Talentuosa giovinezza alla Fenice nel recente concerto della Filarmonica

Venezia, Teatro La Fenice
Orchestra Filarmonica  del Teatro La Fenice
Direttore Aziz Shokhakimov
Pianoforte Anna Vinnitskaya
Richard Wagner: Preludio da Tristan und Isolde
Sergej Rachmaninov:Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 2 in do minore, Op. 18
Modest Musorgskij: (orchestrazione di Maurice Ravel) Quadri di un’esposizione
Venezia, 10 febbraio 2014

Un’altra serata all’insegna del grande successo da parte di un pubblico numeroso  – nonostante l’acqua alta fuori stagione – per la Filarmonica della Fenice, che ha dimostrato ancora una volta di muoversi a proprio agio tra il grande repertorio otto-novecentesco, che è poi quello tradizionale della maggiori orchestre di tutto il mondo. Sul podio il ventiseienne maestro uzbeco Aziz Shokhakimov, vincitore nel 2010 del secondo premio nella Gustav Mahler International Conducting  Competition a Bamberga, già applauditissimo alla Fenice, sempre alla guida della Filarmonica, nel giugno scorso in un concerto dedicato al repertorio sinfonico russo e francese tra Otto e Novecento, un ambito storico-musicale, in cui è inserito in buona parte anche il programma di questa serata, che partendo dal preludio del Tristan und Isolde, “rivoluzionario” quanto ad arditezze armoniche e originali impasti timbrici (omaggio a Richard Wagner spentosi a Venezia nel febbraio del 1883), ci avrebbe poi immerso nell’aura tardo romantica dominante nel più famoso concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, per concludersi con uno dei pezzi più amati dal pubblico, i Quadri di un’esposizione di Musorgskij, nella coloratisssima veste orchestrale elaborata Maurice Ravel, che in questo lavoro ha voluto unire il suo nome a quello di un genio assoluto della musica, come lui grande maestro del colore – per quanto a lungo misconosciuto. Dei titoli, dunque, particolarmente adatti a saggiare le qualità dell’orchestra e del direttore, nonché – il secondo – della trentenne pianista russa Anna Vinnitskaya, giovane quanto prestigiosa interprete, vincitrice nel 2007 della Queen Elizabeth Competition di Bruxelles.
Premettiamo che il maestro uzbeco ha letteralmente galvanizzato il pubblico con il suo vitalismo, la sua passionalità, in certi momenti davvero irresistibili. Così nel preludio del Tristano ha impressionato per il vigoroso gesto con cui ha affrontato questa sublime pagina, di cui ha proposto una lettura giustamente analitica, sottolineando con efficacia quel tipico procedimento wagneriano consistente nel far seguire, nel giro di pochissime battute, ad un crescendo un subitaneo piano.  Lo stesso dicasi per quanto riguarda le repentine variazioni agogiche richieste dall’autore, che richiedono intelligenza e libertà nel fraseggio musicale.
Impeccabile la sua direzione nel Concerto n. 2 di Rachmaninov, dove si è ovviamente imposta la straordinaria solista, di cui si è apprezzata, fin dalle prime martellanti battute, la sicura padronanza della tastiera, che si traduceva, attraverso movimenti di estrema eleganza e sobrietà, in un tocco sottilmente variegato, in una rotondità di suono, fatta di accorsi pulitissimi e note perlacee.  Ne è risultata un’esecuzione di grande fascino, nel corso della quale lo strumento solista, cui è affidata un’ardua parte virtuosistica in particolare nell’ultimo tempo, ha brillato nei momenti in cui si impone con la sua sonorità piena (ad esempio nei citati accordi iniziali  o nella sgargiante cadenza del secondo tempo), come in quelli tenuemente lirici in cui dialoga con l’orchestra (esemplare a questo proposito l’inizio del secondo movimento). Il tutto senza che il romanticismo a tratti enfatico dell’autore russo – che com’è noto guarda agli analoghi concerti di Čajkovskij –  potesse mai divenire stucchevole.  Di prim’ordine la prestazione dell’orchestra, che ha assecondato pienamente la talentuosa pianista.
Nell’ultima composizione in programma la Filarmonica della Fenice ha sfoderato tutta la sua musicalità insieme ad un suono smagliante di colori: ricordiamo la tromba nella prima delle quattro Promenades o nell’episodio di Goldenberg e Schmuyle, i corni e i legni nella seconda Promenade, il sassofono nel Vecchio castello, il basso tuba, i contrabbassi e le percussioni in Bydlo, gli archi nella Capanna con zampe di gallina, gli ottoni (e tutta l’orchestra) nella Grande porta di Kiev. E si potrebbe continuare. Ovviamente il merito va anche al maestro  Shokhakimov, dominatore assoluto di questa monumentale partitura. Successo a dir poco entusiastico con lunghi calorosi applausi alla fine di ogni pezzo, e vere ovazioni per il direttore e la solista, oltre che per l’orchestra. Due bis: lo Scherzo dalla Sonata n. 2 di Prokoviev, offerto da  Anna Vinnitskaya con brio e calligrafica precisione, e il preludio del primo atto della Carmen di Bizet, eseguito con trascinante vigore.