Paul Schoeffler (1897-1977): Operatic recital

Wolfgang Amadeus Mozart: “Non più andrai” (Le nozze di Figaro), “Madamina, il catalogo è questo” (Don Giovanni); Giuseppe Verdi: “Credo in un Dio crudel” , “Era la notte…”(Otello); Richard Wagner: “Addio di Wotan” (Die Walküre). Paul Schoeffler (baritono), Wiener Philharmoniker, Karl Böhm, Rudolf Moralt (direttori). Registrazioni: Vienna, 1950
Bonus tracks:
Richard Wagner: “Was duftet doch der Flieder”, “Gut’n abend, Meister”! , “Wahn! Wahn! Überall Wahn!, “Grüss Gott, mein Junker” (Die Meistersinger von Nürnberg), “Hat man mit dem Schuhwerk”. Richard Strauss: “Der Richtige – so hab ich still zu mir gesagt” (Arabella). Paul Schoeffler (baritono), Maria Reining, Hilde Gueden, Lisa della Casa (soprani), Günther Treptow (tenore). Wiener Philharmoniker, Tonhalle Orchester Zürich, Hans Knappersbusch, Heinrich Hollreiser (direttori). Registrazioni: 1949, 1951-1954. T.Time: 73.06. 1 CD Decca 480 8176

È soprattutto un trionfo di grandi bacchette quello che si ascolta in questo recital Decca dedicato a  Paul Schoeffler in quanto senza nulla togliere ai meriti del baritono tedesco è soprattutto la qualità di molti dei direttori presenti a colpite l’ascoltatore.
I primi due ascolti confermano pienamente questa situazione e rappresentano sul piano vocale i punti più deboli della registrazione. Il “Non più andrai” di Figaro e il Catalogo di Leporello sono infatti cantati con il tipico gusto del Mozart tedesco di quegli anni, sostanzialmente greve e pesante, incapace di evidenziare la leggerezza della scrittura mozartiano e ulteriormente compromesso da una dizione quanto mai aliena di contro Karl Böhm dirige splendidamente infondendo un brio e un’energia che il cantante non riesce a raccogliere. Va però chiarito che i limiti di Schoeffler non sono certo vocali ma sostanzialmente di gusto e stile essendo la voce di rara robustezza e di colore molto bello, di un’eroica virilità.
Rispetto a Mozart più centrati i brani tratti dall’”Otello” di Verdi – ancora Böhm sul podio – certo restano i problemi di pronuncia ma il tipo di vocalità gli è più congeniale e anche le qualità interpretative emergono con maggior chiarezza. Certo il suo è uno Jago eroico e imperioso, dove la baldanza vocale tende a prevalere su uno scavo più intimo del personaggio ma si nota un’ammirevole cura per i dettagli della scrittura verdiana e se le mezze voci di “Era la notte” sono più cercate che riuscite molto bello il “la morte e il nulla…e poi…” nel Credo fatto quasi sottovoce, con la giusta pausa prima dell’esplosione “e vecchia fola” esattamente come scritto da Verdi ma come al tempo ben raramente veniva fatto specie in Italia.
Il passaggio ai brani tedeschi elimina infine la problematica dizione e permette a Schoeffler di dar fondo alle sue qualità. Wotan non è stato fra i ruoli più frequentati dal cantante ma proprio il finale di “Die Walkure” apre la parte wagneriana e sui Wiener Philarmoniker che diretti da Rudolf Moralt fiammeggiano con sfolgoranti riverberi si leva la solidissima voce di Schoeffler, un Wotan insolitamente giovanile e prestante, dalla dizione nitida e scandita e dal piglio forse più guerriero che paterno.
Se Wotan è stato un ruolo marginale nessun altro personaggio ha accompagnato la carriera di Schöffler tanto quanto Hans Sachs e proprio a lui è dedicata la più vasta scelta di brani tratti da due edizioni sempre dirette da Hans Knappertbusch con le orchestre di Zurigo e Vienna. L’identificazione con il personaggio è totale, forse nessun’altro e riuscito a rendere la profonda umanità e la ferma fede nel valore dell’arte che sono le cifre più tipiche del poeta calzolaio quanto Schöffler il cui canto così pieno, ricco, sonoro e sempre accompagnato da semplicità e da una naturalezza che hanno pochi confronti. E se le più tarde registrazioni viennesi mostra qualche ruga queste non compromettono la tenuta complessiva della prova. Al sua fianco si alternano come Eva una Maria Reining di una femminilità serica e pastosa quasi mozartiana e una Hilde Güden forse un po’ leggera per il ruolo ma di una purezza cristallina da violino di classe. Meno esaltante invece il Walter duro e sgraziato di Gunther Treptow.
Rispetto agli altri direttori tende a passare inosservato Heinrich Hollreiser che lo accompagna con solido professionismo nel duetto del II atto dell’”Arabella” di Strauss dove però al suo fianco splende l’Arabella per antonomasia di Lisa della Casa. Quello di Schoeffler è un Mandryka schietto e sincero, magari senza l’eleganza di altri storici interpreti ma con un retrogusto di rustica umanità che non nuoce al personaggio mentre invariati restano le qualità vocali già descritte nei brani precedenti.