A quattro anni stava a casa da solo ad ascoltare Jesus Christ Superstar di Webber, e da subito è cresciuto con l’intenzione di applicarsi totalmente alla musica. Le sue colonne sonore preferite sono “C’era una volta il West” di Morricone, “Blade Runner” e “Moulin Rouge”. La vera vacanza per Alberghini è rimanere chiuso in casa, leggendo, guardando film, amando il basket, navigando in internet e scatenandosi con i videogiochi. Quando è libero si rilassa guardando “Friends “,”Will and Grace” e “I Griffin”. Da Mozart a Bellini a Donizetti, Simone Alberghini si sta avvicinando sempre di più a ruoli baritonali. Cucina bene il ragù ed i fagioli, ed ha un debole per donne e cibo.
Il tratto principale del tuo carattere?
Sono un “animale sociale”, mi piace stare in mezzo alla gente. Il lavoro che faccio, sicuramente mi porta ad esserlo. Sono lontano da casa per molti mesi all’anno, sempre a contatto con molte persone, ragion per cui o riesci a mantenere una serena convivenza con tutti, altrimenti ti trovi ad essere un eremita.
Il tuo principale difetto?
Sono tendenzialmente lunatico e metereopatico.
Segno zodiacale?
Ariete.
Superstizioso?
Per nulla…
Cosa volevi fare da grande?
Volevo cantare, ero appassionatissimo di musica. I miei mi raccontano che quando avevo 4 o 5 anni, a volte mi lasciavano a casa da solo, tanto io me ne stavo seduto sul divano con le cuffie in testa ad ascoltare soprattutto i miei tre dischi preferiti: “Jesus Christ Superstar” di Webber , una raccolta di cori e sinfonie verdiane e il terzo con la “Moldava” di Smetana e la sinfonia “Dal nuovo mondo” di Dvorak. Crescendo poi, ascoltavo di tutto, i più svariati e opposti generi musicali. Quindi si può dire che sono cresciuto con l’idea di fare qualcosa in campo musicale.
Ma non il cantante lirico…
La passione per la lirica c’era, ma sono partito da un percorso diverso, ho fatto parte di un quartetto jazz, nel quale cantava anche Barbara Cola, la ragazza che andò a Sanremo con Gianni Morandi, qualche anno fa, poi sono passato all’Heavy Metal. Mi ha sempre appassionato la voce umana, in tutti i suoi usi: dai gruppi a cappella (Manhattan Transfer e Take 6, per esempio), all’Heavy Metal (Jorn Lande e Glen Hughes), agli sperimentatori come Demetrio Stratos. A 18 anni mi sono dedicato all’opera.
Un libro che hai amato…
Mi è piaciuto moltissimo “La solitudine dei numeri primi” e adesso sto leggendo “Il maestro è Margherita” di Bulgakov.
La tua colonna sonora preferita?
“C’era una volta il West” di Morricone, seguita da “Blade Runner” e “Moulin Rouge”.
Il tuo rifugio?
La mia casa di Pesaro. Ho avuto la fortuna di trovare un appartamento con un giardino privato. Quando ci torno, non esco per giorni interi per recuperare energie per quell’ essere “sociale” di cui parlavamo poco fa. Essere chiuso in casa per me è una vera vacanza… leggo, guardo film, amo il basket, navigo in internet e mi scateno con i videogiochi. Sono un grande appassionato!
Che genere di videogiochi?
Sportivi, di strategia e sparatutto in prima persona.
Il tuo sogno più ambizioso?
Interpretare il ruolo don Silvestro in “Aggiungi un posto a tavola”.
Ambizione anomala per un cantante d’opera…Come ti è nata?
Forse proprio dal mio amore per ogni tipo di musica, se bella: ci sono opere brutte, come canzoni brutte; le musiche di Trovajoli sono fantastiche, termino sempre i miei recital cantando “Clementina”, la “romanza” di Don Silvestro.
Cosa ti manca di più nella tua vita di oggi?
La quotidianità degli affetti e dei rapporti in genere, d’altra parta sono consapevole che la scelta professionale che ho fatto mi avrebbe portato ad affrontare una vita spesso di solitudine personale.
La tua più grande sfida?
Sarà banale, ma coinvolgere e convincere il pubblico che hai davanti sia la sfida più importante. Ricordo un “Così fan tutte” a Washington, pochi giorni dopo la tragedia dell’11 settembre, con il pubblico ancora traumatizzato, affrontare una commedia nella quale 2 personaggi si travestono da orientali e giocano a suicidarsi, non è stato facile.
La tua famiglia ha influenzato le tue scelte?
Mi ha incoraggiato, anche perché, come ti ho detto, la musica era un elemento fondamentale nella mia vita. Mio padre, che era un tecnico audio e video, possedeva uno dei primi videoregistratori. Si registrava sempre molto, quando la televisione trasmetteva ben di più di quello che fa adesso. Quando andavo a scuola,alle elementari, camminavo in un viale alberato,molto trafficato, allora io ne approfittavo per cantare a squarciagola il “Rigoletto” , la prima opera alla quale mi sono appassionato. Cantavo tutti i ruoli…tranne Gilda, un personaggio che non mi ha mai intrigato molto (risata).
La tua sveglia?
Suona piuttosto tardi. Mi preparo abbondante caffè americano, quindi mi metto al computer, leggo le news e soprattutto guardo alcuni episodi delle mie sitcom preferite, che mi mettono di buon umore…
E sono?
Svariate, sono partito da “Friends ” a “Will and Grace” adesso sto seguendo una che si chiama “Due uomini e mezzo” con Charlie Sheen e “I Griffin”.
Che importanza dai al denaro?
Molto poca, sono un gran spendaccione. Per fortuna ci ha pensato mio padre che, da persona previdente, mi ha sempre messo da parte dei miei guadagni, se no, se fosse per me, si andrebbe molto male con i risparmi.
In cosa spendi di più?
Di tutto di più: cd, videogiochi, vestiti, elettronica in genere…
Un sogno ricorrente?
Non ricordo praticamente mai quello che sogno.
Di cosa hai più paura?
Non ne ho, non vivo pensando a cosa mi potrebbe succedere…
Cosa ti imbarazza di più?
A volte il palcoscenico. Ti sembrerà un controsenso, ma sono un timido-aggessivo e a volte mi trovo ancora a fronteggiare questo dualismo.
Il momento di maggior orgoglio?
Quando ho vinto il Concorso “Domingo”, a Città del Messico, nel 1994. Avevo 21 anni e l’ho vissuto anche con molta incoscienza, senza ben rendermi conto di quello che mi stava succedendo.
La tua giornata ideale?
La sveglia con tutta calma, un po’ di studio, una partita di basket, con gli amici, seguita da una cena, intima o in compagnia.
Materia scolastica preferita?
L’Italiano in tutta le sue forme.
Città preferita?
Pesaro, la città dove mi sono trasferito e che mi da energie molto positive. Torino.Ho anche riscoperto Venezia. Ci sono stato un mese quando ho cantato “Thais” alla Fenice e devo dirti che ne ho subito il fascino, soprattutto quello notturno, del vagare per le calli, nel silenzio. Veramente un luogo magico! Per contrasto poi, adoro gli Stati Uniti e siccome mi ritengo ancora molto bambinone, amo Orlando, la città dei grandi parchi di divertimento.
Colore preferito?
Il blu.
Fiore preferito?
L’azalea giapponese.
Vacanza ideale?
In inverno in montagna e in estate al mare. La vacanza ideale è di due settimane: la prima in giro, a fare il turista, la seconda solo di spiaggia e mare.
Giorno o notte?
La notte, perché richiama confidenze che il giorno non concede.
Il film più amato?
Sono moltissimi, alcuni te li ho detti, “C’era una volta il West”…aggiungici pure i cartoni animati, quali “L’era glaciale”, “Madagascar”, “Shrek”.
La stagione dell’anno?
L’estate, anche se soffro il caldo!
Il posto dove si mangia peggio?
Per me si può mangiare bene ovunque. Personalmente non ho problemi! Mi adatto alle cucine di ogni luogo…
Il tuo rapporto con il cibo?
Più che ottimo! Per questo devo fare attività fisica in modo costante, per non trasformarmi in una botte…
Piatto preferito?
I tortellini “pasticciati”, cioè cucinati con ragù e panna.
Che voto di dai in cucina?
Direi un 9. Me la cavo piuttosto bene con i primi piatti, dalle paste ai risotti..
Il tuo piatto forte?
Il ragù e cucino anche bene i fagioli, come li fanno a Pesaro, usati anche per condire le tagliatelle.
E come sarebbero?
In Umido, con le cotiche:piatto leggero ed estivo!!
Il tuo debole?
Tutti i dolci, compreso quello per il sesso debole! (risata)…Ma parliamo di dolci…! Amo in modo in particolare quelli al cucchiaio…dalla panna cotta al crem caramel.
Vino rosso o bianco?
Amo entrambi con una preferenza per il rosso.
Il tuo primo lavoro?
Dopo la maturità, ricordo che per pagarmi le vacanze, sono andato a lavorare un mese in una sala per scommesse ippiche.
Il cantante preferito?
Cesare Siepi,Frank Sinatra e Johnny Dorelli .
A chi non conoscesse la sua voce, cosa le faresti ascoltare?
La “serenata” dal Don Giovanni di Mozart , perché credo di potere mostrare la mia capacità di cantare in modo carezzevole, a fiore di labbra, un retaggio della mia iniziale formazione “leggera”. Per contrasto, amo molto anche Rossini, ad esempio il Dandini della “Cenerentola”.
Ci sono dei ruoli che non torneresti più a cantare?
Sicuramente ci sono stati degli errori, l’importante è non essere recidivi. A volte sei quasi costretto ad accettare un ruolo per poi avere la possibilità di cantare quello che ti interessa di più. Ad esempio, circa 10 anni fa, ho debuttato a Washington, con lo Sparafucile, un ruolo che non posso e non devo cantare. Me lo chiese Domingo, con la promessa che poi mi avrebbe dato dei ruoli mozartiani.
Il tuo repertorio ideale dunque spazia da…
Da Mozart a Bellini e Donizetti. Sto avvicinandomi sempre di più a ruoli baritonali. Dieci anni fa ho cantato lo Sparafucile a Washington, in settembre ci ritorno per cantare Figaro ne “Il Barbiere di Siviglia” …Un bello sviluppo! Credo che la linea di demarcazione tra la vocalità di basso e quella di baritono, negli ultimi anni si sia fatta più sottile. Per ciò che mi riguarda, adesso che ritengo di avere acquisito una solidità tecnica, non mi spavento se mi viene offerto un ruolo di baritono…molto semplicemente provo a sentire se riesco a cantarlo oppure no.
Il primo disco acquistato?
Non in vinile, ma il mio primo cd sono stati i “Carmina Burana” di Orff.
Il tuo rapporto con la televisione?
Strettissimo. Non sono uno di quelli che dice che in Italia la tv fa schifo. Può fare schifo ovunque. Credo che con la televisione satellitare, anche se, purtroppo a pagamento, si possa vedere di tutto, senza sorbirsi, che ne so, i reality…che, personalmente, non sopporto!
Cosa fai un’ora prima di salire sul palco?
Nulla di particolare…vocalizzi: prima quelli a bocca chiusa, sulla “m” praticamente dei muggiti. Poi un bel caffè doppio. Poi altri vocalizzi e si conclude con il trucco.
Cosa non manca mai nel tuo camerino?
Acqua, una lattina di Coca Cola e soprattutto le caramelle e le gomme da masticare da portare in scena. Mastico sempre, altrimenti mi si secca subito la gola.
A cosa pensi quando ti guardi allo specchio?
Nulla di vanitoso. L’unica cosa che cerco di tenere sotto controllo sono i capelli. Essendo riccio, tendo a fare il “testone”.
Stato d’animo attuale?
Tranquillo, anche se, parlando in generale, in Italia,soprattutto, per l’opera non è certo un bel periodo.
Il tuo motto?
Basso baritono…più che una voce, uno stile di vita!
Il basso-baritono bolognese Simone Alberghini si caratterizza per la qualità della sua voce, calda e duttile, e per l’importante presenza scenica. La sua carriera lo ha portato ad interpretare preferibilmente i grandi ruoli del repertorio italiano. Dal suo debutto al Teatro Regio di Torino nell’opera I Capuleti e Montecchi nel 1993, ed in seguito alla vittoria del prestigioso concorso Operalia del 1994 ha cantato nei teatri più importanti sia in Europa, sia in America: La Scala di Milano, il Metropolitan di New York, lo Staatsoper Unter den Linden di Berlino, l’Opera di Avignone, la Los Angeles Opera, lo Staatsoper di Vienna, l’Opera di Roma, il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Regio di Torino, il ROF di Pesaro sotto la guida di grandi direttori d’orchestra, quali Riccardo Muti, Vladimir Jurowski, Seiji Ozawa, Zubin Mehta, Giuseppe Sinopoli, Riccardo Chailly, Michael Tilson Thomas. Recentemente ha cantato, tra l’altro, in Thais di Massenet (Venezia, 2007, Torino, 2008 ), Cyrano de Bergerac di Alfano (Milano, Scala, 2008), Così fan tutte di Mozart (La Coruna, 2008), Les contes d’Hoffmann di Offenbach (Torino, 2009), La gazza ladra (Bologna,2009) e La Cenerentola di Rossini (New York, 2009). Prossimamente canterà Figaro ne Il Barbiere di Siviglia a Washington.