Città del Messico, Teatro di Bellas Artes:”La mulata de Córdoba”, “La vida breve”

Città del Messico, Teatro di Bellas Artes, Stagione Lirica 2011
“LA MULATA DE CÓRDOBA”
Opera in un atto su libretto di Xavier Villaurrutia e Agustín Lazo  da una leggenda omonima
Musica di
José Pablo Moncayo
Soledad GRACE ECHAURI
Anselmo GERARDO REYNOSO
Aurelio ENRIQUE ÁNGELES
Inquisidor ARTURO LOPEZ CASTILLO
Enamorardo FRANCISCO JAVIER MARTINEZ
“LA VIDA BREVE”
Opera in due atti su libretto di
Carlos Fernández Shaw
Musica di Manuel De Falla
Salud
VIOLETA DAVALOS
Paco
DANTE ALCALA’
La abuela NIEVES NAVARRO
El tío Salvador ARTURO LOPEZ
Voz de vendedor-Voz lejana ALEJANDRO CORENO
Voz de la Fragua EDGAR GUTIERREZ
Carmela BELINDA GONZALEZ
Manuel OCTAVIO PEREZ
Tres vendedoras LUCIA SALAS, ELIZABETH  MATA,  BELINDA GONZALEZ
Coro e  Orchestra del Teatro de Bellas Artes
Direttore
Ramón Tebar
Maestro del Coro Xavier Ribes
Regia  Horacio Almada
Scene, costumi e luci Mauricio Trápaga
Città del Messico, 15 febbraio 2011

Dopo i festeggiamenti per la riapertura del Teatro di Bellas Artes, la programmazione della stagione ha visto l’allestimento di due titoli piuttosto sopravvalutati e, peggio ancora, allestiti in modo alquanto modesto che ha spento gli entusiasmi iniziali.  La mulata de Córdoba del messicano José Pablo Moncayo e La vida breve dello spagnolo Manuel de Falla, sono stati affidati a  un cast quasi nella sua interezza  composto da  solisti del Coro del Teatro de Bellas Artes, in una sorta di operazione di valorizzazione delle forze interne del Teatro. Non tutto era da buttar via, sono emersi anche delle vocalità interessanti, come il  mezzosoprano Grace Echauri e il soprano Violeta Dávalos nei rispettivi ruoli protagonisti di Soledad e Salud, senza dimenticarci della buona prova dei tenori Gerardo Reynoso e Dante Alcalá e del mezzosoprano Nieves Navarro (Anselmo, Paco, Abuela). Però, in generale, il livello dell’esecuzione potrebbe riassumersi come di gruppo, indistinto e in ogni caso invalidata dalla direzione superficiale dello spagnolo Ramón Tébar che ha trascurato il volume dell’orchestra né ha mostrato una lettura convincente  della partitura. Le cose sono andate un po’ meglio con  La vida breve di Manuel de Falla, concertata con maggior convinzione.
Alquanto deboli anche la regia di Horacio Almada e la scenografia di Mauricio Trápaga, più che incapaci di coniugare la continuità drammatica alle trame, hanno evidenziato una totale mancanza di conoscenza dei titoli ma soprattutto del ritmo operistico. Nella Mulata sono abbondati i tempi morti, all’opposto nella Vida che è parsa senza respiro. In entrambe una scenografia dipinta sproporzionata, scarsamente illuminata. Alquanto ingenue le scelte per creare degli effetti scenici:  fuori luogo il vacello tipo Olandese volante nella scena finale della prima opera, mentre ridicoli le arcate architettoniche del secondo titolo sotto le quali potevano passare solo dei bambini o dei nani.
Foto Teatro Bellas Artes