“Hänsel und Gretel” al Teatro Regio di Torino

Teatro Regio –  Stagione d’Opera 2014/2015
HÄNSEL UND GRETEL
Fiaba musicale in tre quadri su libretto di Adelheid Wette, dall’omonima fiaba dei Fratelli Grimm
Musica di Engelbert Humperdinck
Hänsel ANNALISA STROPPA
Gretel REGULA MÜHLEMANN
Peter TOMMI HAKALA
Gertrud ATALA SCHÖCK
Knusperhexe NATASHA PETRINSKY
Sandmännchen e Taumännchen BERNADETTE MÜLLER
Orchestra del Teatro Regio di Torino
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”
Direttore Pinchas Steinberg
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Regia Vittorio Borrelli
Scene Emanuele Luzzati
Costumi Santuzza Calì
Movimenti coreografici Anna Maria Bruzzese
Luci Andrea Anfossi
Allestimento Teatro Massimo Bellini di Catania. Produzione originale del Teatro Regio
Torino, 6 e 8 maggio 2015

Secondo accreditate statistiche, ogni anno il tedesco Engelbert Humperdinck contende a Bellini la posizione in classifica nella top 20 dei compositori d’opera più rappresentati a livello mondiale (per la cronaca, si collocano entrambi attorno al quindicesimo posto); e ciò avviene sostanzialmente grazie a un solo titolo, dato che gli altri, ammesso che qualche teatro li allestisca, non superano la manciata di recite. Tuttavia, nonostante l’immensa popolarità di cui gode nell’Europa centro-settentrionale, Hänsel und Gretel in Italia resta un titolo relativamente raro, ed è facile imbattersi in frequentatori, anche abituali, dei teatri d’opera, che non l’hanno mai ascoltato. Bene ha dunque fatto il Teatro Regio a inserirlo nel proprio cartellone, e ad inserirlo con tutta la dignità che compete a una vera opera: escludendo le rappresentazioni per bambini del periodo pre-natalizio alle quali viene talvolta confinato, proponendolo in lingua originale e affidandolo a un direttore di sicura mano quale Pinchas Steinberg, forte di una lunga esperienza nel repertorio tedesco tardo-ottocentesco; esperienza che si è apprezzata fin dall’ouverture, valorizzata tanto nei suoi passaggi pompier (ma d’un pompier sempre ironico e simpatico), quanto nei momenti più dichiaratamente intimistici, come le smorzature delle frasi conclusive; e che si è confermata negli interludi e nei postludi sinfonici, di orchestrazione molto raffinata, così come nella cura del rapporto tra buca e palcoscenico, che il compositore a tratti mette in vero dialogo, dando vita alle pagine più affascinanti dell’intera composizione, come il perfetto gioco di voci dei bimbi-versi degli animali-eco che ha luogo nel secondo quadro. L’ouverture è stata eseguita a sipario chiuso, come sempre dovrebbe accadere; e infatti meno convincente è stata la scelta di mettere in scena una pantomima durante il preludio al secondo quadro (protagoniste due figure misteriose che sono poi ricomparse, con tanto di occhi rossi, a fianco del mago Sabbiolino, rendendo inquietante una figura che dovrebbe rasserenare i bimbi dispersi nel bosco). Ma, al di là di questo dettaglio, la regia di Vittorio Borrelli è fresca e piacevole, capace di cogliere lo spirito dell’opera e di renderla accessibile a grandi e piccini. Borrelli, in realtà, ha ridato vita a una produzione del Regio risalente agli anni ’90 – quando l’opera venne proposta, in lingua italiana, prevalentemente per il pubblico delle scuole – con scene di Emanuele Luzzati e costumi di Santuzza Calì, che, nella loro naïveté, fecero colpo su chi vi scrive quando li vide da ragazzino; ora si rivelano forse un po’ scontati ed economici, ma pur sempre suggestivi, specie quando sono accompagnati da un buon uso delle luci e degli effetti di nebbia.
Probabilmente è stato un po’ azzardato proporre lo spettacolo, con un unico cast, per cinque date consecutive (divenute sei con la prova generale), dato che i ruoli dei due protagonisti non sono affatto brevi né leggeri; e in effetti alla terza recita – quando solitamente si apprezzano i frutti del rodaggio – si percepiva maggiore stanchezza rispetto alla sera del debutto. Detto che tutti gli interpreti hanno saputo coinvolgere il pubblico e attirarsi applausi e simpatia, si può affermare che la bandiera italiana è stata portata con onore dall’unica connazionale in locandina, il mezzosoprano Annalisa Stroppa: il suo Hänsel si distingue infatti, oltre che per la sicurezza tecnica, per la felice definizione dei tratti caratteriali del ragazzino, ora pigro e svogliato, ora sicuro e baldanzoso, pronto a incoraggiare la sorellina, ora terrorizzato dall’incontro con l’ignoto; particolarmente riuscita, in questo senso, è stata la scena dell’eco nel secondo quadro. Il soprano Regula Mühlemann – che, nel ruolo di Gretel, più d’altri accusava stanchezza nella seconda recita ascoltata – è dotata di voce agile e leggera, di volume contenuto e suono a tratti un po’ tagliente, ma perfetta nel creare una contrapposizione complice col fratellino, mettendo in luce le marcate differenze di ruolo che Humperdinck non cessa di sottolineare. Cosicché risultano molto efficaci le interazioni dei due bimbi, dalla spensieratezza della scena iniziale alla fiduciosa preghiera della sera nel finale II all’assalto alla casetta di marzapane nel terzo quadro. Nella casetta si trova Knusperhexe, la strega, che il mezzosoprano Natasha Petrinsky sa raffigurare facendo emergere gli elementi inquietanti che si celano dietro la sua apparenza melliflua, e caratterizzando con appropriate spigolosità il lato più perfido del suo carattere. Il baritono Tommi Hakala incarna Peter, il padre dei ragazzi, con una voce robusta e voluminosa adatta alla personalità semplice e grezza dell’artigiano boscaiolo, cui non nuoce qualche passaggio restituito a livello d’abbozzo. La madre Gertrud (la cui figura, pur decisamente edulcorata rispetto alla fiaba dei Fratelli Grimm, non suscita particolare simpatia) è appannaggio del mezzosoprano Atala Schöck, la cui voce un po’ roca, che si inacidisce nel registro acuto, può risultare adatta alla parte disperata di una donna incattivita dalla povertà; un appropriato accento ironico, poi, la caratterizza nel dialogo col marito del finale I. Il soprano Bernadette Müller ha completato il cast nel doppio ruolo di Sandmännchen e Taumännchen (il mago Sabbiolino e il mago Rugiadino). Una nota di particolare merito va riconosciuta al Coro di voci bianche, protagonista della scena finale, nella cui preparazione si riconosce la mano di Claudio Fenoglio, direttore del Coro del Teatro Regio. Foto Ramella&Giannese