Positano Premia la Danza – Leonide Massine 2013

Positano, Spiaggia Grande
41° Premio Positano Leonide Massine per l’Arte della Danza
Gala dei premiati.
Direzione artistica Daniele Cipriani
Presidente onorario Alberto Testa
“So Blue”

Coreografia: Louise Lecavalier
Musica: Mercan Dede
Interprete: Luise Lecavalier
“La terza sinfonia di Gustav Mahler”
Coreografia: John Neumeier
Musica: Gustav Mahler
Interpreti: Silvia Azzoni, Oleksandr Ryabko
“Quiebro” – prima mondiale
Coreografia: Victor Ullate
Musica: Enrique Morente (Cristalina Fuente)
Interprete:  Josué Ullate
“Romeo e Giulietta”
Coreografia: Kenneth Macmillan
Musica: Sergej Prokofiev
Interpreti: Petra Conti, Claudio Coviello
“Il Corsaro”
Coreografia: Marius Petipa
Musica: Riccardo Drigo
Interpreti: Grete Sofie Borud, Osiel Gounod
“Don Juan”
Coreografia: John Neumeier
Musica: Christoph Willibald Gluck
Interpreti: Silvia Azzoni, Oleksandr Ryabko
“Bolero” – anteprima nazionale
Coreografia: Victor Ullate
Musica: Maurice Ravel
Interpreti: Marlen Fuerte, Josué Ullate
“La Dama delle camelie”
Coreografia: John Neumeier
Musica: Frédéric Chopin
Interpreti: Eleonora Abbagnato, Benjamin Pech
Positano,  7 settembre 2013
Cala il sipario sul 41° Premio Positano Leonide Massine per l’Arte della Danza, quest’anno dedicato  alla  memoria di Rudolf Nureyev, nel luogo della sua perenne memoria, ovvero al cospetto dell’arcipelago di Li Galli, la “casa dell’anima” del Tartaro volante che, nella suggestione del mito antico di Odisseo e delle Sirene, trovò la dimensione più adatta a pacare il suo animo furente, l’indole nomade, il Demone della Danza. E il Premio Leonide Massine non poteva non onoralo nel ventennale della scomparsa.

Dopo una travagliata rinascita dalle proprie ceneri, il Premio, ideato e fondato nel 1969 (i primi due anni non ebbe luogo) dal Professor Alberto Testa, da tre anni a questa parte sotto la direzione artistica di Daniele Cipriani, dopo soppressioni e problemi “politici” di varia natura, giunge alla sua quarantunesima edizione. A seguito di non poche polemiche, vista l’arbitraria estromissione del suo padre fondatore, al quale il mondo della Danza tutto non ha mai mancato di esprimere affetto e sostegno, Alberto Testa ritorna a Positano come Presidente onorario, faro della Cultura seria e dotta della Danza, in un mare magnum di pseudo intellettuali che alla sua ombra si fanno spazio qua e là.
Della città il Maestro sottolinea ancora una volta la “verticalità”, vista come perenne desiderio di ascesa verso quel cielo che solo il balletto classico anela ancora a raggiungere, con la sua costante tensione verso l’alto che è metafora della ricerca di un’aspirazione sublime, in netta opposizione al radicamento alla terra della danza contemporanea. Una sorta di visione dualistica che, ancora una volta, oppone lo spirito apollineo a quello dionisiaco, come da tempo siamo ormai abituati a sentire, forse anche un po’ abusando dei due aggettivi nietzschiani. Gli dèi non lasciano mai Positano, perché – scrive lo stesso Testa – «in quelle acque e in quei monti a perpendicolo, in quel trionfo della verticalità, cara al cielo e alla natura più schietta della danza, sta racchiuso il senso di un riconoscimento dei valori esistenti nel mondo e del richiamo, tout court, alla poesia».  E qui, finalmente, il Maestro ha ricevuto il “Premio all’alta formazione di danza  Luca Vespoli”, che prende il nome dalla personalità positanese che ha contribuito alla crescita della città e della sua fama.
Ebbene, tutto questo si ripete, o dovrebbe ripetersi, con tutto l’impegno possibile sulla spiaggia grande di Positano. Il gala dei premiati, iniziato con il consueto ritardo degli eventi mondani, ha proposto al pubblico presente (alquanto negligente nell’arrivare in tempo) un’antologia – nel senso etimologico del termine –  di talenti piuttosto variegati, non tutti convincenti allo stesso modo, a dire il vero. Ci viene in mente, in proposito, quanto lo stesso Alberto Testa sosteneva qualche tempo fa, negli anni più neri della storia del Premio, giudicando necessaria la presenza, in giuria, di tecnici della materia che avessero “sofferto” la danza vera e propria (prendendo in prestito il forte verbo dai vertici del prestigioso Prix de Lausanne), non di – o non solo di-  giornalisti del settore. Sebbene i nomi dei giurati meritassero tanto di cappello, data la presenza, quale Presidente di giuria, di Roger Salas (El Pais),  e di giornalisti come Valeria Crippa (Corriere della Sera), Jean Pierre Pastori (24 heurs), Wendy Perron (Dance Magazine USA), René Sirvin (Le Figaro), Elisa Guzzo Vaccarino (Il Giorno, Rai 5), il Maestro aveva forse ragione sulla necessità di far presenziare anche professionisti dall’esperienza consumata sulla polvere del palcoscenico. Ma il profilo mediatico sembra aver avuto la meglio.
Tra i premiati, il talento più evidente è quello del potentino Claudio Coviello, diplomatosi nel 2009  alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma e scaligero d’adozione dall’agosto 2010. Nel 2012 è nominato solista a tempo indeterminato, ricoprendo già ruoli da primo ballerino con grande plauso. Una tecnica brillante e un’espressività che, sebbene ancora acerba, è già in grado di mostrare una grande verità interiore. Un Romeo appassionato e perfettamente nella parte, insieme a Petra Conti, sul palcoscenico di Positano, nella difficile coreografia di Sir Kenneth Macmillan.
Alti e bassi, comunque, per la serata: alquanto eclatante, visto il livello della manifestazione, il rovinoso Passo a Due da Le Corsaire, in cui il premiato Osiel Gounod ha dovuto soccorrere la partner in più luoghi, con apice di imbarazzo nel dover riempire all’improvviso le non poche battute musicali lasciate vuote dopo il crollo al primo dei trentadue fouettés previsti nella coda, vista la “fuga” in quinta della partner, la cui emotività  incontrollata ha creato un po’ di scompiglio in scena. Uno scivolone, per carità, fa parte degli imprevisti del mestiere, soprattutto per chi non è avvezzo a danzare all’aperto, ma il resto un po’ meno.
Eleonora Abbagnato, vincitrice del premio “Danzatrice dell’anno sulla scena internazionale” per la sua recente nomina a Étoile dell’Opera di Parigi, ha chiuso la serata danzando il Black Pas de Deux da La Dama delle Camelie di John Neumeier, sulla Ballata n. 1 Op. 23  di Frédéric Chopin.  Un brano di grande intensità drammatica che sancisce la maturità artistica della neo-étoile palermitana, la quale, potrà piacere o meno, ha il merito di aver saputo gestire con lungimiranza la propria immagine e, al di là dei meriti artistici che la vedono attuale  regina del repertorio di Roland Petit, ha saputo esportare il proprio nome al di fuori dei teatri, per ricondurre di nuovo al balletto la notorietà di massa che il cinema e la televisione le hanno conferito.
Momento culmine della serata, il Premio alla carriera per Yuri Grigorovich, il rinomato coreografo russo che ha segnato, con le sue creazioni e rivisitazioni del repertorio classico, la storia della compagnia del Teatro Bolshoj di Mosca, di cui è stato coreografo residente dal 1964 al 1995. Senz’altro gli anni dei più importanti risultati artistici della compagnia, che si esibì, in quel torno di tempo, in oltre 90 tour. Nel 1996 Grigorovich è diventato direttore artistico del The Yuri Grigorovich Theatre of Ballet a Krasnodar (Russia), mentre dal 2008 è nuovamente coreografo residente al Bolshoj. L’Hamburg Ballet è stato premiato come Compagnia  dell’anno, grazie ai meriti dei bravissimi danzatori, tra i quali Silvia Azzoni ha ricevuto il premio “Danzatrice dell’anno” e ha portato in scena i Passi a due La terza sinfonia di Gustav Mahler e Don Juan, su musica di Gluck, insieme ad Oleksandr Ryabko, entrambilavori del geniale Direttore artistico, il grande  “drammaturgo della danza” John Neumeier, principale artefice del successo della Compagnia.
Gli altri riconoscimenti attribuiti sono stati conferiti a Marcelo Gomes (“Danzatore dell’anno sulla scena internazionale”), Louise Lecavalier (Danzatrice dell’anno sulla scena contemporanea”, esibitasi in una coreografia a dir poco snervante), Josué Ullate (“Danzatore dell’anno sulla scena contemporanea”), Hee Seo (“Danzatrice emergente sulla scena internazionale”). Per Millicent Hodson & Kenneth Archer il “Premio Massine Legacy”.
Da sottolineare che il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo ha riconosciuto l’importanza culturale della manifestazione, che si avvia a essere pubblicamente riconosciuta come un «bene dell’umanità» – come scrive Daniele Cipriani – , «che verrà tutelato con la creazione di un archivio on line accessibile a tutti con il materiale di Massine già presente nella Biblioteca di Positano e arricchito con ulteriori donazioni». Dal 6 al 30 settembre è inoltre aperta presso il Museo del Viaggio di Positano, in collaborazione con la Fondazione Internazionale Accademia Arco,  una mostra dal titolo “Grigorovich e l’espressione del balletto. Il fiore della coreografia russa del ‘900”,  con l’esposizione di fotografie, documenti, bozzetti, costumi e suggestioni di scena, come recita il sottotitolo.
Nell’attesa della prossima edizione, ci auguriamo che il Mito vero del Premio Positano Leonide Massine per l’Arte della Danza, sostenuto dalla tenacia e dalla dedizione di tutti coloro che ne curano i diversi aspetti, possa continuare a esportare nel mondo il nome di un’Italia che si adopera con energia e passione inesauribile per la madre di tutte le arti. Foto Vito Fusco