Remo Schiavo:”Maria Meneghini Callas” – Perosini editore, pg.152 ,25 euro.
Per acquistare il volume: www.perosinieditore.it
Il 6 settembre scorso presso la sala consiliare di Zevio (Verona) è stato presentato l’ultimo volume in ordine di tempo sulla Nostra intitolato “Maria Meneghini Callas” dell’autore vicentino Remo Schiavo. Sono riuscito a contattare l’editore Perosini che dopo pochi giorni mi ha fatto pervenire unacopia. Colpisce subito la scelta della foto di copertina, finalmente non la solita immagine vista e rivista della Callas-Diva allo zenit della carriera, ma una Violetta ancora pienotta, forse poco credibile per la malattia che le accorda poche ore, ma dallo sguardo senza dubbio affascinante! Sono sempre stato un difensore della Callas in carne, ci sono delle bellissime fotografie in cuiocchi estremamente espressivi, non ancora marcati dal pesante trucco, illuminano il florido volto di giovane!
Una giovane cantante, appunto a simbolo del periodo preso in esame dall’autore per raccontare la Maria Meneghini Callas veronese e veneziana, quello tra il 1947, l’anno del debutto nella Gioconda in Arena, debutto che non entusiasmò pubblico e critica, e il 1954 con le ultime rappresentazioni a Venezia con la Medea e nuovamente all’Arena con Mefistofele. Assai interessante la descrizione del panorama canoro presente in Italia nel secondo dopoguerra; il critico vicentino come un moderno Foscolo, riporta alla memoria e torna a far rivivere nomi che alle ultime generazioni sono del tutto oscuri, ecco che ritornano alla mente nomi come Rina Malatrasi o Elena Rizzieri che della Fenice facevano il loro regno, o come Maria Pedrini “spericolata nell’acuto come Abigaille in Nabucco.Attraverso le cronache dell’epoca si delineano i primi anni di carriera della Meneghini Callas, la cantante che attraverso il marito impresario, gira in lungo e il largo l’Italia in cerca di affermazione prima del grande passo che la porterà alla Scala e che la trasformerà nella Divina.
Ed eccola a calcare i palcoscenici del Teatro Puccini di Udine per due recite di Turandot, al Politeama Rossetti di Trieste per quattro recite di La Forza del Destino e poi Torino, Rovigo per Aida, senza dimenticare la presenza costante alla Fenice di Venezia e il ritorno saltuario per le estati in Arena. Dei capitoli a parte sono dedicati ai colleghi della Callas in quei primi anni e ai direttori d’orchestra che tanta parte ebbero all’epoca nel sostenere le virtù di cantanti eccezionali, eccoli: Toscanini, Votto, Gui, Erick Kleiber ed ancora De Sabata, Berstein e molti altri. Dopo un accenno alle opere incise in quegli anni e care all’autore, segue il ricordo con fanciullesca passione delle notte areniane per vedere e sentire la Callas, ed eccola finalmente :“Non si parli di una grassona impacciata, era attrice perfetta, disinvolta sicura di ogni movimento del corpo, dominatrice della scena, ed è tutto. Testa bellissima, sguardo fulminante, ecco gli argomenti per cui la Callas era la Callas”. Al termine un ultimo capito per raccontare brevemente la storia della Arena, dalla felice idea di GiovanniZenatello, lo stesso che porterà la Nostra in Italia, di allestire l’opera , Aida per l’appunto, all’aperto fino agli ultimi anni. Se si vuole fare un appunto a questo volume e’ riguardo allo scarso materiale fotografico messo a disposizione daldirettore del, per ora fantasma, “Museo Maria Callas” di Zevio, Giancarlo Tenzi. Mi aspettavo che dalla sua collezione fatta di anni e anni di ricerca saltasse fuori qualche immagine rara della Meneghini Callas ma purtroppo le aspettative sono state deluse, nuovamente un gran uso delle immagini veronesi del fotografo Richelli e poco piu’. Perciò ho voluto riparare a questa lacuna inserendo in questo articolo una serie di immagini diverse da quelle del volume in esame e probabilmente sconosciute ai più.