Georg Friedrich Händel (1685 – 1759):”Tamerlano”

Opera in tre atti, libretto di Nicola Francesco Haym da Il Tamerlano e Il Bajazet di Agostino Piovene.Coro e Orchestra del Teatro Real (Coro e Orchestra Sinfonica di Madrid), Paul Mccreesh (direzione), Graham Vick (regia), Plácido Domingo (Bajazet), Monica Bacelli (Tamerlano), Ingela Bohlin (Asteria), Sara Mingardo (Andronico), Jennifer Holloway (Irene), Luigi De Donato (Leone), Richard Hudson (scenografia, costumi), Giuseppe Di Iorio (luci), Ángel Luis Ramírez (regia televisiva), Ron Howell (coreografia). Registrazione: 29 marzo, 1 e 4 aprile 2008, Teatro Real, Madrid. Extra: Trama illustrata Cast gallery Intervista con Paul McCreesh. 3 DVD Opus Arte, OA 1006 D /241 minuti
Non ha certo badato a spese la “Opus Arte” nel proporre questa edizione del Tamerlano handeliano, ma addirittura 3 dvd mi sembra decisamente eccessivo, visto che, a parte un’intervista con il direttore Paul McCreesh (circa 15′) non vi sono altri argomenti extra. Registrato tra il marzo e l’aprile 2008 al Teatro Real di Madrid, questo Tamerlano ha sicuramente il pregio di mostrarci uno dei più bei spettacoli firmati da Graham Vick. Presentata per la prima volta al Teatro La Pergola di Firenze nel 2001, questa produzione è di una semplice quanto straordinaria eleganza: in un quasi nudo semicerchio bianco, nei magnifici costumi firmati che fondono mirabilmente Oriente a linee d’abito del XVIII sec, agiscono o meglio quasi danzano i vari protagonisti. Ancora una volta ammiriamo il grande lavoro di Vick nell’evidenziare i singoli caratteri. Tra questi spicca subito Placido Domingo, sicuramente la principale attrazione di questa edizione. Indubbia la sua presenza carismatica e la forte caratterizzazione del personaggio di Bajazete. Del resto della compagnia ammiriamo sicuramente il grande gioco scenico, sul piano della vocalità non si può certo dire altrettanto. Il direttore Paul McCreesh, sarà anche uno specialista, ma è sicuramente noioso e poco fantasioso e in questo senso di tedio coinvolge tutti gli interpreti. Le variazioni dei “da capo” delle arie sono veramente “scolastiche”  e non hanno lo slancio di “spericolatezza” che dovrebbero avere e che, sicuramente era l’elemento di stupore che spingeva il pubblico del XVIII sec ad andare a teatro a vedere i grandi “virtuosi” (non a caso venivano chiamati così!). Il senso di noia è percettibile anche dagli applausi che il pubblico madrileno tributa ai vari numeri musicali….forse perchè qui, di veri “virtuosi” non c’è traccia?…