Sotelo e Bruckner all’Auditorio Nacional di Madrid

N. Hodges, D. Afkham, M. Sotelo

Madrid, Auditorio Nacional de Música, Temporada 2017-2018
Orquesta Nacional de España
Direttore David Afkham
Pianoforte Nicolas Hodges
Mauricio Sotelo: Con segreto sussurro: “De vinculis”, concerto per pianoforte e orchestra (2017) – Incarico della Orquesta Nacional de España, I Esecuzione assoluta
Anton Bruckner: Sinfonia n. 9 in re minore WAB 109
Madrid, 24 febbraio 2018

«Ritmi e canti […] vincoli magici che si realizzano con un sussurro segreto». La citazione di Giordano Bruno (De vinculis in genere, trattato redatto nel 1591) è tanto forte da raggrumarsi nel titolo dell’ultima composizione sinfonica di Mauricio Sotelo, il maestro madrileno che nel 2017 ha composto un concerto per pianoforte e orchestra su commissione della Orquesta Nacional de España. Ad accompagnarne la prima esecuzione assoluta nel programma è prevista anche la IX Sinfonia di Anton Bruckner; una vetta nell’elaborazione musicale del secondo Ottocento, in un certo senso il limite di complessità del linguaggio e dello stile bruckneriani, non a dispetto della sua incompiutezza, ma proprio perché priva del finale. Il fatto che Bruckner non sia riuscito a portare a termine il IV movimento è la prova decisiva della sua inusitata complessità armonica, originata da due temi talmente disparati che anche il più geniale alchimista dell’armonia ha tardato troppo nello sforzo di temperarli ed equilibrarli. Se le alchimie filosofiche di Bruno diventano in Sotelo occasione di riflessione sul vincolo linguistico e comunicativo dell’espressione musicale, è quasi una naturale conseguenza che la partitura insoluta di Bruckner si stagli quale modello del nuovo concerto (per linguaggio, per stile, per enigma). Sotelo, infatti, oltre alla straordinaria cultura letteraria e all’ammirazione nei confronti della cultura germanica, che ha dato sostanza a buona parte della sua formazione, può vantare rispetto ai suoi colleghi una prerogativa unica: essere fautore e studioso della concezione bruckneriana della musica, del ritmo e dell’armonia. Non si tratta soltanto di una predilezione personale, bensì di una risorsa artistica che quasi nessun compositore del Novecento ha saputo sfruttare (forse perché più affascinato da un altro tipo di sintassi, come quella mahleriano). In Sotelo, allievo di Luigi Nono, la musica di Bruckner è alla base degli empiti più tellurici e mimetici, come si è potuto apprezzare nel 2015, quando il Teatro Real di Madrid portò in scena l’opera El público, tratta da un dramma frammentario e inconcluso (anch’esso) di Federigo García Lorca.
Subito, in apertura del Misterioso, già affiora una citazione dell’Adagio della IX, su cui il pianoforte inizia una riflessione intessuta di modulazioni. Il procedere di Sotelo si profila a tutti gli effetti come una parafrasi bruckneriana, soprattutto nell’alternanza di sospensioni e di tensioni verso una culminazione che non si verifica mai. Se l’orchestra guida un rallentamento del tempo fino alla sua dissoluzione, come in un nastro magnetico che si arresta poco a poco, è il pianoforte a dover riprendere il discorso, dilungandosi in sequenze analitiche ora del tutto sconnesse dai temi della IX. La III parte si denomina Scherzo (Bulería) ovviamente perché è rielaborazione dello Scherzo bruckneriano; ne richiama soprattutto la struttura ritmica e il martellante incalzare grazie a una percussione speciale e all’uso percussivo dello stesso pianoforte (in cui si disimpegna perfettamente un esperto del pianismo contemporaneo come Nicolas Hodges, primo interprete di opere di Simon Steen-Andersen, Harrison Birtwistle, Elliott Carter, Walter Zimmermann e Thomas Adès). Nel finale lo strumento solista si anima di un afflato romantico, non per risolvere le proposizioni bruckneriane, ma per amplificarle e sottolinearne l’indecifrabilità. Qualche ascoltatore, meditando sull’ispirazione filosofica di Bruno e sulla palese riscrittura bruckneriana, potrebbe concludere che si tratti di un esercizio puramente intellettuale; non è così per due ragioni, una d’effetto e l’altra di funzione, giacché il concerto di Sotelo si presenta con piena coerenza linguistica anche prescindendo dal monumento bruckneriano; d’altra parte, senza alcun intento didascalico o illustrativo, nessuna scelta da oggi in poi potrebbe apparire più adeguata di Con segreto sussurro quale brano solistico introduttivo nel programma di un concerto che contemplasse la IX di Bruckner. Con la fluidità delle sue forme e la duttilità del linguaggio, la composizione di Sotelo sottrae infatti Bruckner alle stereotipate aspettative del pubblico: autore dai temi antimelodici e monolitici, dai tempi rigidi, dalle costruzioni che si ripetono meccanicamente; insomma, un misto di perizia armonica cervellotica e di colossale dabbenaggine, il divino e il babbeo mischiati insieme – come una volta ebbe a dire persino Gustav Mahler.
Naturalmente, il compito più arduo attende ancora il giovane direttore, che dopo la parafrasi deve cimentarsi con il modello. Sin dal Feierlich, misterioso David Afkham è molto attento alla collocazione degli accenti e all’espressione delle corrispondenze interne. L’intensità del suono è pregevole, sebbene il tempo sia scandito con eccessiva rapidità, a discapito di pause che risulterebbero opportune per l’intelligenza di una partitura tanto parcellizzata e complessa. Convince quasi sempre la distinzione gerarchica tra frasi principali e parti di complemento (uno dei problemi fondamentali dell’esecuzione bruckneriana), ossia la dinamica in quanto autentico rapporto di forze; non si può dire lo stesso dell’agogica complessiva. La Orquesta Nacional de España alterna momenti di grande concentrazione (passaggi d’insieme, pizzicati degli archi, assoli degli ottoni), ad altri in cui le varie sezioni non si integrano perfettamente. Anche nello Scherzo: bewegt, lebhaft, Hakham conferma la scelta di staccare un tempo tanto rapido da fare apparire il movimento un po’ ballettistico; ma le conseguenze più gravi sono nell’Adagio: langsam, feierlich, quando il direttore è costretto a differenziare i ritmi per mezzo di rallentamenti e accelerazioni che producono un effetto alquanto disomogeneo. In alcuni punti si profila una sorta di esitazione, che esprime efficacemente il carattere trattenuto del III movimento; ma la ripresa ha anche troppo slancio e rischia di banalizzare l’effetto. Tuttavia, è giusto che il contesto esecutivo influenzi l’impostazione direttoriale: una serata interamente bruckneriana appare molto impegnativa al pubblico di Madrid, che non riesce a dissimulare nervosismo, insofferenza o semplicemente distrazione; sarebbe assurdo offrirgli una sinfonia con i tempi che staccava Sergiu Celibidache a Monaco di Baviera, dopo decenni di esegesi e di approfondimento. In paesi come Italia, Francia e Spagna il “caso Bruckner” resta aperto e bisognoso di tradizioni esecutive in gran parte da ripensare e da proporre con la fiducia di vincere, con il tempo, la sfida; paradossalmente, questa circostanza rafforza il legame tra Bruckner e la prassi della musica contemporanea, dunque con la nuova musica sinfonica rappresentata dallo stesso Sotelo.   Foto OCNE