Umberto Giordano 150 (1867 – 1948): “Marcella” (1907)

Il 19 novembre 1907 andò in scena al Teatro Lirico di Milano Marcella, in tre atti o episodi, su libretto di Henri Cain ed Edouard Adenis, messo in versi Lorenzo Stecchetti. Alla première l’opera di Giordano ebbe un’accoglienza controversa in quanto gli spettatori mostrarono un certo apprezzamento per il secondo atto e una certa freddezza per gli altri due, mentre riscossero un successo personale gli interpreti Gemma Bellincioni e Fernando De Lucia. Giovanni Pozza scrisse sul «Corriere della Sera»  del 10 novembre 1907:
“Marcella non è un’opera di effetto immediato. Non è complicata, non è astrusa, non ha forme nuove e inconsuete, e tuttavia non si concede subito all’attenzione dello spettatore troppo abituato alle violenze vocali e strumentali, alla facile enfasi dell’espressione. Il valore della musica di Marcella è nella sua delicatezza. A chi in questa nuova opera di Umberto Giordano ha cercato la forza drammatica, la frase potente, l’energia del colorito, è certamente sfuggita quella eleganza di sfumature alle quali il maestro ha rivolto il suo studio e il suo ingegno, e che sono dell’opera il segno distintivo e il pregio. Marcella non poteva essere un’opera di grande effetto. Basta leggerne il libretto per persuadersene. Libretto più vacuo, più povero di azione, più ingenuo nella sua semplicità non s’è mai visto. I tre atti non sono che tre duetti d’amore, cantati dagli stessi personaggi, Che poteva aspettarsi il pubblico da un’azione musicale sì tenue e sì uniforme? Se s’aspettava maggiore ricchezza e maggiore originalità d’invenzione melodica, non gli si può dare torto. Ascoltando Marcella non abbiamo avuto l’impressione di ascoltare una musica veramente nuova, e nel suo disegno melodico e nei suoi sviluppi. Umberto Giordano non ha spezzato quelle forme, trovate da poco e già convenzionali, in cui tutti i giovani maestri italiani versano la loro ispirazione, persuasi come sono che alla novità della musica basti la novità di uno spunto. Tuttavia in Marcella non si è ancora ben distinto, mi pare, quanto di profondo e di speciale essa contiene. Ciò che necessariamente sfugge durante una prima rappresentazione, è appunto quello che l’opera ha in sé di più prezioso. Lo studio dell’espressione delicata e il gusto dei particolari. In Marcella il maestro appare più sapiente e più raffinato. L’opera è cesellata come un gioiello. Se l’ispirazione non vi è sempre dominatrice e creatrice, ogni particolare vi ha un pregio d’invenzione e di fattura. L’orchestra non usurpa il protagonismo dei personaggi, ma lo completa. Il maestro le ha dato una ammirevole ricchezza e una squisita varietà di ritmi, d’intrecci, di colori”.
Tra i brani più apprezzati vi sono il Finale del primo atto, il dolce e delicato racconto che Marcella fa a Clara nel secondo atto (Son tre mesi questa sera) e il duetto tra Marcella e Giorgio sempre nel secondo atto e il preludio del terzo.
Quadro primo. “Trovata”. Il principe Giorgio che viaggia in incognito fingendosi pittore e poeta per essere libero di dedicarsi alla sua unica passione, l’arte, capitato un giorno in un ristorante alla moda, conosce Marcella che difende dalle attenzioni di alcuni giovani. La donna gli racconta allora la sua storia di solitudine e di povertà e tra di loro nasce l’amore.
Quadro secondo. “Amata”. Giorgio e Marcella da tre mesi vivono in una casa in campagna, ma la donna, convinta ancora che Giorgio sia un povero artista, è preoccupata perché da qualche tempo lo vede turbato. Un giorno giunge Drasco, amico di Giorgio, che gli chiede di ritornare nel suo paese dove c’è bisogno di lui essendo scoppiata una rivolta. Così Marcella, ascoltando non vista i loro discorsi, viene a conoscere la vera identità dell’uomo amato e comprende che sta arrivando il momento della loro separazione.
Atto terzo. “Abbandonata”. Giorgio si sta preparando alla partenza e vorrebbe che Marcella lo segua, ma la donna, consapevole di non poter mai diventare la moglie di un principe, si sacrifica rinunciando a lui. Giorgio allora parte e Marcella cade a terra straziata dal dolore. (In allegato il libretto dell’opera)

 

 

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