Giulia Nuti:Les Sauvages, Harpsichords in pre-Revolutionary Paris

Johann Schobert (c.1735-1767): Sonata I op. XIV in Mi bemolle maggiore: Allegro Assai, Polonoise, Tempo di Minuetto-Trio. Jean François Tapray (1738/9-dopo il 1798):”Les Sauvages avec 4 variations” – Les Sauvages, Variation 1, Variation 2, Variation 3, Variation 4. Johann Gottfried Eckard (1735-1809): Sonata I op. I in Si bemolle maggiore: Cantabile, Amoroso, Allegro assai. Nicolas-Joseph Hüllmandel (1736-1823): Sonata II op. III in La minore: Allegro, Andante. Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791): Sonata K. 310 in La minore: Allegro maestoso, Andante cantabile, Presto. Giulia Nuti (clavicembalo) Registrazione: Museo degli Strumenti Musicali, Castello Sforzesco, Milano, 28-31 gennaio 2013. T.Time: 67.16 1 CD Deutsche Harmonia Mundi, 2014.

In maggio 2014 Giulia Nuti ha pubblicato con l’etichetta Deutsche Harmonia Mundi una stuzzicante retrospettiva antologica su di una stagione particolarmente felice per il clavicembalo: quella immediatamente antecedente la rivoluzione francese a Parigi. Si tratta di un’epoca di “transizione” nella quale pianoforte e clavicembalo coesistono condividendo la medesima letteratura tastieristica nelle cui stampe compaiono per la prima volta indicazioni dinamiche. Per far fronte alle crescenti sfide tecniche poste dai compositori si rende necessaria una modifica strutturale degli strumenti tramite la pratica, ampiamente in uso nel ‘700 francese, del “ravalement” che consiste nell’incorporare un clavicembalo di epoca precedente (principalmente Ruckers) in uno strumento di nuova fattura con cassa armonica più ampia, tastiera aggiuntiva e fino ad un’ottava d’estensione in più. Altri elementi tecnici peculiari di questi strumenti sono le genouillères per cambiare i registri senza togliere le mani dalla tastiera e i plettri in peau de bouffle che conferiscono un suono dolce, rotondo e sostenuto oltre ad ampliare le possibilità dinamiche. La furia distruttiva del Terrore disperse interpreti ed autori con conseguenze nefaste per gli stessi strumenti che vennero accantonati per essere presto o tardi demoliti. Fra i rarissimi esemplari di strumenti pre-rivoluzionari a noi pervenuti, vi è proprio quello conservato nel Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco di Milano, rielaborato da Pascal Taskin a Parigi nel 1788 e dotato di peau de bouffle e genouillères, che è possibile ascoltare in questo interessantissimo CD.
L’accurata scelta operata dall’interprete di compositori non solo francesi ma anche immigrés o semplicemente di passaggio a Parigi come il genio di Salzburg, fornisce una variopinta istantanea sulla vitalità musicale della Parigi pre-rivoluzionaria e sulla centralità di uno strumento che di lì a poco perderà sempre più terreno.
I diversi compositori sono proposti in ordine cronologico a partire da Johann Schobert (c.1735-1767) che grande influenza ebbe su W. A. Mozart che ne citò alcuni passaggi di sonata nei propri concerti per piano. La Sonata I op. XIV in Mi bemolle maggiore di Schobert si apre con un con Allegro assai che lungi dall’essere frenetico, eseguito con grande eleganza e con pienezza di suono e sostegno che non hanno nulla da invidiare a quelle di un pianoforte. Quasi in ossequio alla forma della suite la sonata prosegue con due tempi di danza: una meditativa Polonaise, che Giulia Nuti porge con la solennità di un cerimoniale di corte e un serioso Menuetto.
Uno dei brani di maggior interesse della raccolta nonché titolo all’album, è Les Sauvages col quale Jean François Tapray, unico compositore genuinamente francese di questa antologia, rende omaggio a Jean Philippe Rameau con 4 variazioni al celeberrimo Rondeau da Les Indes Galantes. Il tema originale rimane gradevolmente in tralice in un inesorabile crescendo di complessità tecnica che lungi dall’essere puro esercizio di stile ha forte valenza espressiva. Giulia Nuti non si limita a sciogliere la moltitudine di nodi pirotecnici ma differenzia con gusto ogni variazione per dinamica, agogica e carattare più meditativo o tormentato. Il contrasto di intensità che l’artista disegna fra la soffice seconda variazione e la terza martellante ed ostinata illustra pienamente la straordinaria capacità dinamica degli strumenti Taskin esaltata dal tocco ora vellutato, ora sapientemente articolato dell’esecutrice. In aperto contrasto coi brani di Tapray, la sonata I op. I in si bemolle maggiore di Johann Gottfried Eckard ha un carattere spensierato e solare che permane anche nei brevi passaggi in tonalità minore e richiama fortemente anche se in chiave edulcorata lo stile di Mozart che citò proprio questo brano nella sua Sonata K.6 oltre a prendere in prestito un’altra melodia di Eckard per l’ Andante del suo Concerto per piano No.3 (K 40). Possiamo dire Mozart, che ebbe modo di ascoltare ed ispirarsi alla musica di molti dei compositori proposti in questo florilegio, è in un certo senso una sorta di fil rouge sotteso all’intero album ed infatti l’excursus prosegue proprio con un dotto parallelismo fra Mozart e Nicolas-Joseph Hüllmandel, autore del lemma che l’Enciclopedie di Diderot e d’Alambert dedicò al clavicembalo. Non è un caso infatti che nell’ampia produzione tastieristica mozartiana Giulia Nuti scelga proprio la sonata K.310 che oltre ad essere d’indubbia suggestione francese, trae diretta ispirazione per alcuni dei passaggi veloci dalla sonata Sonata II op. III di Hüllmandel della quale oltretutto condivide – unico esempio fra le sonate mozartiane – la tonalità di La minore. La sonata K. 310 fu tra l’altro composta nell’estate del 1778 durante un lungo soggiorno a Parigi durante il quale Mozart ebbe occasione di sperimentare di persona gli strabilianti clavicembali di Taskin, Blanchet e A. Vater ed ascoltare la ricchezza, complessità e laboriosità tecnica del repertorio composto per questi strumenti.
Quest’album costituisce un prodotto di grande interesse non solo per gli appassionati ma anche per i neofiti che grazie alle accuratissime ed esaurienti note introduttive curate della stessa artista – che oltre ad essere una raffinata interprete è ricercatrice presso il Conservatorio della Svizzera Italiana – possono davvero farsi una cultura su di uno strumento troppo spesso considerato di nicchia come il clavicembalo, esplorandone le amplissime possibilità espressive.