Trieste, 42°Festival dell’Operetta:”Una notte a Venezia”

Trieste, Castello di San Giusto – 42° Festival Internazionale dell’Operetta
“UNA NOTTE A VENEZIA”
(Eine nacht in Venedig)
Operetta in tre atti su libretto di Friedrich Zell e Richard Genée
Musica di Johann Strauss jr.
adattamento musicale di Erich Wolfgang Korngold
Versione ritmica italiana di Augusto Grilli
Annina DANIELA MAZZUCATO
Ciboletta ERIKA PAGAN
Caramello MAX  RENE’ COSOTTI
Guido, duca di Urbino MARCO FRUSONI
Pappacona STEFANO CONSOLINI
Delacqua GABRIELE SAGONA
Agricola MARZIA POSTOGNA
Barbara LUCIA PREMERL
Harold GIOVANNI PALUMBO
Narratore GIUSEPPE PAMBIERI
Coro e Orchestra del Teatro “Verdi” di Trieste
Direttore Alfred Eschwé
Maestro del Coro Alberto Macrì
Regia e costumi Francesco Esposito
Scene Pier Paolo Bisleri
Luci  Nino Napoletano
Nuovo allestimento del Teatro “Verdi” di Trieste
Trieste, 12 luglio 2011
Lo spettacolo di apertura del 42° Festival Internazionale dell’Operetta ci stupisce per alcuni aspetti. Innanzitutto torna al Castello di San Giusto, luogo nel quale l’operetta ha lungamente trionfato e ammaliato il pubblico triestino: la location è sofisticata e suggestiva, meno gradevole l’acustica e la visibilità, ma il tutto fornisce uno smalto unico e di grande fascino a questa nuova stagione estiva della piccola opera.
Lo spettacolo è molto diverso da quelli ai quali il Festival ci aveva abituato: è più simile ad un contenitore multiuso, forse per l’allestimento del palcoscenico con la struttura metallica a vista, dove la recitazione e il canto si incontrano senza mai sposarsi realmente; forse per la totale frammentarietà tra le diverse scene.
A fungere da “collante” troviamo il validissimo Giuseppe Pambieri, attore di livello che ancora una volta incanta per la sicura padronanza del proprio mestiere. Cerca di essere il “trait d’union” di un copione farraginoso, complicato, intricato al punto che, dopo il suo secondo intervento, ci si abbandona al suono della sua voce nell’impossibilità di ricordare i troppi nomi, i troppi fatti, i troppi luoghi che il narratore ci racconta riferendosi alla trama di “Una notte a Venezia”.
Lo spettacolo procede così, alternando momenti recitati a momenti musicali, spezzettato e con dei “buchi” che lasciano perplessi. Inoltre, le maestranze del Teatro Verdi non sono molto avvezze ad avere artisti “microfonati” tra le quinte e tutta la platea ha potuto ascoltare diversi commenti in triestino, da parte di coristi e tecnici, piuttosto divertenti…
La serata risorge nei momenti musicali, dove la zampata di Strauss si dichiara in tutta la sua maestria e solare allegria: la carrellata che chiude il primo atto è una vera gioia per le orecchie….anche se la presenza del corpo di ballo avrebbe sicuramente rallegrato la situazione che era, invece, affidata esclusivamente alla buona volontà dei coristi.
Abbiamo ammirato molto la talentuosa presenza scenica di Stefano Consolini e di Max René Cosotti, la bella voce tenorile di Marco Frusoni, la verve di Erika Pagan ma la vera, importante sottolineatura la merita Daniela Mazzucato, in assoluto stato di grazia! Siamo colpiti dalla brillante longevità vocale di questa affascinante artista, protagonista dei Festival dell’Operetta triestino sin dagli anni settanta. Come sempre incanta inizialmente per la bellezza, affascina per bravura tecnica e stupisce per la presenza scenica: quanto è mancata in certe edizioni durante la quale si era cercato un rinnovo…rinnovo? Ma di cosa se, dopo tanti anni la Regina dell’operetta italiana è ancora e sempre lei?!? E a che livello…
La regia di Francesco Esposito si limita a vivacizzare la scena con 6 comparse/mimi che si occupano di movimentare la scena, attraverso l’entrata e uscita di tavoli e sedie a simulare una “betola venexiana”, una gondola su ruote che diventa anche alcova e poi petali di rosa a profusione per richiamare i fondali fotografici di Pierpaolo Bisleri, autore anche dell’essenziale e austera scena fissa. Esposito firma anche i costumi che ricordiamo per alcune inusuali accostamenti cromatici e basta.
La direzione musicale di Alfred Eschwe è briosa come nel suo stile, ormai noto dopo tanti anni di presenze a Trieste, a volte chiassosa ma solo il necessario per consentire l’ascolto dell’orchestra non solo attraverso l’impianto di amplificazione. Bene il coro diretto da Alberto Macrì. Platea riempita solo a metà ma applausi generosi.
Foto Fabio Paranzan – Teatro “Verdi” Trieste