Hindemith e Ravel aprono la stagione lirica del Teatro Delle Muse di Ancona

Fondazione Teatro delle Muse di Ancona, stagione lirica 2009-10
“HIN UND ZURUCK” (Andata e ritorno, 1927)
Sketch con musica su libretto di Marcellus Schiffer
Musica di Paul Hindemith
Robert  VICENC ESTEVE
Helene  SONIA GANASSI
Il professore  NICOLAS RIVENQ
L’infermiere  GIOVANNI BATTISTA PARODI
Il saggio  THOMAS MORRIS
La Cameriera  CRISTIANE HUNGER
Zia Emma GILDA BERTOCCETTI
“L’HEURE ESPAGNOLE” (L’ora spagnola, 1907)
Commedia musicale in un atto su libretto di Franc-Nohain
Musica di Maurice Ravel
Concepcion, moglie di Torquemada SONIA GANASSI
Ramiro, mulattiere  NICOLA ALAIMO
Don Inigo Gomez, banchiere  GIOVANNI BATTISTA PARODI
Torquemada, orologiaio  THOMAS MORRIS
Orchestra Filarmonica Marchigiana
Direttore, Bruno Bartoletti
Regia, scene, costumi, luci e coreografia  di Stefano Poda
Nuovo allestimento del Teatro delle Muse
Ancona, 24 gennaio 2010
L’allestimento delle opere rare al Teatro delle Muse di Ancona crea sempre un forte impatto visivo, che rimane negli occhi anche a distanza di tempo. Quindi è azzeccata la scelta di non far seguire nient’altro alle opere rare, seppur brevi o brevissime come nel caso di Hin und Zurück e L’heure espagnole che insieme durano solo 75 minuti.Eravamo un po’ perplessi prima di entrare, ma siamo usciti convinti e soddisfatti, anche se, come è consuetudine da qualche tempo, l’allestimento scenico prevale sulla musica. E Stefano Poda nelle vesti onnicomprensive di scenografo, regista, costumista, coreografo, disegnatore luci, si è imposto all’attenzione del pubblico.
La bellezza delle scene, visionarie ma attinenti, incollate ai protagonisti ma in continua evoluzione con l’ausilio di proiezioni e di cambi di luci, la sobria eleganza dei costumi femminili e l’austerità con qualche stravaganza di quelli maschili, la simbologia dei movimenti meccanizzati, la presenza dell’alter ego dei personaggi  l’uso di soli tre colori a forte contrasto (nero, rosso e bianco), con l’aggiunta dell’argento lavico per le pareti e gli ingranaggi dell’orologio della seconda opera e del nero traslucido delle pareti a specchio e del pavimento riflettente per la prima, contribuiscono a captare l’attenzione degli spettatori su queste due storie tra loro contrastanti, ma unite dal tema del tempo. Due letti neri alla turca ai lati del palcoscenico e tante lettere dell’alfabeto argentee traslucide dondolanti dal soffitto sono gli elementi scenografici della prima opera, il passaggio alla seconda avviene gradualmente con l’introduzione di un grosso pendolo argenteo filigranato oscillante, di una serie di clessidre di cristallo sospese, di due metronomi che segnano il tempo e si trasformano in pendole, di una fantastica cascata d’acqua sul retro, di un grosso ingranaggio d’orologio che scandisce le ore, di una calda pioggia di petali rossi sulla protagonista alle prese col primo amante, petali che formano un prato rosso sul pavimento nero. Non manca la seminudità degli uomini nell’opera di Ravel. Tutto in un’atmosfera visionaria di grande fascino.
Il lavoro di Stefano Poda è una sorta di work in progress, perché scivola dalla prima alla seconda opera gradualmente senza stacchi, con la complicità delle luci, sì che lo spettatore, in attesa di un intervallo dopo la prima opera (anche se di soli 12 minuti), si domanda perché i protagonisti riprendano a cantare se la vicenda era conclusa, poi si rende conto invece di trovarsi in un’altra atmosfera perché sente che la musica è cambiata e si accorge solo dopo che anche gli elementi scenici hanno un altro significato. Una mente geniale.
Vediamo le trame.HIN UND ZURÜCK (Andata e ritorno), musica di Paul Hindemith su libretto di Marcellus Schiffer scrittore e cabarettista, prima rappresentazione a Baden-Baden, Theater der Stadt il 15 luglio 1927, è un’opera in miniatura, composta in tre giorni, una divertente parodia delle convenzioni del teatro musicale della durata di un quarto d’ora. È un’assurda interpretazione del tempo, che, se letto in avanti ha un significato e, se letto all’indietro, riporta tutto allo stato di partenza.
L’HEURE ESPAGNOLE (L’ora spagnola), farsa boccaccesca di Franc-Nohain sulle peripezie di una giovane sposa di Toledo, fu vista all’Odéon da Maurice Ravel che ne restò fortemente impressionato, sì che la mise in musica in breve tempo e ne fece una commedia musicale in un atto,  rappresentata per la prima volta a Parigi, Théâtre National de l’Opéra Comique, il 19 maggio 1911. Parla di una moglie fedifraga che approfitta delle assenze lavorative del marito orologiaio per soddisfare i suoi bollori erotici, ma i soliti amanti sono piuttosto evasivi e lei si accoppia col muscoloso mulattiere che l’aveva aiutata a portare avanti e indietro le pendole con dentro i suoi amanti nascosti. Per questo dittico gli interpreti, tutti all’altezza dei loro ruoli, sono gli stessi.
L’unica donna cantante è il noto mezzosoprano Sonia Ganassi (Helene moglie di Robert eConcepcion  moglie di Torquemada), al suo debutto in scena nel repertorio del 900, che calca il palcoscenico con l’allure della primadonna (buffa in questo caso), interpreta con grande precisione i due personaggi, esibisce il suo bel timbro brunito, vibrante e ricco di armonici, una tessitura acuta luminosa, una zona grave non sempre sonora, voce agile ed estesa, fluidità d’emissione, incisività d’accento e di fraseggio. Lo spagnolo Vicenç Esteve (Robert e lo studente Gonzales) esibisce una vocalità estesa e limpida di tenore chiaro e brillante che si espande in filati; l’inglese Nicolas Rivenq (Il professore e il mulattiere Ramiro tutto muscoli) è un baritono leggero; Giovanni Battista Parodi (L’infermiere e il banchiere Don Inigo Gomez che entra spargendo banconote) possiede una bella voce di basso, corposa ed estesa; il francese Thomas Morris (Il saggio e l’orologiaio Torquemada) è un tenore che usa anche il falsetto; Cristiane Hungerè lacamerierae Gilda Bartoccettila zia Emma che non canta. A preparare e a dirigere l’Orchestra Filarmonica Marchigiana per queste opere “nuove” viene sempre chiamato ad Ancona il M° Bruno Bartoletti, sempre aperto alle novità nonostante i suoi 84 anni, che coglie la tinta delle partiture e non invade mai il palcoscenico con sonorità debordanti.