Festival Verdi 2008: “Rigoletto”

Parma, Teatro Regio, Festival Verdi 2008
“RIGOLETTO”
Melodramma su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo.
Musica di Giuseppe Verdi
Il duca FRANCESCO DEMURO
Rigoletto LEO NUCCI
Gilda DÉSIRÉE RANCATORE
Sparafucile MARCO SPOTTI
Maddalena STEFANIE IRÀNYI
Giovanna KATARINA NIKOLIC
Conte di Monterone ROBERTO TAGLIAVINI
Marullo ORAZIO MORI
Matteo Borsa MAURO BUFFOLI
Conte di Ceprano EZIO MARIA TISI
Contessa di Ceprano SCILLA CRISTIANO
Un usciere ALESSANDRO BIANCHINI
Un paggio SCILLA CRISTIANO
Orchestra e Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Massimo Zanetti
Maestro del Coro Martino Faggiani
Regia Stefano Vizioli
Scene e costumi Pierluigi Samaritani (ripresi a cura di Alessandro Ciammarughi)
Luci Franco Marri
Parma, 13 ottobre 2008

Secondo titolo del Verdi Festival di Parma 2008: Rigoletto. Opera di repertorio, che ovviamente a fianco di interessanti spartiti poco eseguiti, non poteva mancare un melodramma di forte richiamo ed inossidabile bellezza. Inutile, in questa sede, addentrarsi nelle viscere di un’opera a tutti conosciuta e compresa, l’espressione e lo scavo dei personaggi è chiaro ed indelebile, la musica forse mai fu così eloquente per delineare luoghi, situazioni, pensieri e disperazioni. Rigoletto è il capolavoro di svolta nella carriera di Verdi, e resta cento cinquant’anni dopo un monumento nell’intero melodramma italiano. In questa produzione di Parma vi era la presenza dell’interprete per eccellenza di quest’opera:Leo Nucci. Non è certo una novità, anzi, è da circa due decenni che il cantante emiliano ha fatto del gobbo verdiano il suo cavallo di battaglia più riuscito e conosciuto. Ora che le primavere di Nucci cominciano ad abbondare, non si può più parlare di freschezza vocale, tenuta dei fiati, eccetera, sarebbe quasi offensivo, ma quello che sbalordisce, per chi come il sottoscritto, lo ha visto innumerevoli volte nel corso della sua carriera, è l’aderenza al personaggio, una drammaturgia scenico-interpretativa tra le più emozionanti che si possano udire ed ammirare, e non mancano certamente ancora risorse vocali di ottima scuola capaci nel binomio con la scena di creare un vero protagonista storico. Inoltre il “Rigoletto” di Nucci non è mai lo stesso, egli è capace di accenti, smorfie, atteggiamenti in continua evoluzione, che sia all’Arena di Verona ( la scorsa estate ), alla Scala nel 2006, ora a Parma, egli è sempre un grande artista che sa calarsi a dovere in ogni diversa produzione con una musicalità e un’immedesimazione esemplare. Avevo ascoltato il tenore Francesco Demuro, qui il duca di Mantova, a Bologna nella primavera scorsa nell’esecuzione della “Messa di Gloria” di Puccini e  lo trovai piuttosto generico.  In questo “Rigoletto” il giudizio è decisamente cambiato in meglio. L’entrata non è stata un po’ incerta, vuoi per l’emozione vuoi per la voce fredda, ma era sicuro e baldanzoso, il meglio arriva nel secondo atto dove lo troviamo espressivo e bilanciato nell’aria, spavaldo nella cabaletta, e ancor meglio nel celebre quartetto dove non deve forzare nel settore acuto. Un bella performance, mi auguro che possa equilibrare meglio i fiati… e il gioco è fatto, considerata anche la giovane età. Dèsirée Rancatore ancora una volta “figlia” di Nucci, Gilda, si esprime con maggior sicurezza in un teatro al chiuso, rispetto alla recente ecuzione areniana. Ottima interprete, sensibile fraseggiatrice,  con un registro centrale non propriamete “corposo”, a differenza del settore acuto,  facile e sicuro, asso vincente di questa cantante. Efficace ma rude lo Sparafucile di Marco Spotti, onesta la Maddalena di Stefanie Iranyi e complessivamente buona la folta schiera di comprimari. Sul podio, Massimo Zanetti si mostra  un ottimo concertatore, efficace e pertinente, la sua bacchetta tiene tempi serrati e molto coinvolgenti, cui rispondeva una validissima orchestra, nel contesto di una lettura brillante prodiga di invenzione melodica in una struttura unitaria. Un appunto, ammesso che si possa imputare al direttore, è che nell’eseguire un’edizione critica come scritto in locandina, mi sarei aspettato un’integrale con i da capo, cosa che non è avvenuta; un Festival verdiano avrebbe, o meglio ha, l’obbligo di eseguire le opere come da spartito e non seguire la tradizione. L’allestimento si rifaceva alla più corretta e valida tradizione, con le vecchie scene, bellissime, di Samaritani, ora riprese da Ciammarughi e con i sontuosi e costumi dello stesso. Cambiava la regia, ora di Stefano Vizioli, attento e geniale, poneva accenti libertini nel palazzo del duca, imprimeva un aspetto intimistico alla casa di Rigoletto e caratterizzava tutti i personaggi con impronta sicuramente forte ma mai sopra le righe. Uno spettacolo godibilissimo, nel senso tradizionale, ma con giusti effetti e una drammaturgia studiata e precisa. Il pubblico rispondeva con entusiasti applausi, tanto che  Nucci e la Rancatore (come ormai di consuetudine) hanno dovuto bissare il “Sì, vendetta“. ( foto Roberto Ricci, Teatro “Regio” di Parma )