Milano, Teatro alla Scala: “L’Orfeo” di Monteverdi

Teatro alla Scala – Stagione d’Opera e balletto2008/2009
“L’ORFEO”
Favola in musica in un prologo e cinque atti su libretto di Alessandro Striggio.
Musica di Claudio Monteverdi
Edizione Critica di Rinaldo Alessandrini.
La Musica/Euridice/Eco ROBERTA  INVERNIZZI
Orfeo GEORG NIGL
Messaggera/Speranza SARA MINGARDO
Caronte LUIGI DI DONATO
Proserpina RAFFAELLA MILANESI
Plutone GIOVANNI BATTISTA PARODI
Apollo FURIO ZANASI
Coro di ninfe e pastori: Eleonora Contucci, Anna Simboli, Martin Oro, Leonardo Cortellazzi, Luca Dordolo, Gianluca Ferrarini, Marco Scavazza, Matteo Bellotto, Sergio Foresti
Coro di spiriti: Leonardo Cortellazzi, Luca Dordolo, Gianluca Ferrarini, Marco Scavazza, Matteo Bellotto, Sergio Foresti
Ballerino solista (uccello): Saverio Pescucci
Basso continuo realizzato dal gruppo “Concerto Italiano”
Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore Rinaldo Alessandrini
Regia, scene e luci di Robert Wilson 
Costumi di Jacques Reynaud
Drammaturgia di Ellen Hammer
Nuovo allestimento in coproduzione con l’Opéra National de Paris
Milano, 28 settembre 2009
“L’Orfeo” uno dei capolavori di Claudio Monteverdi e della storia dell’opera, torna al teatro alla Scala dopo circa tre decenni, nella nuova versione critica di Rinaldo Alessandrini,  uno dei massimi esperti del repertorio musicale e teatrale tra Sei e Settecento. L’opera, o meglio la favola in musica, fu commissionata dai Gonzaga i Duchi di Mantova, vide la luce al Palazzo Ducale di quella città il24 febbraio 1607.  Questo soggetto, già musicato da altri musicisti, vedi ad esempio il Peri e il Caccini, nelle mani di Monteverdi, assurge al sublime in una pressochè perfetta  architettura teatrale nel quale l’originale concetto fiorentino del “recitar cantando”, si libera per dare spazio alla vocalità, che trova la sua massima espressione nell’aria e nell’arioso che, nel concetto teatrale di Monteverdi,  è in perfetta sintonia con il libretto dello Striggio nell’esprimere  al massimo le passioni umane.
Lo spettacolo scaligero è complessivamente interessante, anche se non del tutto convincente. Il regista Robert Wilson nella prima parte dell’opera ha tratti ispirazione da un quadro del Tiziano (“Venere con Eros e organista”) e nella sua elaborazione di simbolismi e il la sua recitazione astratta, riesce  a dare momenti di grande emozione. La seconda parte,  quella che vede Orfeo nel suo viaggio agli Inferi è troppo immersa in una cupa realtà, sgomenta quasi claustrofobica. Due piani visivi troppo marcatamente contrapposti.
L’ aspetto scenografico, secondo lo stile Wilsono è giocato su pochi elementi, ma risaltati  da uno stupendo uso delle luci, così come ci sono parsi eleganti i costumi.
Sul versante musicale  Rinaldo Alessandrini è  perfetto concertatore, attento, vibrante, semmai un talvolta rallentato in alcuni punti e con una concezione del canto molto articolata e  ricco negli abbellimenti.  Nell’omogena  e valida compagnia di canto si  sono messi particolarmente  in luce Roberta InvernizziSara Mingardo e Furio Zanasi per eccellente stile e  fraseggio. Quanto al protagonista Georg Nigl difettava soprattutto nella pronuncia e in un canto sicuramente filologico ma eccessivamente artificioso.  Tutte  le  voci risultavano piuttosto limitate nel volume e, considerato l’organico ridottissimo,  fa dubitare che possano cantare un repertorio diverso da questo. Teatro quasi esaurito, cosa insolita per un’opera di Monteverdi. Ottimo successo.
Foto Lelli & Masotti, Archivio Teatro alla Scala