Roma, Teatro dell’Opera:”La Bohème”

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione Lirica 2010 / 2011
“LA BOHEME”

Scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa
e Luigi Illica, dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Rodolfo RAMON VARGAS
Marcello FRANCO VASSALLI
Schaunard VITO PRIANTE
Colline MARCO SPOTTI
Benoit MATTEO PEIRONE
Alcindoro LUCA DALL’AMICO
Mimì HIBLA  GERZMAVA
Musetta PATRIZIA CIOFI
Parpignol VINICIO CECERE
Un venditore ambulante FRANCESCO GIANNELLI
Un sergente dei doganieri GIAMPIERO PIPPIA
Un doganiere RICCARDO COLTELLACCI
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Coro di voci bianche del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore James Conlon
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Maestro del Coro a voci bianche Gea Garatti Ansini
Regia Marco Gandini
Scene Pierluigi Samaritani
Costumi Anna Biagiotti
Luci Mario De Amicis
Allestimento del Teatro Massimo Bellini di Catania
Roma, 18 giugno 2011

Come nella migliore tradizione del Teatro dell’Opera di Roma anche per questa “Bohème” di fine stagione è stato modificato, all’ultimo momento, l’allestimento annunciato in cartellone. Il previsto storico allestimento di Franco Zeffirelli, del 1963, già apparso più volte su questo palcoscenico, è stato sostituito con un altro basato sulla scenografia del compianto Pierluigi Samaritani. Anche in questo caso è stato invocato il taglio ai fondi per lo spettacolo ma è veramente singolare come il teatro della capitale non rispetti mai in toto le locandine presentate ad inizio stagione. Recentissimo è l’ultimo cambiamento imposto agli spettatori per “la battaglia di Legnano” dove la coproduzione con il Teatro del Liceu di Barcellona doveva essere diretta da Gabriele Lavia e invece è stata affidata ad un  regista che spesso ha collaborato con il maestro Muti, Ruggero Cappuccio. E pensare che in alcuni teatri esteri (come ad esempio la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera) se viene modificato il cast annunciato si può avere addirittura il rimborso del biglietto!!
Comunque per questa  “Bohème” il ricorso ad un vecchio allestimento già collaudato poteva essere una scelta giusta. Le scene, provenienti da una realizzazione del 1988 a Catania e recentemente restaurate , sono ancora molto affascinanti, di taglio quasi decadente. In particolare molto suggestiva è l’atmosfera del secondo atto con un Caffè Momus lateralizzato sulla sinistra e di cui è possibile intravedere l’interno, quindi  uno spazio ampio che si apre sul proscenio con qualche bancarella e sullo sfondo le immagini sfumate di grigi palazzi parigini. Anche il terzo atto , nel suo impianto tradizionale, ci immerge nel profondo gelo della Barriera d’Enfer dove il freddo che emana dalla scena ci trasporta nella dolorosa presa di coscienza della povera Mimì. Di taglio tradizionalissimo la soffitta del primo e dell’ultimo atto.
Peccato che alla poesia delle scene non corrisponda una regia altrettanto affascinante. Infatti quest’ultima è praticamente inesistente: Marco Gandini, autore di riprese di allestimenti passati e collaboratore di Zeffirelli ci presenta uno spettacolo “deja vu” di quarta generazione!  I cantanti sul palcoscenico recitano (?) secondo un  loro personale gusto: è tutto uno sbracciarsi in avanti e indietro in pose del tutto enfatiche, in movimenti da un lato all’altro della scena, spesso afinalistici. L’unico momento di maggiore credibilità è forse il quarto atto, ma più per le ragioni intrinseche del dramma e della volontà dei cantanti che non per qualche idea registica dato che questa non si discosta minimamente dalla rappresentazione di ciò che indicano le didascalie del libretto. Le masse corali, principalmente nel secondo atto ma anche parzialmente nel terzo, girano confusamente a vuoto. Allo spettatore viene trasmesso poco o nulla della profonda emozione che dovrebbe suscitare un melodramma così toccante come “Bohème”. Ma d’altronde in un sabato estivo il teatro, non esaurito, era affollato di turisti americani e giapponesi e di signore anziane che canticchiano i brani dell’opera  che, alla fine, hanno decretato il successo dello spettacolo.
La nota più positiva della serata è stata la direzione del maestro James Conlon. Il direttore statunitense ci ha offerto una raffinata esegesi della partitura, facendo scaturire dall’orchestra una sonorità molto suggestiva. Con una precisione negli stacchi dei tempi è riuscito a donare una grande interpretazione anche nell’estrapolazione di alcune delle tante modernità presenti nello spartito. In particolare il maestro è riuscito ad esaltare al massimo il veloce trapasso dalla commedia alla tragedia che più volte è presente in “Bohème”, culmine il drammaticissimo ingresso di Musetta nel quarto atto. Meraviglioso anche l’accompagnamento all’arioso di Rodolfo del terzo atto “Mimì è tanto malata..” dove si coglieva veramente l’angoscia della fine nella lugubre salienza degli strumenti di tonalità più grave.
Tra i cantanti forse la migliore è stata Hibla Gerzmava, giovane soprano dell’Abcazia, che ha donato a Mimì momenti di intensa poeticità: l’emissione è salda, i centri e i gravi sono corposi, il legato buono ed anche le intenzioni interpretative. Le manca probabilmente qualcosa nella estensione vocale in alto perché ogni qualvolta saliva alla zona acuta si avvertiva un certo stridore, che tuttavia non ha compromesso l’esito positivo della serata. Molto deludente invece Ramon Vargas nei panni di Rodolfo. Il tenore messicano, già apprezzato in molte occasioni, è apparso nettamente fuori forma: coperto quasi sempre dall’orchestra, sembrava che la voce non riuscisse a uscire fuori. Inoltre la zona acuta è abbastanza compromessa e quindi anche se il fraseggio e la capacità dell’interprete sono ancora presenti un Rodolfo che non si sente neanche dalle prime file di platea non va proprio bene!
Anche Patrizia Ciofi, soprano lirico leggero di importante levatura, prestato in questa occasione al ruolo minore di Musetta è stata leggermente sottotono: parzialmente coperta dall’orchestra è stata quella che però ha centrato maggiormente le sfumature psicologiche del suo personaggio oltre ad essere l’unica che recitava in un modo più adeguato. Il baritono Franco Vassallo è stato invece un ottimo Marcello: voce generosa, ampia, con qualche eccesso veristico, comunque perdonabile. Molto bravo il  basso baritono Vito Priante nei panni di Schaunard, timbro molto gradevole, con notevole spessore vocale e sicuramente il più giovane della compagnia, forse l’unico credibile scenicamente per motivi anagrafici. Il basso Marco Spotti è stato un dignitoso Colline. Il Coro, diretto dal maestro Roberto Gabbiani si è dimostrato all’altezza del suo compito. Concludendo uno spettacolo di “routine” con qualche punta di eccellenza…un classico per il Teatro dell’Opera di Roma! Repliche fino a domenica 26 giugno.