Palermo: “Manon Lescaut” per l’Orchestra Sinfonica Siciliana

Palermo, Politeama Garibaldi, 53ª stagione concertistica 2011/2012 dell’Orchestra Sinfonica Siciliana
“MANON LESCAUT”
Dramma lirico in quattro atti ispirato a Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut di Antoine François Prévost. Libretto di Ruggero Leoncavallo, Domenico Oliva, Giulio Ricordi, Luigi Illica, Marco Praga, Giuseppe Giacosa, Giacomo Puccini
Musica di Giacomo Puccini
Manon Lescaut NILA MASALA
Lescaut FELICE TENNERIELLO
Il cavaliere Renato Des Grieux STEFANO LA COLLA
Geronte di Ravoir ARMANDO ARIOSTINI
Edmondo FRANCESCO PARRINO
L’oste GIOVANNI DI MARE
Il maestro di ballo / il lampionaio ALFREDO RUSCICA
Il sergente degli arcieri GIOVANNI LA COMMARE
Il comandante di marina GIUSEPPE PELLINGRA
Un musico DEBORA TROÌA
Orchestra Sinfonica Siciliana
Coro Eufonia & I Solisti di Operalaboratorio
Direttore Roberto Gianola
Maestro del Coro Fabio Ciulla
Esecuzione in forma di concerto
Palermo, 4 maggio 2012

Da qualche settimana l’Orchestra Sinfonica Siciliana – istituzione fra le più longeve del territorio, con oltre cinquant’anni di storia, e per ampiezza di organico terza in Italia – sta attraversando un momento di crisi: il sostanzioso taglio del 20%, ultimamente previsto dalla finanziaria regionale, rischia infatti di decretare la definitiva chiusura della stagione concertistica e di cancellare l’orchestra dal panorama musicale nazionale e cittadino. Dopo anni di mal gestione, da circa tre anni l’amministrazione aveva peraltro iniziato un’efficace opera di risanamento, riqualificando l’offerta in termini positivi. La decisione dell’ARS è giunta quindi ingiustificata e ha causato l’immediata reazione di alcuni sindacati, facendo partire una petizione on line a sostegno della Fondazione. Tramite la comunicazione che la sera del 4 maggio ha preceduto l’esecuzione di Manon Lescaut, i musicisti hanno dunque ribadito il proprio impegno nel proseguire l’azione di protesta, invitando il pubblico a partecipare ad una manifestazione/concerto che si è svolta  lo scorso 9 maggio presso l’atrio di Palazzo dei Normanni, sede appunto della Regione.
Forse anche sull’onda della situazione problematica, venerdì sera gli orchestrali hanno dato il meglio di sé, profondendo energia e passione nel restituire la partitura pucciniana. Sul podio Roberto Gianola, direttore d’orchestra di ultima generazione, ha dimostrato intelligenza di interpretazione, districandosi fra le non poche difficoltà che quasi sempre si incontrano nell’eseguire in forma di concerto un’opera lirica. Inevitabilmente l’assenza dei costumi e della regia si è fatta sentire, facendoci rimpiangere una rappresentazione semi-scenica, come quella realizzata per Il Trovatore, Die Walküre, o più recentemente per La rondine. Allo stesso tempo l’ampio spazio affidato all’orchestra e la decisa presenza del coro, esaltati dalla turbinosa direzione di Gianola e dal contributo dei cantanti solisti, hanno mitigato il senso di incompletezza, trascinandoci totalmente nell’ascolto. Sin dalle prime note è infatti emersa la sbrigliata inventività di Puccini, per nulla sacrificata dall’adozione di tempi sostenuti, in particolare nel primo atto. Invece, nel secondo e nel terzo, l’andamento si è placato, mettendo in risalto in modo particolare il timbro degli archi, dall’effetto vellutato ed intenso.
Poca sintonia, inizialmente, fra direttore e coro, quest’ultimo costituito dall’Ensemble Eufonia e dai Solisti di Operalaboratorio (preparati come di consueto da Fabio Ciulla), tuttavia recuperata con disinvoltura nel prosieguo dell’opera. Nonostante infatti qualche incertezza, in particolare negli attacchi, la compagine corale ha saputo sostenere il peso dell’opera, dimostrandosi coinvolgente nei momenti più importanti, soprattutto durante la lezione di ballo (secondo atto) e nella difficile scena dell’appello (terzo atto) i cui incastri ritmici risultano sempre particolarmente insidiosi. In questa scena, invece, l’intesa con i cantanti è stata buona e ancor più il dialogo con l’orchestra. A quest’ultima poi è andato l’applauso più fragoroso, dopo l’esecuzione dell’intermezzo fra secondo e terzo atto, dolente ricapitolazione dei temi conduttori, sviluppati dalle sonorità cameristiche degli archi (dai quali si staccava il canto struggente del violoncello) e poi intensificati nella parte centrale, con l’appassionato movimento di tutte le sezioni.
Fra gli interpreti ha colpito la bella voce di Stefano La Colla (nella foto), nell’impegnativo ruolo di Des Grieux. Il volume è senz’altro possente e il fraseggio di spessore; all’inizio però il tenore ci è sembrato un po’ “ingessato” (nel primo atto era più che altro il bravo Edmondo di Francesco Parrino a trascinarlo con gesti e movimenti), sebbene in seguito la situazione sia migliorata, attraverso il recupero di uno slancio passionale che non è mancato in più occasioni. Impeto disperato quello dimostrato in “Ah, Manon”, che prendeva vigore dal duetto precedente, così come disperato e intenso il carattere di “No! …pazzo son!”, efficace conclusione del terzo atto.
Temperamento giusto anche quello del baritono Felice Tenneriello che ha conferito al personaggio di Lescaut un non inopportuno tocco di simpatia, causato anche dalla componente solare e a tratti brillante del timbro. Nel secondo atto Tenneriello ha condotto a maturazione il personaggio, esprimendo caratteristiche sempre misurate e assumendo quasi un ruolo al di fuori dell’azione, decisamente adatto a Lescaut ed evidente nel corso del terzo atto.
Il soprano Nila Masala (nella foto) mancava invece di accenti teneri, sopraffatti da una ruvidezza di emissione che sembrava fuori luogo in numerosi passaggi, soprattutto nell’aria del secondo atto (“In quelle trine morbide”). La cantante inoltre tendeva a sforzare le note più acute, regalando a Manon un’interpretazione più “di carattere” ed eccessivamente affettata, priva delle sfumature contraddittorie che caratterizzano il personaggio, salvo poi riscattarla da ogni civetteria nel buon effetto dell’aria conclusiva (“Sola, perduta, abbandonata”). Accanto a questa, fra i momenti di più efficace riuscita segnaliamo anche il minuetto del secondo atto (“L’ora, o Tirsi, è vaga e bella”) sostenuto dalla sicura collaborazione del Geronte di Armando Ariostini, valido sia sul piano vocale che su quello interpretativo.
Tutto siciliano il resto del cast, partendo dalla convincente prova del già nominato Francesco Parrino attraverso i buoni interventi di Alfredo Ruscica (il maestro di ballo e il lampionaio) e Giuseppe Pellingra (il comandante di marina), sino a Giovanni Di Mare (l’oste), Giovanni La Commare (il sergente degli arcieri) e Debora Troìa (un musico). Calorosi gli applausi – in particolare per Stefano La Colla – e numerose le chiamate in scena, rivolte ai cantanti, al maestro del coro e al direttore d’orchestra.