Rovigo, Teatro Sociale:”Tosca”

Teatro Sociale di Rovigo, Stagione Lirica 2013-2014
“TOSCA”
Opera in tre atti. Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca TIZIANA CARUSO
Mario Cavaradossi KRISTIAN BENEDIKT
Il Barone Scarpia ELIA FABBIAN
Cesare Angelotti PAOLO BATTAGLIA
Sagrestano DOMENICO COLAIANNI
Spoletta ORFEO ZANETTI
Sciarrone ANDREA ZANIN
Un Carceriere VICTOR GARCIA SIERRA
Un Pastore GIOVANNI TRIMURTI
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Coro Li.Ve. e Coro Piccoli Cantori San Bortolo
Direttore Fabio Mastrangelo
Maestri dei Cori Dino Zambello, Giorgio Mazzucato
Regia, Scena e Costumi Hugo De Ana
ripresi da Giulio Ciabatti
Light Designer Sandro Dal Prà
Rovigo, 13 ottobre 2013
Ormai alla fine dell’anno dei bicentenari verdiani e wagneriani, il Teatro Sociale di Rovigo affida a Puccini l’apertura della Stagione Lirica e di Balletto. Va in scena l’amatissima Tosca. Lo spettacolo andato in scena a Rovigo domenica 13 ottobre non delude le aspettative nostre e del pubblico, accorso in gran numero. Regia, scene e costumi sono di Hugo De Ana, garanzia di qualità e grande frequentatore del titolo pucciniano, del quale questa volta propone una versione definita da lui stesso più intima e cinematografica. La ripresa che ne fa Giulio Ciabatti riassume al meglio i punti cardine della poetica del maestro argentino, che risolve lo spazio attraverso una combinazione magistrale di luce, colore e di vertiginose diagonali di diretta derivazione caravaggesca, attorno a pochi elementi monumentali portati all’evidenza. La cifra caravaggesca emerge con grande evidenza in tutti e tre gli atti. Difficile non accorgersi delle citazioni più o meno esplicite da capolavori quali la “Vocazione di San Matteo” (I Atto) o “Giuditta e Oloferne” (II Atto). I costumi integrano e completano un cromatismo pittorico e misurato, che riduce le tinte forti e l’uso dell’oro. Nel complesso la regia costruisce uno spettacolo che funziona e che scorre senza alcun intoppo. Unica nota dolente: l’attesissimo momento della morte della protagonista, che non cade, ma scompare miseramente dietro un muro, lasciando il pubblico in una suspence irrisolta, che, se non annulla, certo non aumenta l’effetto drammatico.
Nel ruolo della protagonista abbiamo ascoltato Tiziana Caruso, cantante che affronta il personaggio con sicurezza, forte anche di una bella presenza scenica. Il canto  è solido con suoni molto ampi e sicuri, soprattutto nel registro acuto. Se l’effetto e la tenuta vocale del personaggio sono garantiti, l’impostazione complessiva è orientata a un “verismo” di maniera: la linea di canto e il fraseggio sono  generici, poco attenti a quei colori colori che determinano le sfumature del temperamento del personaggio. Questa impostazione interpretativa porta, in diversi momenti, a fare apparire la sua Tosca  slegata fisicamente ed emotivamente dai suoi principali interlocutori (Cavaradossi, Scarpia).
Mario Cavaradossi è Kristian Benedikt. Il tenore lituano, già allievo di Gianfranco Cecchele, ci propone un Cavaradossi convincente e appassionato. Dopo un inizio un po’ incerto (i centri appaiono “velati” e con qualche sfasamento ritmico), prende quota sfoggiando qualità timbrica unita a un’ottima dizione, musicalità e  un registro acuto timbratissimo e sicuro. Una prestazione complessivamente di ottimo livello, anche se qua e là il cantante tende a “spingere” nell’emissione. Imponente, musicalissimo e naturalmente nobile lo Scarpia del baritono trevigiano Elia Fabbian, cantante dotato di un bel timbro e di una emissione morbida e naturale. Auguriamoci che non vada a forzare questa sua natura vocale con scelte artistiche troppo azzardate.
Appare invece piuttosto soffocata la vocalità di  Paolo Battaglia (Angelotti), al contrario di Domenico Colaianni un Sagrestano dalla vocalità brillante e assai efficace scenicamente. Corretti lo Sciarrone e il Carceriere, rispettivamente di Andrea Zanin e Victor Garcia Sierra, tenero il pastore di Giovanni Trimurti. Giornata “no” per  Orfeo Zanetti (Spoletta), vittima di una improvvisa afonia, che non ha rinunciato a ‘salvare il salvabile’ fino alla fine. La concertazione è stata affidata al  M° Fabio Mastrangelo che ha mostrato un gesto gesto energico ma allo stesso tempo sempre controllato nel tenere insieme gli equilibri tra le voci e un’orchestra che, per le ridotte dimensioni della buca, era anche dislocata sui palchetti di proscenio (arpa e percussioni) e di conseguenza non sempre pronta ad assecondare e a cogliere le sollecitazioni della direzione. Corretto l’intervento del Coro e dei Piccoli Cantori di San Bortolo, diretti da Dino Zambello e Giorgio Mazzucato. Pubblico numeroso, entusiasta e prodigo di applausi (puntuali le richieste di bis delle arie più celebri) per uno spettacolo, che merita di essere visto e ascoltato con attenzione. Foto Nicola Boschetti