“Pulcinella” visto da Francesco Nappa al San Carlo di Napoli

Igor Stravinskij / PULCINELLA Balletto in un atto con canto Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 15 maggio 1920 Installazioni | Lello Esposito Coreografia, Regia e Luci | Francesco Nappa Direttore | Maurizio Agostini Assistente alla Coreografia | Giulia Insinna Interpreti Pulcinella, Carlo De Martino Pimpinella, Claudia D'Antonio Furbo, Salvatore Manzo Capo Banda, Alessandro Staiano Soprano, Laura Cherici Tenore, Giulio Pelligra Basso, Luigi De Donato Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo Sabato 18 novembre 2017, ore 20.00 Domenica 19 novembre 2018, ore 17.00 - Abbonamento Danza

Napoli, Teatro di san Carlo, Autunno Danza 2017
“PULCINELLA”
Musica Igor Stravinskj, Mario P. Costa, Peder Mannerfelt
Coreografia Francecso Nappa
Installazioni Lello Esposito
Pulcinella CARLO DE MARTINO
Pimpinella CLAUDIA D’ANTONIO
Furbo SALVATORE MANZO
Capo banda ALESSANDRO STAIANO
Soprano LAURA CHERICI
Tenore GIULIO PELLIGRA
Basso LUIGI DE DONATO
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Direttore Maurizio Agostini
Direttore del Corpo di Ballo Giuseppe Picone
Napoli, 19 novembre 2017

Un inedito Pulcinella firmato dal giovane coreografo Francesco Nappa chiude il trittico di appuntamenti con la danza proposto dal Teatro di San Carlo di Napoli, nell’ambito dell’ottava edizione della rassegna Autunno Danza.
Due sole recite per la rilettura di un soggetto dagli illustri precedenti, in cui l’autonomia di un’idea pensata ex novo si evince già dall’esordio, in cui Nappa sceglie di inserire la canzone napoletana Era de maggio (Salvatore Di Giacomo – Mario Pasquale Costa), aprendo lo spettacolo con il suo Pulcinella-uomo che condivide la scena con un Pulcinella-fantoccio interpretato dal tenore Giulio Pelligra. Protagonista è la storia di un uomo innamorato che ritrova la sua Pimpinella e lo spunto è offerto proprio dai versi di Di Giacomo (1885), che calano lo spettatore in un contesto tradizionale non troppo lontano, offrendo anche un riferimento implicito alla messa in scena dello storico allestimento di Léonide Massine nel maggio del 1920. Perché Napoli è fatta ancora oggi della sostanza di queste immortali tradizioni canore, simbolo della città nel mondo e nel tempo.
L’evoluzione del soggetto è un pretesto per destrutturare un personaggio ricostruendolo in una modernità che non ha rinunciato agli aspetti più primitivi della sua storia, una comunità che veste costumi ipermoderni ma usa un linguaggio coreico che sa far sfoggio della  tecnica e della giusta mimica attingendo, nei momenti caratterizzanti, al repertorio gestuale partenopeo e costruendo quadri di un impressionismo contemporaneo efficace, specie nelle sequenze descrittive che si dipanano attraverso le azioni delle masse. Un folklore descritto con ironia e sapienza, in cui finanche la litania che le donne “di Pulcinella”recitano chiedendo la

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grazia per il defunto, diventa sapido affresco semovente, in i cui colori sono i movimenti. Altro inserto musicale interessante è Lines describing circles di Peder Mannerfelt, una breve incursione della musica elettronica, a sottolineare la durezza dei bulli di strada che aggrediscono Pulcinella ma sono beffati dalla sua astuzia. Questi tipi di interventi sull’originale sono spesso rischiosi, ma Nappa ha saputo innestare nel momento giusto un segmento di diversità “lontano” da un punto di vista stilistico ma non semantico; una scena che sottolinea quanto il mondo dei bulli (duro, crudo e violento) sia diverso da quello di Pulcinella, che anche quando sbaglia, imbroglia o tenta di farla franca, è pur sempre una figura di positività solare.
A fare da scenografia le 140 installazioni di Lello Esposito, scultore e pittore napoletano che lavora sui simboli della città declinandoli nelle forme più diverse. La maschera che Pulcinella non indossa –  in quanto elemento di separazione tra individuo e società – è tuttavia perennemente in scena in evocative sculture, insieme ai corni che mescolano sacro profano e che perforano lo spazio aereo del palcoscenico.
Ottima prestazione dei solisti e del Corpo di ballo del Massimo partenopeo, diretto da Giuseppe Picone: Carlo De Martino è un Pulcinella brillante e convincente, forte nelle sezioni tecniche e disinvolto nella pantomina grottesca; Claudia D’Antonio una Pimpinella fresca e aggraziata, precisa e pulita nelle sequenze di movimento, forte e sicura nei momenti di maggiore difficoltà tecnica; Salvatore Manzo un furbo che non nasconde la propria classicità dello stile, mentre Alessandro Staiano è un capobanda ben calato nel ruolo, dagli slanci aggressivi e potenti nella consueta padronanza scenica che lo contraddistingue.
Ottima esecuzione da parte dell’orchestra del San Carlo, diretta da Maurizio Agostini, e dei cantanti Laura Cherici (soprano), Giulio Pelligra (tenore) e Luigi De Donato (basso).
Prossimo appuntamento con l’immancabile tradizione natalizia de Lo Schiaccianoci, in scena dal 23 al 30 dicembre. (foto Luciano Romano)