Verona, 95° Arena Opera Festival 2017: “Nabucco”

 Verona, 95° Arena Opera Festival 2017
“NABUCCO”
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Temistocle Solera.
Musica di Giuseppe Verdi
Nabucco GEORGE GAGNIDZE
Ismaele WALTER FRACCARO
Zaccaria STANISLAV TROFIMOV
Abigaille TATIANA MELNYCHENKO
Fenena CARMEN TOPCIU
Gran Sacerdote di Belo ROMANO DAL ZOVO
Abdallo PAOLO ANTOGNETTI
Anna MADINA KARBELI
Coro e Orchestra dell’Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del Coro Vito Lombardi
Regia e costumi  Arnaud Bernard
Scene Alessandro Camera
Luci Paolo Mazzon
Nuovo allestimento
Verona, 23 giugno 2017
Da mesi si presagiva che questa nuova produzione di Nabucco avrebbe sollevato un vespaio. E la scelta di inaugurare la nuova stagione areniana con una regia così particolare si è in fin dei conti rivelata azzeccata, quanto meno a livello propagandistico. In questi giorni abbiamo letto di sovraffollamento in scena, cambiamenti repentini al punto da diventare stucchevoli, eccessiva divaricazione tra ambientazione e libretto, evidenti anacronismi, troppe fucilate e rumori molesti in scena, insomma, secondo la logica del no such thing as bad press questo Nabucco è stato senza dubbio un successone. In breve il nocciolo dell’originale quanto bastonata ambientazione: ci troviamo a Milano, durante le cinque giornate (18-22 marzo 1848). Al centro della scena una rappresentazione – splendidamente realizzata – della Scala, su pedana mobile che permette alla struttura di ruotare su se stessa mostrando ambiente esterno/interno del finto teatro in base alle esigenze di regia. Arnaud Bernard, diversamente dai tanti che lo hanno ferocemente criticato, non mostra particolare interesse nei confronti della coerenza della cronologia e, personalmente, a noi va benissimo così. Ciò su cui tutta la regia concentra la propria attenzione sono i grandi movimenti di masse e quella che, anche in prova generale, abbiamo sentito evocare dallo stesso Bernard come “follia di gesti”. L’effetto complessivo è grandioso ed estremamente cinematografico. Incoerente, anacronistico, stucchevole, folle ma senza dubbio geniale. E Nabucco come ce lo incastriamo? Con violenza, ovviamente, e un sacco di fucilate che hanno messo in allarme la questura di Verona. Apice del pathos, l’ennesimo cambio scena che finalmente “apre” la Scala nel terzo atto mostrandocene l’interno, splendidamente decorato e carico di coristi e figuranti che, in una trovata metateatrale davvero superkitsch – ma c’est l’Arena, cosa vi aspettavate? – si apprestano ad ascoltare il “Va’ pensiero”, il cui bis è acclamato sia dal pubblico “finto” della Scala che da quello “vero” dell’Arena. Insomma, un adorabile pandemonio, con Abigaille austriaca che si specchia in quella babilonese sul palco, un Nabucco Francesco Giuseppe e tante altre amenità. Una regia da digerire in comode rate mensili, ma complessivamente di grande effetto.
Peccato per una performance musicale davvero deludente: certo, la serata era afosa a un livello difficilmente sopportabile, ma alcune rese vocali restano tuttavia ingiustificabili. Tatiana Melnychenko mostra diverse difficoltà nella gestione dei fiati, arranca in acuto e non calibra adeguatamente il fraseggio. Un peccato per uno strumento tuttavia interessante e senza dubbio poderoso. Il ruolo di Abigaille, lo sappiamo, è impervio, speriamo che la Melnychenko si riprenda nel corso delle rappresentazioni. Incolore il Nabucco di George Ganidze, che si barcamena dall’inizio alla fine mostrando diverse mende in acuto; scenicamente interessante, Ganidze non riesce comunque a convincere nel ruolo di testa: anche per lui speriamo in tempi migliori. Deludente Stanislav Trofimov nei panni di Zaccaria: la tecnica è fallace, il colore piatto e il fraseggio disomogeneo. Alle difficoltà emissive si somma una generale inconsistenza del gesto scenico, ma diciamo che in una serata più fresca le cose andranno sicuramente meglio (?).  Walter Fraccaro è un Ismaele poco efficace, sebbene ce la metta proprio tutta. Scenicamente le cose non vanno nemmeno così male, ma i suoni sono spesso troppo spinti e finiscono per rendere tutta la performance complessivamente sgradevole. Se la cava Carmen Topciu, nei panni di Fenena: la voce è in forma e non sembra patire troppo il caldo insopportabile, gli acuti sono buoni e il registro centrale è ben calibrato. Bene anche Romano Dal Zovo (Gran Sacerdote di Belo) sempre attivo in scena e tecnicamente ineccepibile. Abdallo era Paolo Antognetti, Anna era Madina Karbeli. Sempre ottima la prestazione del Coro, preparato da Vito Lombardi; sul podio Daniel Oren, in una versione stranamente slow-motion per questa curiosa serata; le dinamiche erano come sempre corrette ma contenute. Un’Arena da tutto esaurito saluta calorosamente (è il caso di dirlo) questa Prima di un Nabucco destinato quanto meno a far discutere. E, almeno questo, è certamente un bene. Foto Ennevi per Fondazione Arena