Vittorio Grigolo, proviamo a svestire il Duca di Mantova?

Il Rigoletto verdiano in questi giorni è in scena alla Fenice di Venezia, nel teatro che l’aveva visto nascere nel 1851. La produzione è quella, piuttosto scarna e piuttosto discussa, firmata da Daniele Abbado, già vista nell’autunno scorso sempre a Venezia. Prendiamo spunto da questo Rigoletto veneziano per parlare dell’opera verdiana, o meglio del Duca di Mantova, attraverso le impressioni del tenore Vittorio Grigolo, tra i protagonisti dell’edizione televisiva che abbiamo visto in diretta televisiva lo scorso autunno. Compare in Piazza Sordello a Mantova vestito di bianco, una pennellata di limpida luce per cancellare i vizi del personaggio, si avvicina ai portici di Palazzo Ducale, Vittorio Grigolo “The Italian Tenor”. Poi sale lo scalone delle Duchesse, attraversa le sale del Morone, di Guastalla, dei Papi, degli Arcieri guardando con ammirazione i dipinti della famiglia Gonzaga. Si ferma e sorridente risponde alle domande dei giornalisti, che sono giunti da ogni parte del mondo per chiedergli come si sente nei panni di un Duca di Mantova in mondovisione. Ha modi eleganti, il gusto per il bello distingue i suoi gesti e il suo sguardo. Scioglie in bocca una caramella e forse anche la tensione di intense giornate di prove e riprese.
Qual è il ricordo più piacevole che ti è rimasto indosso da questa esperienza?
Il ricordo più bello è quello di aver potuto conoscere la luce di Vittorio Storaro e comunicare con la luce come fa lui. Ha messo in risalto alcune cose che poi io ho cercato di evidenziare con la voce. Inoltre, ho imparato a comunicare con la telecamera….
E quello più sgradevole?
La stessa telecamera! 
Per un artista del tuo calibro, che peso ha decidere di partecipare ad un evento lirico divulgativo ed insieme commerciale?
Ho accettato di partecipare a questa produzione innovativa e spettacolare perchè credo che si tratti di una sfida piena di stimoli, di una forma di comunicazione che esce dagli schemi tradizionali, dai cliché elitari, per espandersi, evadere verso spettatori eterogenei. Non ci sarà il pubblico ad applaudirmi o ad aspettare fuori dal teatro, ma la mia voce entrerà nelle case di milioni di persone. Per me è un bell’esempio di come si possa rendere popolare la cultura usando la qualità. E per questo una scommessa da vincere, ma anche da scoprire.
Rigoletto in mondovisione: un format rivoluzionario. Quali paure?
Ho un certo timore per la macchina da ripresa, che ha una diversa messa a fuoco a cui noi cantanti lirici, spaventosamente perfezionisti, non siamo abituati. Le inquadrature ravvicinate mettono in evidenza ogni particolare, anche i peli della barba, così si può risultare molto belli o molto brutti. E’ come un’arma puntata addosso che non lascia scampo: o ci si salva o si rimane vittima.  
Federico II Gonzaga somiglia a Vittorio Grigolo: madri impegnate nella loro educazione sentimentale e culturale, padri raffinati amanti dell’arte, zii che li tutelano nel periodo dell’adolescenza, entrambi apprendono la cultura francese e rifiutano la chiamata alle armi, sono curiosi, seduttori e amanti del divertimento, capaci di innamorarsi ma anche di forti inganni. Quali le differenze?
Sono capace di innamorarmi, senza inganni.  
Il Rigoletto è un capolavoro pieno di passione e di conflitti laceranti: ha un dritto e un rovescio, indossa un abito da città, ma anche una tuta da ginnastica. Come la vita di Verdi, forse anche come la vita di Vittorio. Come superi i conflitti di una vita fuori e dentro le luci della ribalta?
Con un bel paio di Nike! (ride di gusto). No, non li supero, infatti mi incastro…poi con forza interiore e autodeterminazione mi riprendo. Se vado in tilt, stacco la spina per un po’ e poi parto di nuovo. Gli ostacoli li conosco e questo è un bene, ma anche un male, perché devo vincerli senza paraventi, né pretesti. 
Ti senti più Federico II o Gualtiero Maldè? Più duca o studente?
Più studente Maldè, ma apprezzo il Duca perché in verità è diverso da come appare, dal modo sfrontato e arrogante con cui gestisce il potere e le donne.
E allora cosa vuole il Duca da Gilda? Il candore di lei gli serve per giocare o per riscattare il libertinaggio a cui tutto sommato è costretto dal suo ruolo?
(chiude gli occhi e pensa alla risposta per alcuni lunghi minuti)
Cerca la donna di cui innamorarsi, quella verso cui esprimere un amore vero, svincolato dal potere. Il Duca è certo che può esistere.
Rigoletto è l’Opera della Maledizione, in cui però sono gli uomini le vittime e i carnefici delle proprie vicende.
Nella tua esistenza, quanto è artefice Vittorio e quanto il destino?

Tutto destino. E’ dal destino che Vittorio si fa trascinare. Oggi. Se me lo chiedi domani forse ti rispondo in un altro modo….(in sottofondo Vasco Rossi canta “Un senso”).
Se dovessi sintetizzare con un aggettivo il personaggio di Rigoletto, quale sarebbe?
Padre…(pausa), custode (pausa)…apprensivo.  
E il Duca?
Potente, schivo (pausa), debole.  
Se potessi fare tu una domanda al Duca, cosa vorresti sapere?
Mi domando da sempre se c’è stato un solo attimo di vero amore per Gilda.