Milano, Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e Balletto 2008/2009
“IDOMENEO”
Dramma per musica in tre atti su libretto di Giambattista Varesco.
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo RICHARD CROFT
Idamante LAURA POLVERELLI
Ilia PATRIZIA CIOFI
Elettra CARMELA REMIGIO
Arbace TOMISLAV MUZEK
Gran Sacerdote CARLO BOSI
La Voce ERNESTO PANNARIELLO
Prima cretese SILVIA MAPELLI
Seconda cretese MARZIA CASTELLINI
Primo troiano MASSIMILIANO ITALIANI
Secondo troiano GIUSEPPE CATTANEO
Il messaggero JIHAN SHIN
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Basso continuo James Vaughan – Violoncello Simone Groppo
Direttore Myung Whun Chung
M.o del coro Bruno Casoni
Regia di Luc Bondy (ripresa da Lorenza Cantini)
Scene di Erich Wonder
Costumi Rudi Sabounghi
Luci Dominique Bruguière
Movimenti coreografici Arco Renz
Allestimento del Teatro alla Scala
Milano, 21 ottobre 2009
L’ultimo titolo della Stagione 2008/09 è “Idomeneo”, opera seria in tre atti di W. A. Mozart su libretto di Giovanni Varesco, ripresa nell’allestimento che inaugurò la stagione 2005/06,la prima dell’era dopo- Muti. Questa grande opera seria, destinata alle scene di Monaco, fu tra le piu elaborate e difficoltose composte dal salisburghese. Mozart si trovò ad affrontare anche i capricci dei cantanti, in particolare dell’ormai declinante tenore Anton Raaf che pretese pesanti modifiche e ritocchi alle arie a lui riservate. Sulla prima del 29 gennaio abbiamo scarse e contraddittorie informazioni. Pare che l’Elettore fu entusiasta della musica e dell’opera in generale, cosi come i musicisti presenti, ma non conquistò il pubblico per la sua peculiare innovazione, tanto che il padre Leopold esortò a priori Mozart durante la composizione a non pensare solo al pubblico musicale per conseguire un successo pieno. Le novità drammaturgiche apportate da Mozart in “Idomeneo” consiste nell’aver creato un vero dialogo voce-musica, arricchendo inoltre l’impianto orchestrale , conferendo un particolare rilievo agli strumenti a fiato. Il vecchio libretto, già musicato da Campra, ritorna a nuova vita grazie a una musica ricca di inventiva. Scorrendo i vari commenti di musicologi e musicisti, sia ieri che di oggi, non si può che convenire che “Idomeneo” è un punto di arrivo altissimo nell’opera seria settecentesca che influenzerà tutto il panorama musicale da lì a venire. Purtroppo a Monaco vi furono solo tre recite, poi in una ripresa in forma concertante nel 1787 a Vienna, per la quale Mozart apportò numerose modifiche ritoccando e sostituendo intere parti vocali, tanto che oggi abbiamo a disposizione ben tre versioni dell’opera, e precisamente il manoscritto della prima (da cui se ne ricava un’altra versione, riaprendo i tagli operati in corso d’opera) e la versione viennese; ma anche dopo questa nuova modifica l“Idomeneo” cadde nell’oblio in breve tempo. La versione adottata alla Scala, quella della prima di Monaco, è la piu attendibile possibile, alla quale vengono aggiunte l’aria di Idamante “No, io la morte” e la scena di Elettra “Oh! Smanie… D’Oreste d’Aiace” nella sua forma integrale. Inoltre, nel libretto di sala, per una piu completa comprensione del dramma, vengono riportate tutte le parti omesse da Mozart dalla prima, e i brani musicati per Vienna, in appendice.
Alla Scala è stato riproposto l’allestimento del 2005, firmato da Luc Bondy, con i costumi, piuttosto scialbi di Rudi Sabounghi e, fortunatamente, le bellissime scene di Erich Wonder. Spettacolo, che rinnovato rispetto all’idea originale e non in meglio, perde quel senso di struggente drammaticità iniziale, e tende ad un racconto banale ed eccessivamente statico. Lorenza Cantini non tiene affatto conto del precedente impianto del regista francese e ci propone della routine senza elegamza. Completamente nuova la parte musicale, a partire dalla direzione d’orchestra, affidata a un nome di prima grandezza e l’autorevolezza, come quello di Myung-Whun Chung. Il Mozart di Chung invece è agli antipodi di quello di Harding, decisamente e tipicamente neoclassico quasi romantico, la sua è una direzione attenta e scrupolosa, ma con tempi molto dilatati, sonorità mai accese, semmai una passione effettiva nei momenti drammatici. Personalmente ho una certe preferenza per la concertazione di Harding, ma non posso negare il fascino e la precisa sonorità espressa dal Maestro coreano, due letture appunto diverse, ma egualmente molto apprezzabili, anche in virtù degli ottimi complessi scaligeri. La compagnia di canto, interessante sulla carta, modesta nella realtà, ci ha presentato uno sbiadito Richard Croft, tenore diligente ma troppo artificioso e con una dizione italiana pessima. Molto affaticata e alquanto manierata l’Ilia di Patrizia Ciofi, alla quale va riconosciuta una grande ed innata musicalità. Lo stesso non si può dire dello scialbo Idamante di Laura Polverelli, sottotono e povera d’accenti e di un fraseggio pertinente. L’unica a scaldare l’anima è Carmela Remigio, un’Elettra sicuramente non di grande personalità, ma quanto meno capace di rendere un personaggio e sufficientemente attendibile vocalmente, ad eccezione di particolari virtuosismi previsti nell’aria del III atto. Tomislav Muzek sarebbe un Arbace anche corretto, peccato che limiti tecnici intacchino l’unica aria a sua disposizione. Ottima la performance del coro elemento in primo piano nel cast. Pubblico molto attento ma piuttosto freddo, che riserva, alla fine, una calorosa accoglienza al solo Chung.