“Salome” al Teatro Comunale di Bologna

Teatro Comunale di Bologna – Stagione Lirica 2010
“SALOME”

Dramma per musica in un atto.
Libretto basato sulla traduzione tedesca di Hedwig Lachmann del dramma omonimo di Oscar Wilde.
Musica di Richard Strauss
Herodes  ROBERT  BRUBAKER
Herodia DALIA  SCHAECHTER
Salome  ERIKA  SUNNEGARDH
Jochanaan  MARK  S. DOSS
Narraboth  MARK  MILHOFER
Un paggio di Herodias  NORA  SOUROUZIAN
Cinque giudei  GABRIELE MANGIONE, PAOLO CAUTERUCCIO,DARIO DI VIETRI,
RAMTIN GHAZAVI, MASASHI MORI
Due nazareni  RAINER ZAUN, PAULO PAOLILLO
Due soldati CESARE LANA, RAINER ZAUN
Un cappadociano MASASHI MORI
Uno schiavo EDOARDO MILLETTI
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Nicola Luisotti
Regia di Gabriele Lavia
Scene di Alessandro Camera
Costumi di Andrea Viotti
Luci di Daniele Naldi
Movimenti coreografici di Sara Di Salvo
Nuovo allestimento in coproduzione tra la Fondazione Teatro Comunale di Bologna eTeatro “G. Verdi” di Trieste.
Bologna, 19 gennaio 2010
Il capolavoro di Strauss “Salome”, diventata opera di repertorio tanto è rappresentata in tutto il mondo, è il titolo con il quale il Teatro Comunale di Bologna ha aperto la stagione lirica 2010. Ovviamente nuovo allestimento e un italiano sul podio, particolarità non secondaria, tanto da confermare che trattasi di composizione non relegata solamente al mondo musicale tedesco. Gabriele Lavia, il regista, si riconferma artista di scrupolosa attenzione musicale nonché capace di straordinaria inventiva. Lo spettacolo si sviluppa durante un’eclisse di luna rappresentata da uno specchio, con una scena (di Alessandro Camera) atemporale, scarna, ma suggestiva, mentre i novecenteschi, bellissimi costumi, di Andrea Viotti, stanno probabilmente a precisare il momento storico musicale di cui Strauss è uno dei pionieri e maggiori esponenti. Manca il celebre vassoio d’argento su cui dovrebbe essere servita a Salome la testa di Jochannan, la quale enorme appare dal pavimento come fosse l’eruzione di un vulcano, tanto a definire la violenta e incontrollabile psicolabilità della protagonista, che non la bacia ma vi si adagia sopra come in un’estasi completa sia carnale sia sensuale. Ben curato ogni movimento, ogni riflessione anche dei personaggi minori, dall’impacciato e stregato Narraboth, alla cinica ed altera Herodias, al sinuoso e viscido Herodes. Su tutto catalizzava la superba focalizzazione di Salome, non tanto evanescente ragazzina, quanto ieratica e sensuale che nella danza dei sette veli, splendidamente realizzata, arriva perfino ad un nudo integrale. Luisotti ha diretto la difficile partitura con grande impegno ed esemplare energia, controllando le varie sezioni orchestrali pur mantenendo un occhio raffinato per le particolarità e la riuscita di questo spettacolo è soprattutto  merito suo. Ottima la compagine orchestrale, attenta e vibrante, dal preciso suono. Purtroppo a questa produzione mancava una protagonista adeguata. Erika Sunnegardh ha dalla sua un colore vocale pertinente, ma purtroppo le sue note medio-basse non sono all’altezza, risultando inesistente nel fraseggio soprattutto se applicate a sonorità quali quelle straussiane, mentre il settore acuto è ben controllato e accettabile. A suo merito vanno sicuramente un’apprezzabile teatralità e una gestualità di prim’ordine, anche se non sufficienti per rendere pienamente accettabile la prestazione. Di gran lunga superiore Robert Brubacher, un Herodes squillante e di grande espressione vocale, austero e ieratico al tempo stesso, il migliore del cast. Non da meno Dalia Schaechter, una Herodias ambigua e sprezzante e anche il fiero Jochanaan di Mark S. Doss, che del personaggio ha fatto ormai un punto di riferimento, possente ed esemplare. Ottima la presenza di Mark Milhofer e Nora Sourozian, come anche il gruppo dei cinque ebrei, perfetti. Al termine, un vibrante successo per tutti.