Pretty Yende: ” A Journey”

Gioachino Rossini: “Una voce poco fa” (Il barbiere di Siviglia), “En proie à la tristesse” (Le Comte Ory); Léo Delibes: “Viens Mallika” (Lakmé); Vincenzo Bellini: “Respiro io qui…” (Beatrice di Tenda), “O rendetemi la speme” (I Puritani); Charles Gounod: “Dieu, quel frisson” (Roméo et Juliette); Gaetano Donizetti: “Ancor non giunse!…” (Lucia di Lammermoor). Pretty Yende (soprano), Kate Aldrich (mezzosoprano), Nicola Alaimo (baritono), Gianluca Buratto (basso). Coro del Teatro Municipale di Piacenza, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, Marco Armiliato (direttore). Registrazione: Torino, Auditorium “Toscanini”, agosto/settembre 2015. T.Time: 69′ 15. 1 Cd Sony 88985321692

La sudafricana Pretty Yende è il volto di una lirica sempre più giovane e globalizzata, capace di superare i confini geografici e culturali tradizionali per conquistarsi nuove fette di pubblico nelle realtà emergenti dello scenario mondiale. Dotata di mezzi di prim’ordine, la cantante si è fatta rapidamente apprezzare ottenendo importanti scritture su palcoscenici del prestigio del Metropolitan o più vicino a noi del Rossini Opera Festival.
Registrato nel 2015, questo CD Sony rappresenta il primo recital discografico della cantante e un piccolo bilancio dei primi anni di carriera internazionale, ad accompagnarla è con buona professionalità ma senza particolari slanci Marco Armilliato alla guida dell’Orchestra sinfonica nazionale della RAI.
Ad aprire il programma è forse il brano più interlocutorio del programma, Una voce poco fa, nel quale la Yende è una Rosina in versione soprano senza particolari colpi d’ala e con qualche variazione di gusto discutibile. Rossini è però uno degli autori più frequentati e congeniali della Yende ma per apprezzarlo dobbiamo saltare qualche numero e andare a “En proie à la tristesse” da “Le Comte Ory”, ruolo cui è legato il suo debutto al Metropolitan. Certo il francese risulta meno naturale dell’italiano ma la voce è molto bella, mostrandoci un soprano lirico-leggero dal timbro morbido e pastoso, arricchito da suggestive bruniture, colorature nitide e ben sgranate, e solo qualche limite negli acuti dove la voce tende un po’ a stringersi.
La pulizia della linea di canto e l’innata musicalità emergono nella grande scena di Elvira da “I puritani” – da segnalare i validi interventi di Nicola Alaimo (Riccardo) e Gianluca Buratto (Giorgio) – con la voce della Yende che si adatta come un guanto alla melodia belliniana mentre l’interprete pur con qualche notazione interessante mostra ancora di dover maturare. A Elvira si può in qualche modo avvicinare Lucia – “Ancor non giunse… Regnava nel silenzio” –, di cui è offerta una lettura sicura e squillante, e Juliette con il timbro e l’energia giovanili della Yende ideali per un ruolo che dell’incanto della giovinezza è quasi una metafora a prescindere da una prosodia francese sicuramente migliorabile.
Il duetto della “Lakmé” è legato in modo inscindibile con la carriera della Yende essendo il brano che a fatto sorgere in lei il sogno di dedicarsi al canto come confessato dalla stessa artista. La sua presenza era quindi quasi d’obbligo nel primo recital di carriera ed è sicuramente ben cantato; affiancata da Kate Aldrich la cui voce si fonde perfettamente con quella del soprano e che ritroveremo, lusso quasi eccessivo, nei brevi interventi di Alisa nella “Lucia di Lammermoor”, la Yende mostra alcuni limiti che il soprano sudafricano non ha ancora corretto come la scarsa capacità di giocare con il timbro e gli spessori vocali che restano più o meno sempre uguali e non sono calibrati sulle capacità espressive dei personaggi. Si nota, altresì, una certa genericità d’accento quando la Yende esce dai ruoli  a lei più congeniali.
Questi limiti emergono con tutta la loro evidenza nella grande scena “Respiro io qui… Ma la sola, ohimè ! son io…Ah la pena in lor piombò “ della “Beatrice di Tenda”, brano che si ascolta con interesse viste anche le non frequentissime registrazioni. Questo brano, però, va oltre le possibilità della Yende che si impegna con tutti i suoi mezzi ma può solo far intuire le potenzialità di una scena che richiede vocalità di autentico soprano drammatico d’agilità, cosa che la pur volenterosa cantante ancora non è.
Un recital sicuramente interessante per far conoscere a un pubblico più vasto un talento emergente – e non si finirà di ribadire quanto validi siano il materiale di base e le qualità tecniche della Yende – ma in molti aspetti ancora legato a una fase formativa con risultati a volte più cercati che ottenuti, in fondo nulla di imprevedibile considerando la giovanissima età dell’artista e un termine di paragone certo per valutarne gli sviluppi che non è difficile prevedere.