“Cin-Ci-là” al Teatro Filarmonico di Verona

Teatro Filarmonico di Verona – Stagione Lirica e di Balletto 20092010
CIN-CI-LÀ”
Operetta in due parti su libretto di Carlo Lombardo
Musica di Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato
Cin-ci-là DONATA  D’ANNUNZIO LOMBARDI
Petit-gris MAURO  BUDA
Ciclamino LEONARDO  CAIMI
Myosotis GIUSEPPINA  BRIDELLI
Blum MIMMO  MANCINI
Fon-ki  MAURIZIO  ZACCHIGNA
Il regista e la troupe:
Il regista OSVALDO SALVI
La segretaria di edizione SARA ALZETTA
La sarta MARZIA POSTOGNA
La truccatrice SARA CECCHET WOODCOCK
Il ciakista MASSIMILIANO BORGHESI
Un macchinista GIULIO CANCELLI
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Elisabetta Maschio
M.o del coro Andrea Cristofolini
Regia di Maurizio Nichetti
Scene e costumi di Mariapia Angelini
Coreografia di Sandhya Nagaraja
Allestimento del Teatro “G. Verdi” di Trieste.
Verona, 23 dicembre 2009

Il recente accordo tra le fondazioni Liriche di Verona, Venezia e Trieste ha portato allo scambio di produzioni nel circuito del Nord-est. Quest’anno due titoli della stagione invernale sono da considerarsi “importati”:“Cin-ci-là” di Lombardo e Ranzato e “Romeo et Juliette” di Gounod. L’operetta è un genere musicale rappresentativo del cosiddetto teatro leggero, che nasce e si sviluppa in Francia, Inghilterra e paesi di lingua tedesca, ma che successivamente si afferma sia in Italia, sia in Spagna. Il periodo di massima diffusione dell’operetta fu durante la Belle Epoque. In Italia, questo genere faticò ad imporsi, in quanto il nostro paese era già punto di riferimento geografico del melodramma, ma nonostante ciò e sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo. Da notare che, dopo la seconda guerra mondiale, proprio in Italia, l’operetta cedette il passo alla rivista, altro genere similare, che furoreggerà per un ventennio per poi trasformarsi nell’odierna commedia musicale. Uno dei titoli piu famosi dell’operetta italiana è scuramente “Cin-Ci-là”, il cui tema è estremamente celebre. Un ottimo scritto di Danilo Soli, all’interno del programma di sala, spiega nei minimi particolari la genesi della composizione, contestualizzata dettagliatamente in quel periodo cosi ricco di produzioni, oggi andate in gran parte dimenticate. Purtroppo chi scrive deve annoverarsi tra coloro che la pensavano come Bruno Traversetti, il quale definì Cin-ci-làsuperficiale e fondata sul futile piu marcato… con motivi simili a capricci atti a blandire la ripetizione che non quello della fantasia”. In effetti, quest’operetta risulta assai più debole e poco articolata rispetto ad esempio al “Paese dei campanelli”. Musicalmente parlando, contiene solo due pezzi degni di nota: il duetto “Oh, Cin-ci-là, mordimi rosicchiami” e la malinconica aria della bambola; il resto è banalità e ripetizione. A questo va aggiunto un canovaccio, surreale e grottesco, assolutamente statico che rende l’azione spesso noiosa e scontata. La produzione triestina, oggi in scena a Verona, con Nichetti alla regia, ha cercato quanto di meglio per ravvivarne le sorti e, in parte, bisogna riconoscere l’intuito e la brillantezza dell’azione, ma un solo regista non può cambiare sorti musicali già scritte, così come la brava Elisabetta Maschio, a capo di un’orchestra non del tutto disciplinata, non poteva trasformare Cin-ci-là in Die Fledermaus. Le scene e i costumi di Mariapia Angelini erano sgargianti e colorati, banali invece le coreografie di Sandhya Nagaraja, banalmente  folkloristiche. La compagnia era sostanzialmente ben assortita, anche se,  la pur brava  Donata D’Annunzio Lombardi non aveva il fascino della femme fatale o della soubrette maliziosa e seducente. Di Mauro Buda si apprezza la verve,  assai meno il canto, decisamente ruvido. Emergevano la giovane coppia di innamorati Giuseppina Bridelli e Leonardo Caimi, o impacciati scenicamente, ma vocalmente apprezzabili. Ottime le parti recitate, in particolare Maurizio Zacchigna e Mimmo Mancini. Teatro semivuoto, ma molto caloroso e generoso nell’applaudire. Una tale “morìa” di pubblico dovrebbe portare a una seria riconsiderazione della programmazione invernale da parte della direzione artistica del Teatro. Foto Ennevi per la Fondazione Arena di Verona