Ricordando Georges Bizet (1838 – 1875) II: gli esordi (“Les pêcheurs de perles”, 1863)

A 180 anni dalla nascita.
Mentre procedevano le prove de La guzla de l’Emir all’Opéra-Comique, Bizet, ritornato a Parigi, dopo il soggiorno a Roma per il Prix, fu contattato dal direttore del Théâtre Lyrique Leon Carvalho il quale annualmente percepiva la somma di 100.000 francs dal Conte Walewski a condizione che mettesse in scena un’opera in 1 atto di un giovane vincitore del Prix de Rome. Carvalho, che aveva intuito le qualità del giovane compositore, gli offrì il libretto di Les pêcheurs de perles scritto da Michel Carré ed Eugène Cormon. Bizet accettò di buon grado l’offerta e ritirò La guzla de l’Emir poiché tra le condizioni imposte dal Conte era previsto anche che il compositore non avesse mai fatto rappresentare un’opera a scopo commerciale. Les pêcheurs de perles, in 3 atti, andò in scena al Théâtre Lyrique il 18 settembre 1863 con una buona accoglienza da parte del pubblico ma non della critica che accusò di Bizet sia di wagnerismo sia di imitare Verdi per non parlare del caustico giudizio di «Le Figaro» che la definì «orgie bruyante». L’unica voce fuori dal coro fu quella di Berlioz che scrisse
“La partitura dei Pêcheurs de perles fa onore al signor Bize; così, nonostante il suo talento nella lettura a prima vista, dobbiamo ora attribuirgli il merito di essere un compositore. […]. La partitura di quest’opera ha ottenuto un successo autentico; contiene un numero considerevole di bei pezzi espressivi pieni di fuoco e di un ricco colore. Non c’è l’ouverture, ma un’introduzione cantata e danzata piena di verve e di fervore”. (H. Berlioz, Théâtre-Lyrique, in «Journale des Débats», 8 ottobre 1863
Dopo la première l’opera, non più rappresentata mentre era in vita il suo autore, fu ripresa, per iniziativa dell’editore Sonzogno in una versione italiana curata da Angelo Zanardini alla Scala di Milano nel 1886.  Sette anni dopo Léon Carvalho la mise in scena in una versione ampiamente rivista con l’aggiunta di pezzi ispirati al suo gusto personale e nello stesso anno Choudens pubblicò una partitura basata su questa versione deformata e lontana dallo spirito originale dell’opera che, tuttavia, in questa forma, fu rappresentata e incisa fino al 1965. Da allora un rinnovato interesse filologico ha portato alla realizzazione di ben tre versioni di cui l’ultima, opera del musicologo inglese Hugh Macdonald, che, nel 2014, ha ricostruito la partitura in una forma quanto più possibile originale avvalendosi della riduzione per canto e pianoforte redatta dallo stesso Bizet e di una partitura ad uso della spalla, che nell’Ottocento fungeva da direttore d’orchestra, risalente al 1863; questa è, in  realtà, una particella con sei parti in cui sono segnate le principali entrate degli archi e degli ottoni  e non la partitura autografa.
Opéra-lyrique in tre atti su libretto di Michel Carré e Eugène Cormon. Edizione critica a cura di Hugh Macdonald. Julie Fuchs (Leïla), Cyrille Dubois (Nadir), Florian Sempeys (Zurga), Luc Bertin-Hugault (Nourabad). Orchestre National de Lille. Alexandre Bloch (direttore). Les Cris de Paris. Geoffroy Jourdain (direttore). Registrazione: Nouveau Siècle de Lille 9-11 maggio 2017. 2 CD Pentatone PTC 5186 586 – 2018
Su questa partitura è stata incisa la presente edizione dei Pêcheurs de perles, opera rivalutata dalla critica moderna che l’ha considerata come un lavoro in cui appaiono già i primi segnali di una melodia e di una strumentazione evocativa che avrebbero raggiunto il massimo splendore nel suo capolavoro assoluto, pur riconoscendo alla musica un carattere irregolare e poco originale. Protagonista di quest’edizione è un cast di giovani promettenti a partire da Alexandre Bloch che, sul podio dell’Orchestre Nationale de Lille non solo sceglie dei tempi adeguati, ma riesce a trovare anche delle sonorità belle, già nel preludio, e mai soverchianti le voci. Dotata di una voce omogenea che trova nel settore acuto i suoni più belli, Julie Fuchs è una Leila vocalmente solida sul piano del fraseggio e dell’intonazione. Intensa la sua interpretazione del Finale del primo atto e del duetto dell’atto secondo con Nadir. Ottima tecnica, evidente nell’uso delle mezze voci negli acuti della sua aria Je crois encore, e fraseggio curato contraddistinguono anche la prova di Cyrille Dubois, un Nadir pienamente convincente anche grazie ad una voce che si segnala per la bellezza degli acuti. Di buon livello, oltre al duetto con la Fuchs, anche quello con Zurga (Au fond du temple saint), qui presentato nella sua versione originale. Fraseggio e intonazioni curati contraddistinguono anche lo Zurga di Florian Sempeys, baritono dotato di una voce potente evidente sin dal suo perentorio ingresso, Amis, interrompez vos danses et vos jeux! Luc Bertin-Hugault è un Nourabad convincente e ottima è, infine, la prova del coro Les Cris de Paris, ben preparato e diretto da Geoffroy Jourdain.