trasferito a Roma dalla nativa Masserano nella pianura biellese –, allievo della Cappella Liberiana di Santa Maria Maggiore che si perfezionò a Napoli. Figura oggi totalmente dimenticata, Generali godeva di notevole stima fra i contemporanei specie per le sue prime opere caratterizzate da particolare originalità soprattutto nel campo dell’orchestrazione mentre nei lavori della maturità questi tratti vennero in parte persi nell’avvicinamento sempre più esplicito al modello rossiniano.
Andata in scena al Teatro di San Moisè il 16 settembre 1810, l’opera deve aver fatto decisamente una buona impressione alle istituzioni musicali veneziane se nel 1829 si ricorderanno di lui per l’opera destinata a riaprire la Fenice (sarà “Francesca da Rimini” con protagonisti Giuditta Grisi e Marietta Brambilla). Riascoltare oggi “Adelina” non è certo tempo perso, in quanto l’opera non può definirsi un capolavoro ma sicuramente risulta un ascolto decisamente godibile. Più che di una commedia larmoyante nel senso proprio del termine si tratta di una breve opera buffa in cui è inserito l’elemento patetico rappresentato da Adelina sedotta – e si crede abbandonata – da Erneville e per questo rifiutata dal padre fino al lieto fine conclusivo grazie alle macchinazioni del maestro Simone. Il testo, che Gaetano Rossi trae da un vaudeville di Edmond De Favières destinato a Grétry, non manca di brillantezza, specie nella parte di Simone, infarcita di continue inserzioni di frasi latine – spesso maccheroniche – di effetto decisamente comico mentre l’estrema brevità del lavoro sacrifica un po’ la costruzione dei personaggi spesso monocordi nei loro sentimenti basali. La musica di Generali ricorda da vicino quella delle opere giovanili di Rossini con una buona propensione melodica nei momenti patetici e giusto brio in quelli buffi non privi di interesse specie se si considera che l’opera è composta negli stessi mesi de “La cambiale di matrimonio”, primo lavoro rappresentato del pesarese e che per molti aspetti ne anticipa tratti stilistici e formali delle future opere rossiniane.
L’edizione proposta – pur senza vertici particolari – permette di farsi una precisa idea del valore di quest’opera. Alla guida di un complesso di buona professionalità come i Virtuosi Brunensis troviamo l’abile guida di Giovanni Battista Rigon che concerta con grande abilità e con particolare attenzione al canto e alle sue ragioni e offre una lettura delle dinamiche varia e precisa che ben evidenziano i diversi registri espressivi. Dušica Bijelić (Adelina) è un soprano di interessanti mezzi, di natura sostanzialmente lirica ma con bei riflessi bruniti nel timbro e perfettamente a suo agio nel tono espressivo del ruolo improntato ad un sentimentalismo dolente ma con buone qualità anche nei passaggi di bravura. Al suo fianco l’Erneville del brasiliano Gustavo Quaresma Ramos presenta caratteristiche simili: voce piacevole anche se ancora immatura, buon senso dello stile, facilità nel canto di coloratura ma qualche durezza sugli estremi acuti. Dal punto di vista interpretativo il personaggio non offre molto sul piano della linearità.  Gabriele Nani è forse l’elemento vocalmente più interessante; è, infatti, giovane baritono dalla voce robusta e dall’accento autorevole che tratteggia un Varner di un rigore quasi brutale così da rimarcare ancor più l’addolcimento di fronte alla nipote abbandonata nel grande declamato che precede il finale e dove Nani si mostra decisamente molto bravo. Elier Munoz, pur non essendo italiano, ha buona dizione così da dar giustizia all’affabulatoria retorica di Simone. Ugo Rabec (Firmino) e Silvia Beltrami (Carlotta) completano validamente il cast.