“Medea” all’Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere

“MEDEA” – Azione scenica per tre danzatrici e un’attrice
Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere
Mercoledì 2 settembre ore 21.00
Testo di Euripide a cura di Maria Venuso
Coreografia e regia Edmondo Tucci
Musica Aniello Mallardo
Attrice Arianna Sorrentino
Danzatrici Sara Gison, Michela Mazzoni, Adriana Pappalardo
“Teatri di Pietra” –Teatro Danza Musica
Rete per la valorizzazione delle aree monumentali attraverso lo spettacolo dal vivo

Punto di partenza di questo spettacolo è, ancora una volta, il testo originale di Euripide. Immortale fonte di ispirazione, esso offre al pubblico alcuni motivi di riflessione più che attuali, attraverso i monologhi della protagonista e i suoi dialoghi con il Coro: la condizione della donna, dello straniero e del sapiente nei confronti della massa, il tradimento e la disperazione. Tutto questo è Medea. Le sezioni più importanti dei monologhi  e dei suoi interventi con il Coro sono stati selezionati e curati per la recitazione da Maria Venuso, Dottore di Ricerca in Filologia classica e storico della danza, docente presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli. L’idea nasce dalla visione di Edmondo Tucci, già Primo ballerino del Teatro di San Carlo e Coreografo, nell’intenzione di portare al pubblico una ulteriore lettura, tutta personale, di un soggetto così amato dal pubblico e dalla letteratura di ogni tempo, in una bilanciata mistione di parola-musica-gesto-danza. La danza proietta i pensieri dalla sfera uditiva a quella visuale; presente nell’antica tragedia greca come parte integrante dello spettacolo; il movimento dei danzatori è un codice parallelo che approfondisce e completa l’idea espressa attraverso la musica e il gesto. La musica, inedita, è di Aniello Mallardo, appositamente pensata per questo soggetto. Nei panni di Medea, la giovane attrice Arianna Sorrentino, che si interfaccia a uno stilizzato coro di donne in cui si muovono tre danzatrici del Corpo di ballo del Teatro di San Carlo, Adriana Pappalardo, Sara Gison e Michela Mazzoni. Lo spettacolo è prodotto dall’Associazione Culturale “Campania Danza” di Maria Venuso.
«Che cosa ha di particolare il personaggio di Medea? Che cosa ne fa uno dei personaggi più noti della tragedia greca, uno di quelli che più ci coinvolgono? […] In Medea si tratta del fatto che in lei l’agire viene a coincidere con un suo soffrire e questo crea una lacerazione interna in una misura che non trova riscontri precisi in altri personaggi tragici. […] L’aspetto più drammatico del contrasto Euripide lo ha trasferito all’interno di Medea e la forza intellettuale di cui Medea è dotata diventa lo strumento attraverso il quale vince sugli altri, ma vince soprattutto su se stessa: una vittoria che è anche la sua rovina. La modernità di Medea deriva in effetti dalla esasperazione della dimensione del soggettivo, che si pone come la più effettiva realtà, come il campo dove si realizzano gli scontri decisivi». Così Vincenzo Di Benedetto inizia a introdurre la tragedia che Euripide portò in scena ad Atene nel 431 a. C. e che rappresenta uno dei massimi punti (se non il massimo punto) di penetrazione psicologica del teatro tragico antico.
Il teatro nasce nella Grecia classica e diventa uno dei pilastri della cultura occidentale perché scandaglia l’universo umano e si ramifica poi, con i suoi contenuti esemplari, i suoi messaggi e le sue idee, in altri campi della conoscenza. Se noi siamo quello che siamo, lo dobbiamo anche a Euripide.
Il dramma esistenziale di una donna sedotta e abbandonata dopo aver commesso empietà nei confronti della propria famiglia, una straniera in terra altrui è in ogni tempo uno specchio della società fecondamente realistico. Il singolo che deve misurarsi con la meschinità comune, l’egoismo, la destrutturazione dell’eroe mitico qual è Giasone – che si impregna di negatività assoluta – non hanno mai smesso, dopo oltre due millenni, di affascinare i drammaturghi e i compositori. E non per l’efferatezza dell’epilogo, che mal si presta a comprendere il percorso che Euripide traccia, quanto per la consapevolezza del vuoto che si genera dopo il tradimento della fiducia, più che dell’amore.
“Teatri di Pietra” – Teatro Danza Musica per la valorizzazione parte il 28 agosto con La Tempesta, dall’Eneide di Virgilio, coreografia e regia di Aurelio Gatti, e prosegue venerdì 11 settembre con La danza di Zorba, dal romanzo di Nikos Kazantzakis, regia e coreografia di Giulio Pesacane.

Info e biglietti 3519072781 – prevendita online su Liveticket.it