Verona, 86° Festival Areniano:”Tosca”

Canon 24-105mm Lens Coffee Mug Fondazione Arena di Verona, 86° Festival 2008 “TOSCA” Opera lirica in tre atti dal dramma omonimo di Victorien Sardou su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi IllicaMusica di Giacomo Puccini Flora Tosca DANIELA DESSI’ Mario Cavaradossi CARLO VENTRE Scarpia ALBERTO MASTROMARINO Angelotti ELIA TODISCO Sagrestano FABIO PREVIATI Spoletta ANTONIO FELTRACCO Sciarrone NICOLO’  CERIANI Un carceriere DARIO GIORGELE’ Un pastorello OTTAVIA DORRUCCI Orchestra e Coro dell’Arena di Verona Coro di Voci Bianche A.LI.VE. Direttore:Giuliano Carella Maestro del Coro Marco Faelli Voci bianche dirette da Paolo Facincani Regia, scene, costumi e luci di Hugo de Ana Verona, 4 luglio 2008

Il terzo titolo in cartellone all’Arena di Verona è stata “Tosca” di Giacomo Puccini nello splendido l’allestimento di Hugo de Ana del 2006. Il regista, pur seguendo una lettura storico-tradizionale che individua perfettamente lo scavo drammatico dei diversi personaggi, punta l’accento su simbolismi religiosi della Roma ottocentesca, che sono il filo narrante dell’opera: l’opprimente potere politico, sociale e giudiziario della Chiesa del Papa Re. Sulla scena dominata da un incombente angelo, spiccano il fastoso e scintillante Te Deum, tra ori, croci e cardinali e, nel finale la fucilazione di Cavaradossi legato ad una croce a sottolineare la redenzione con il patibolo. Sul puro piano drammatico, De Hana, evidenzia in maniera quasi sadica, erotica, il rapporto tra Tosca e Scarpia, un gioco-sfida perverso , ben realizzato nelle sottigliezze e tonalità senza mai scivolare sul grottesco e banale. Giuliano Carella, direttore e concertatore, tiene le fila con eccelsa professionalità, una lettura lirica raffinata più narrativa che enfatica, caratterizzata talvolta da tempi allargati, fascinosi ma rischiosamente flemmatici. Scelta dovuta per sostenere dei cantanti non propriamente ideali? Daniela Dessì si impone per una buona interpretazione e un tenuta tutto sommato decorosa, poco sensuale e talvolta fissa riesce comunque a rendere un personaggio credibile, anche se la sua voce appare presenta sempre più suoni aspri e disomogeni. Al suo fianco il Cavaradossi di Carlos Ventre, tutto improntato sullo squillo, ma con palesi carenze nella zona centrale, spicca soprattutto nelle scene concitate, meno nei momenti di pittore innamorato, ma considerata la parte e lo spessore del personaggio piuttosto mediocre. Lo Scarpia di Alberto Mastromarino, vocalmente nasale, caricato senza uno stile e una presenza scenica consona ad un personaggio nobile, seppur abbietto e feroce è stato il punto debole di questa produzione. Discrete le parti comprimari di cui si segnala la prova di Dario Giorgelè e la piccola Ottavia Dorrucci, mentre il sagrestano di Fabio Previati era infarcito di tutti i vezzi e manierismi della vecchia tradizione macchiettista legate a questo personaggio, senza contare un canto misurato e monotono. Buona la prestazione del coro. Calorosi applausi da parte di un pubblico attento ma non numeroso che sussurra la richiesta di bis alla Dessì, la quale si prodiga immediatamente, annunciando “…se ce la faccio!”; frase inopportuna quanto la richiesta.

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