Premio “Aureliano Pertile” 2012 al tenore John Osborn

Asti, Teatro Alfieri 
Tenore John Osborn
Soprano Taisiya Ermolaeva
Mezzosoprano Valeria Sepe
Basso Massimiliano Catellani
Pianoforte Beatrice Benzi
J.Massenet, Werther: “Va! Laisse couler mes larmes”; G.Puccini, La bohème: “Vecchia zimarra”; G.Verdi, Macbeth: “La luce langue”; G.Bizet, Carmen: “L’amour est un oiseau rebelle”; G.Verdi, Simon Boccanegra: “Il lacerato spirito”; P.Mascagni, Cavalleria rusticana: “Voi lo sapete, o mamma”; G.Donizetti, L’elisir d’amore: “Una furtiva lagrima”; J.Massenet, Werther: “Werther… Werther… Ces lettres!”; G.Verdi, Don Carlo: “Ella giammai m’amò”; F.Cilea, Adriana Lecouvreur: “Io son l’umile ancella”,  L’Arlesiana: Lamento di Federico; G.Donizetti, La Favorita: “Oh, mio Fernando”; G.Rossini, Il barbiere di Siviglia: “La calunnia”; R.Wagner, Tannhäuser: “Dich, Teure Halle”; G.Donizetti, La fille du régiment: “Ah! mes amis… Pour mon ame”; F.Von Flotow, Marta: “M’apparì”.
Asti,  20 ottobre 2012

«Per il magnifico legato, la perfetta uniformità della gamma, la facilità nell’emissione delle note acute, sempre luminose e penetranti, la capacità di smorzare la voce a tutte le altezze. Per l’eleganza, l’eloquenza, la proprietà stilistica nell’affrontare, in particolare, il repertorio belcantistico, John Osborn si segnala, nel panorama internazionale, come un tenore di rango, erede della più nobile tradizione del canto»: questa la motivazione con la quale l’Associazione Amici della Musica “Beppe Valpreda” di Asti ha assegnato il premio “Aureliano Pertile” 2012 al tenore americano John Osborn, che ha fatto sosta nella città monferrina tra l’ultima recita del Roberto Devereux a Zurigo e la partenza per gli Stati Uniti. La dimostrazione che Osborn meriti la laudatio e il premio (consistente in un’opera del pittore-scenografo astigiano Eugenio Guglieminetti e in una pregiata bottiglia di vino locale) si è avuta nel concerto che ha fatto seguito alla premiazione: le due arie donizettiane hanno dato agio al tenore di dimostrare il perfetto dominio della mezza voce, la delicatezza dell’interpretazione, l’abilità nelle messe di voci e nelle smorzature: un vero tenore di grazia capace di fermezza e limpidezza nelle regioni più acute, e penso in particolare alla cabaletta della Fille du régiment, dove i nove do (otto di partitura e uno di tradizione) si sono trasformati in dodici, con la puntatura finale non resa come unica nota ma sgranata nelle sillabe del testo poetico. Nell’intervista condotta, sul palcoscenico dell’Alfieri, dal critico musicale Alberto Bazzano, Osborn ha espresso il desiderio di non rimanere a vita un “tenore da belcanto”, e di puntare a interpretare anche un repertorio più tardo (citando, in particolare, La bohème). La sua attenzione all’opera fin de siecle è emersa nel “Lamento” dell’Arlesiana di Cilea, in cui l’interiorità di Federico è stata tratteggiata  da Osborn in un’interpretazione studiata e calibrata, anche se forse l’aria non è ancora perfettamente nelle sue corde. Sempre piacevole, poi, riascoltare dalla sua voce l’ormai desueta “M’apparì”, nella versione italiana che cantava Aureliano Pertile.
I tre solisti che facevano corona sono giovani legati al concorso “Marcello Giordani”, con cui il premio ha iniziato a collaborare nel 2011, quando Giordani ne è stato assegnatario. Il mezzosoprano Valeria Sepe si è distinta per la sofferta espressività delle arie di Charlotte, ruolo che ben le si attaglia, nelle quali il dolore e la paura non erano mai gridati ma sempre trasmessi all’ascoltatore; le mancano, tuttavia, il carattere per Carmen, che diviene tremendamente scolastica, ed il peso vocale per La Favorita. Massimiliano Catellani non fa il basso a tempo pieno, ed ha iniziato a piccoli passi il cammino nel mondo della lirica; si apprezza la sua attenzione all’interpretazione intimista nella “Vecchia zimarra” e nel Simon Boccanegra. Il soprano russo Taisiya Ermolaeva si dimostra vocata al repertorio verista, per la sua tendenza ad una drammaticità d’effetto, ma restano alcuni problemi d’intonazione e di pronuncia della lingua italiana. Al pianoforte sedeva Beatrice Benzi, Maestro collaboratore alla Scala.
Gli interventi delle autorità e degli organizzatori sono stati percorsi da mugugni per la paventata soppressione della Provincia di Asti e da timori per le sempre maggiori contrazioni dei fondi destinati alla cultura, di cui questa stessa manifestazione (ormai giunta alla dodicesima edizione e al prestigio internazionale) non può fare a meno per proseguire.