Alessandro Scarlatti (1660 – 1725):”Intermezzi”

Pericca e Lionzo, Leonzio ed Eurilla Intermezzi. Bernadett Wiedemann (mezzosoprano), László Jekl (basso), Savaria Baroque Orchestra, Ágnes Várallyay (clavicembalo), Pál Németh (direzione). Registrazione; Hungaroton Studio, Budapest, 14–16 aprile e 7–8 maggio 2008. 1 Cd Hungaroton.HCD 32563 /68:11
Il XVIII sec. non è solamente il secolo dell’opera sera, ma è anche l’epoca che vede l’affermazione del melodramma buffo. Elementi comici erano già presenti nei lavori di Monteverdi e Cavalli. Nel Settecento il genere buffo assume connotazioni abbastanza diversificate: l’opera seria bandisce dalle proprie auliche vicende situazioni comiche, relegandole ai margini, cioè tra un atto e l’altro. Ecco dunque nascere “l’intermezzo”, brevi scene affidate a due personaggi, generalmente una servetta o una contadina, comunque sempre un ruolo di estrazione popolare, la quale amoreggia o litiga con il proprio fidanzato, o corteggia, per migliorare il proprio stato sociale, un vecchio borghese (mai un aristocratico). Musicalmente semplici, senza pretese di virtuosismo, ma con grande carica di freschezza musicale e di verve, con una grande capacità di ironizzare la società del tempo, gli intermezzi sono generalmente composti da un alternarsi di arie e recitativi e qualche duetto.  Questa registrazione ci presenta due intermezzi di Alessandro Scarlatti, il grande innovatore del melodramma di inizio Settecento,  Pericca e Varrone , rappresentato nel gennaio del 1714 a Napoli, tra gli atti dell’opera seria Scipione nelle Spagne. I soli 12 numeri di Leonzio ed Eurilla , erano inseriti prima del terzo atto di Marco Attilio Regolo del 1719. Non siamo certo al livello dell’Intermezzo per eccellenza, ossia La serva padrona, ma siamo anche nel 1735 e con una maggiore evoluzione del linguaggio, ma in queste due composizioni si apprezza vivacità e bella linea melodica.  Gli esecutori, corretti vocalmente, non avendo il completo dominio della lingua, sono piuttosto manierati (soprattutto nei lunghi recitativi!), in particolare il mezzosoprano Wiedemann, un po’ troppo seriosa. Con due cantanti italiani il risultato sarebbe sicuramente stato di ben altro livello!