“Simon Boccanegra” al Teatro Regio di Parma

Teatro Regio di Parma –  Stagione Lirica,  2010
SIMON  BOCCANEGRA”
Melodramma in un prologo e tre atti su libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito dal dramma “Simòn Boccanegra” di Antonio Garcia-Gutierrez
Musica di Giuseppe Verdi
Simon Boccanegra LEO  NUCCI
Jacopo Fiesco RAFAL  SIWEK
Paolo Albiani SIMONE  PIAZZOLLA
Pietro PAOLO  PECCHIOLI
Maria Boccanegra (Amelia Grimaldi) TAMAR  IVERI
Gabriele Adorno FRANCESCO  MELI
Un capitano dei balestrieri LUCA  CASALIN
Un’ancella di Amelia OLENA  KHARACHKO
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Daniele Callegari
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia di Giorgio Gallione (ripresa da Marina Bianchi)
Scene e costumi di Guido Fiorato
Luci Bruno Ciulli
Allestimento del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Massimo di Palermo 2007
Parma, 30 aprile 2010

Dopo l’insuccesso della prima rappresentazione veneziana del 1857, su suggerimento dell’editore Giulio Ricordi Verdi riprese in mano  la partitura. Era il  1880 e Verdi chiamò Boito al quale affidò importanti modifiche da apportare al libretto di Piave. In questa nuova veste trionfò alla Scala nel 1881, con la presenza di interpreti del calibro di Victor Maurel, Francesco Tamagno e Edoardo de Reszké. Anche Parma, come attualmente è prassi, adotta la seconda versione per allestire l’opera al Teatro Regio.  Sarebbe stato piu interessante , allestire la versione versione, offrendo l’occasione al pubblico di ascoltare una rarità considerando che, oggi, Simon Boccanegra è  un titolo  di repertorio. Nel “melodramma triste,” come lo  definì Verdi, trova grande risalto la figura del  protagonista con la sua  forte carica di profonda e dolente umanità, che ne fa uno dei più straordinari personaggi verdiani.  L’allestimento di Giorgio Gallione, con i sontuosi costumi di Guido Fiorato, era stato presentato, senza un particolare successo, qualche anno fa al Comunale di Bologna. Lo spettacolo, benchè misurato e tradizionale e non privo di suggestioni,  di fatto appare piuttosto superficiale, soprattutto per  uno scarso scavo drammatico dei personaggi. La concertazione di Daniele Callegari è precisa ed attenta,  attenta ai  dettagli  ma poco incline  al lirismo poetico dei momenti piu intimistici. Leo Nucci è il grande cantante che sappiamo, però il ruolo del Doge gli è mai stato particolarmente congeniale. Ora, a questo stadio  della sua carriera,  con gli evidenti limiti vocali, si apprezzano solo  alcuni momenti ma,  in generale sono l’aderenza estetica e regale al personaggio che vengono a mancare. Francesco Meli sfodera un timbro dorato con particolare possibilità nel settore acuto. Peccato non vi sia accento, fraseggio, colore. Al solito, Meli canta “aperto”  e forte solo in funzione della sua voce luminosa. Al contrario, Tamar Iveri dotata di una voce di ampio volume, non sempre controllato, ma non particolarmente  suggestiva, si adopera con impegno a rendere il lirismo del personaggio.  Piuttosto ordinaria la prova di Rafal Siwek mentre  Simone Piazzolla, appare più incisivo e volenteroso. Al termine successo pieno,  con ovazioni per Meli.