“Turandot” al Teatro Verdi di Pisa

Pisa, Teatro Verdi, Stagione lirica 2012-2013
“TURANDOT”
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri. Libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, da Carlo Gozzi.
Musica di Giacomo Puccini. Finale integrato da Franco Alfano
La principessa Turandot GIOVANNA CASOLLA
L’imperatore Altoum MASSIMILIANO LA GUARDIA
Timur CHOI SEUNG PIL
Il principe ignoto (Calaf) STEFANO LACOLLA
Liù SILVIA DALLA BENETTA
Ping MASSIMILIANO VALLEGGI
Pang MAURO BUFFOLI
Pong CRISTIANO OLIVIERI
Un mandarino ROBERTO NENCINI
Il principe di Persia STEFANO FINI
Le ancelle EVA CORBETTA, VALENTINA BOI
Orchestra e Coro del Festival Puccini
Coro di voci bianche del Festival Puccini
Direttore Valerio Galli
Maestro del coro Stefano Visconti
Maestro del coro di voci bianche Sara Matteucci
Regia Maurizio Scaparro ripresa da  Luca Ramacciotti
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Disegno luci Vittorio Alfieri
Allestimento del Festival Puccini di Torre del Lago in coproduzione con il Teatro Verdi di Pisa
Pisa, 12 ottobre 2012
È la popolarissima Turandot pucciniana ad aprire con un prevedibile sold-out la stagione lirica pisana 2012-2013 di un Teatro Verdi che in questi anni sta attraversando, pur in un contesto di generale crisi economica che di certo non risparmia il mondo dello spettacolo dal vivo, una lodevole ascesa in termini di qualità e quantità delle produzione e non per ultimo di presenze al botteghino. Continua il felice sodalizio con il Festival Pucciniano di Torre del Lago che, avviato nella passata stagione con una fresca Madama Butterfly, permette di apprezzare in un luogo deputato alla spettacolarità “al chiuso” allestimenti concepiti per essere fruiti en plein air. L’allestimento inaugurale vanta firme che balzano all’occhio: Maurizio Scaparro per la regia, Ezio Frigerio per le scene, Franca Squarciapino per i costumi, mentre è doveroso nominare anche l’operato dell’assistente alla regia Luca Ramacciotti al quale si deve il merito di aver sapientemente trasposto l’allestimento in questione dalla vastità di Torre del Lago nelle quinte del Verdi ovviando a congeniti motivi di spazio con risultati assolutamente convincenti: se la scena del primo atto dell’esterno di una ipotetica Città Proibita può apparire ingombrante, quella per il secondo e terzo atto risultano più efficienti, ricche di un apparato liberty che s’intona in una commistione col gusto cinese di inizio secolo scorso. In questo contesto si inseriscono le masse corali del “popolo di Pekino”, costantemente disposte in due ali e presenti in una staticità che non fatico a definire oratoriale.
La sicura direzione di Valerio Galli alla guida dell’Orchestra del Festival Puccini, in un’opera in cui i fatti si succedono a velocità cinematografica, ha il privilegio di sottolineare ogni momento con grande efficacia  musicale e teatrale, sfuggendo a una narrazione “sopra le righe” come è facile cadere con questa partitura. Un merito in più  è di avere riaperto  il breve passo del terzetto dei tre ministri  “O Tigre! O Tigre! O grande marescialla del cielo, fa che giunga la gran notte attesa, la notte della resa!”, frequentemente tagliato in molte esecuzioni. In ottima simbiosi con la chiave di lettura di Galli anche il Coro del Festival Puccini preparato da Stefano Visconti e il Coro di voci bianche del Festival Puccini guidato da Sara Matteucci.
Giovanna Casolla in questi  ultimi anni della sua carriera si è più che mai dedicata al ruolo di Turandot,  tanto che ormai le si potrebbe accostare l’etichetta di “Turandot per definizione”. Algida come il personaggio di cui veste i panni è la sua interpretazione che in questa come in altre occasioni, soprattutto nella celebre “In questa reggia”, offre una presenza sia scenica che vocale di palpabile e ricercata freddezza  costruendo un personaggio impenetrabile, arcano. E’ sempre sorprendente assistere ad una prova di tale maestria da parte di un’interprete che, dopo una lunga carriera mostra questa grande solidità vocale. Poca importa, quindi, qualche stridore e una tendenza a un suono troppo raccolto nei centri a discapito del fraseggio che suona piuttosto oscuro.
Il principe ignoto è Stefano Lacolla, esperta voce pucciniana,  calda e potente  anche se l’emissione è qua e la un po’ troppo spinta e non sempre ben appoggiata. Prestazione tuttavia apprezzata dal pubblico che gli ha valso anche il bis del “Nessun dorma”.
Silvia Dalla Benetta debutta felicemente nel ruolo di Liù. Bello il fraseggio accompagnato da un’emissione  controllata e morbida, arricchita da una presenza scenica adeguata al ruolo.
Scenicamente efficaci e vocalmente ben amalgamati, Massimiliano Valleggi, Mauro Buffoli e Cristiano Olivieri (Ping, Pong, Pang). Coinvolgente e sommesso il Timur di Choi Seung Pil con una costantemente composta solennità amplificata da una voce di basso profonda quanto elegante. Efficaci gli interventi di Roberto Nencini (Il Mandarino) e Massimo La Guardia (L’imperatore Altoum). Il cast è completato poi da Stefano Finie (Principe di Persia) e da  Eva Corbetta e Valentina Boi (le ancelle di Turandot). Un tripudio di meritati e calorosi applausi per tutti sono il suggello di una trionfale serata inaugurale.