Alban Berg (1885 – 1935):”Lulu”

Opera in un Prologo e tre atti su libretto proprio, dai drammi “Der Erdgeist”e “Die Buchse der Pandora” di Frank Wedekind.
Antonio Pappano (direzione), Christof Loy (regia), Agneta Eichenholz (Lulu), Michael Volle (Il dottor Schön / Jack lo squartatore), Klaus Florian Vogt (Alwa), Philip Langridge (il principe / il cameriere / il marchese), Jennifer Larmore (la contessa Geschwitz), The Orchestra of the Royal Opera House Registrazione: Royal Opera House, Covent Garden, Londra, giugno 2009. Contenuti extra: Cast Gallery Intervista a Antonio Pappano Intervista a Agneta Eichenholz. 2 DVD “Opus Arte” OA 1034 D 205′
Nessun tendone da circo, animale, ritratto, saloni e bugigattoli: solo Lulu. Lulu stessa, illuminata da un fascio di luce, è il ritratto: è il Pierrot che col suo bianco e nero costringe la scena e i costumi a piegarsi ai suoi colori. C’è Lulu: e questo basta. Nessun oggetto scenico, solo una sedia, di tanto in tanto, serve a interrompere la monotona vacuità della scena, perennemente sovrastata da una luce al neon. Una parete di fondo rivela in trasparenza l’arte di Lulu danzatrice ed è l’unica via di fuga in scena, l’unica lecita alla sola protagonista: chi muore si alza e lascia il palco, chi deve nascondersi volta semplicemente le spalle, come Alwa e Schigolch all’arrivo del cliente di Lulu all’atto terzo. Questa è la Lulu ideata da Christof Loy: un dramma di rincorse, gesti oculatamente calibrati, dove il fulcro e la destinazione di tutto si riconducono all’enigmatico sorriso della protagonista: mai diva, mai femme si palesa semplicemente conscia del peso del proprio innato magnetismo. Al resto pensa la bellissima direzione di Antonio Pappano, di grandissimo dosaggio teatrale. Il cast vocale è ottimamente assemblato: Agneta Eichenholz, chiamata in sostituzione della prevista Aleksandra Kurzak, è buona fraseggiatrice sempre alla ricerca di accenti limati e carezzevoli nuance. Altrettanto buoni Michael Volle, febbrile Dr Schön e angustioso Jack the Ripper, e Klaus Florian Vogt, Alwa, ora pavido ora irretito dalla grandezza del proprio amore. Jennifer Larmore è una Contessa Geschwitz di pregevole vocalità, mesta ma sempre avida di un affetto non corrisposto e solo messo a profitto. Il recentemente scomparso  Philip Langridge veste qui ottimamente i panni del Principe, del Marchese e del Maggiordomo in una delle sue, purtroppo, ultime apparizioni teatrali. Ottima la nutrita compagine dei comprimari.