Verona, 86° Festival Lirico:”Aida”

Fondazione Arena di Verona, 86° Festival Lirico 2008
“AIDA

Melodramma in quattro atti di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Il Re KONSTANTIN GORNY
Amneris DOLORA ZAJICK
Aida MICAELA CAROSI
Radames MARCO BERTI
Ramfis PAATA BURCHULADZE
Amonasro AMBROGIO MAESTRI
Un messaggero ANTONELLO CERON
Sacerdotessa ANTONELLA TREVISAN
Prima ballerina ospite MYRNA KAMARA
Primi ballerini GIOVANNI, ANTONIO RUSSO
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Renato Palumbo
Maestro del Coro Marco Faelli
Regia e scene di Gianfranco De Bosio
Rievocazione dell’Aida del 1913 su bozzetti e costumi di Ettore Fagiuoli
Coreografia di Susanna Egri
Verona, 20 giugno 2008
L’inaugurazione ’86° Festival Lirico all’Arena Verona è stata nel segno della tradizione “Aida” di Verdi nella storica messinscena di Ettore Fagiuoli e con la regia di Gianfranco De Bosio. Allestimento rielaborato nel 1982 resta sempre funzionale pur nella concezione peculiare dello spettacolo kolossal il quale avrebbe dovuto avere come contraltare una regia originale ed intimistica. De Bosio non si sforza di dare nuova anima a questa Aida, ma non fa passi falsi, restituendo un’opera nella classica visione dell’Egitto disneyano, con palme, piumaggi e otto colonne che creano una scena diversa a seconda della collocazione. Anche se più volte utilizzato è sempre godibile, eccezione per i tre lunghi intervalli che oggigiorno sono inconcepibili. Ritornava sul podio dopo un’assenza di circa otto anni, Renato Palumbo, serio professionista e attento concertatore, ma questa volta non perfettamente calibrato. Numerose e vistose sfasature tra orchestra e palcoscenico hanno caratterizzato l’intera esecuzione, soprattutto nelle scene d’assieme come il finale II atto che lasciava veramente perplessi.
Nel cast si distingueva Micaela Carosi, un’Aida lirico poetica ben controllata, brava fraseggiatrice, mancava spesso l’accento drammatico mordente. Marco Berti è un Radames monotono e stentoreo, probabilmente fuori forma ma sicuramente in un ruolo decisamente al limite delle possibilità. Dolora Zajick, Amneris, lascia il passo agli anni di palcoscenico, la voce appare dura, sfasata e talvolta forzata. l’interprete, è sempre stata generica, ma regge ancora il ruolo con grande professionismo. Ambrogio Maestri disintegra il ruolo di Amonasro con accenti rozzi e un canto tendente all’urlo, si resta increduli a sentirlo in queste condizioni vocali. Dei due bassi Paata Burchuladze e Konstantin Gorny, il primo è del tutto improponibile per usura, tanto da domandarsi chi l’abbia scritturato, l’altro piuttosto sfasato ha comunque una breve parte pertanto i danni sono limitati. Le coreografie dei balletti, ormai abusate e sorpassate, erano di Susanna Egri che avrebbe potuto creare qualcosa di nuovo. Pubblico festoso, non da sold out, stranamente, ma prodigo di applausi, in particolare alla fine dell’opera.