Venezia, Teatro La Fenice: “Boris Godunov”

Venezia, Gran Teatro La Fenice, Stagione d’opera 2008
“BORIS GODUNOV”
Opera in quattro atti e un prologoLibretto e musica di Modest Musorgskij
Versione originale 1872. Edizione originale, elaborazione di Pavel Lamm,
riveduta da David Lloyd-Jones
Boris Godunov FERRUCCIO FURLANETTO
Feodor ANNIKA KASCHENZ
Ksenija FRANCESCA SASSU
Nutrice di Ksenija ALEXANDRA DURSENEVA
Vasilij Ivanovic Sujskij MARCELLO NARDIS
Andrej Scelkalov VALERY IVANOV
Pimen AYK MARTIROSSIAN
L’impostore (Grigorij) IAN STOREY
Marina Mnisek JULIA GERTSEVA
Rangoni VALERIJ ALEXEEV
Varlaam MAXIM MIKHAILOV
Misail BRUNO LAZZARETTI
L’ostessa FRANCESCA FRANCI
Il folle cristo SHI YIJIE
Nikitic GIUSEPPE NICODEMO
Ufficiale di polizia MATTEO FERRARA
Mitjucha/Chruscov ELIA FABBIAN
Un boiardo di corte ENRICO COSSUTTA
Lavickij WILLIAM CORRÒ
Cernikovskij MATTIA DENTI
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Piccoli Cantori Veneziani (Maestro del Coro Diana D’alessio)
Direttore Eliahu Inbal
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
Regia Eimuntas Nekrosius
Scene Marius Nekrosius
Costumi Nadezda Gultyaeva
Venezia, 16 settembre 2008

Dopo la pausa estiva la Fenice riprende la programmazione operistica proponendo Boris Godunov un titolo di grandissimo prestigio nonché di intensa e vibrante musica. L’ascesa al potere e la disfatta dello Zar sono qui narrate per intero nella versione del 1872 in un prologo e quattro atti. Per l’occasione è stato ripreso uno spettacolo del 2005 nato al Maggio Musicale Fiorentino, oltretutto con lo stesso protagonista, e al di là dell’esecuzione musicale  pregevole sia a Firenze che ora a Venezia, i dubbi, se non le rimostranze, riguardano la messinscena di Eimuntas Nekrosius, vincitrice del “Premio Abbiati.” A Firenze il regista fu sonoramente contestato, a Venezia le perplessità del pubblico, si coglieva nei commenti durante l’intervallo, senza però sfociare in nessuna contestazione, anzi  alla fine un successo convinto . Doveroso però riferire che noi abbiamo assistito alla seconda recita, i registi vengono alla ribalta generalmente solo alla “prima”. Anche se eccentrico, e talvolta eccessivo,  trovo lo spettacolo di Nekrosius accattivante. Molto riveduto rispetto l’edizione del Maggio, ha un’idea di partenza molto valida nella confusa e avvilente scena del coro che ipotizza il peso del potere assoluto che opprime il popolo.  Il regista poi pone molta attenzione alle espressioni ossessive, allucinate del protagonista, in preda a rimorsi e fardello di corona, e a contrasto gli aspetti folklorici spesso presenti nella partitura.  Ci sono poi delle immagine simboliche che ci appaiono incomprensibili (le tre civette, che ogni tanto apparivano) e, nelll’atto polacco, talune movenze delle ancelle di Marina che  esce da una specie di sauna splendidamente vestita.  Nekrosius, pur con queste incongruenze o aspetti sibillini, riesce però a  cogliere il senso epico narrativo di una vicenda storica la quale si sviluppa a scene e dove ogni personaggio ha una sua dimensione scolpita e incisiva. A ciò contribuisce la scena elegante, senza neve, rispetto all’edizione fiorentina, di Marius Nekrosius e dovrei aggiungere anche i costumi di Nadezda Gultyaeva se omettiamo l’orribile mantello da pappagallo che indossava Grigorij nella scena finale. Sotto la bacchetta di Eliahu Inbal l’orchestra, ma soprattutto il coro, ha risposto a dovere, anzi è da considerare quanto queste compagini siano apprezzabili a fronte di autorevoli direttori. Su tutti ha primeggiato il basso Ferruccio Furlanetto, in gran forma,  eccellente vocalista, voce morbida estesa ed un personaggio scavato in ogni sfumatura nell’immaginario nobile dello zar. Con lui Julia Gertseva, una Marina di grande fascino vocale oltre che scenico, Ian Storey era un corretto e incisivo Grigorij. Molto buona, nel complesso il resto della  compagnia,  con, in particoalre, un solido  Ayk Martirossian, un austero Valeri Alexeev, un insinuante Marcello Nardis, un possente Maxim Mikhaiolv Francesca Franci efficace caratterista. Il successo della parte musicale ha forse messo in ombra uno spettacolo, difficile e forse non particolarmente apprezzato dal pubblico,  che ha però decretato un autentico successo a cantanti e direttore.