Teatro Verdi di Trieste:”Romeo e Giulietta”

Trieste, Teatro Verdi, Stagione Lirica 2010 / 2011
“ROMEO E GIULIETTA”

Balletto in due atti
Musiche di Piötr Ilic Ciaikovskij
Romeo MARTIN ZANOTTI
Giulietta GIULIA PARIS
Mercuzio FEDERICO VERATTI
Tebaldo CHRISTIAN SCIAGURA
Benvolio FABRIZIO GALLO
Madonna Capuleti MARTINA GERBI
Madonna Montecchi MARTINA DE  DOMINICIS
Padre Capuleti ALESSANDRO ORLANDO
Padre Montecchi LEONARDO CUSINATO
Frate Lorenzo DUILIO INGRAFFIA
Paride GIORGIO COLPANI
Rosalinda ALESSIA CAMPIDORI
Nutrice SAVINA BELLOTTO
Compagnia del Balletto di Milano
Orchestra del Teatro Verdi di Trieste
Coreografia di Giorgio Madia
Direttore d’orchestra Giuseppe Acquaviva
Scene e costumi Cordelia Metthes
Luci Jean Paul Carradori
Trieste, 11 dicembre 2010
Bel colpo, per il Balletto di Milano, l’approdo al Verdi di Trieste! Ottimi danzatori che meritano questo palcoscenico per uno spettacolo che però è molto altalenante. Questo “Romeo e Giulietta” che la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste ha presentato come secondo spettacolo per la Stagione di Lirica e Balletto 2010/2011, era basato sulla partitura “Romeo & Giulietta” di Petr Ilic Cajkovskij, nonché su alcuni estratti da “La fanciulla di neve”, da “Amleto”, dalla “III sinfonia” e dalla “Fanfara” sempre dello stesso autore. Ben eseguite dal vivo dall’Orchestra del Teatro, diretta da Giuseppe Acquaviva, hanno in ogni caso fatto rimpiangere la partitura originale di Prokofiev.
Colpa forse dell’inversione drammaturgica: all’apertura del sipario il pubblico si trova catapultato nella cripta dove giace il corpo di Giulietta. La storia è nota per cui non ci perderemo nel raccontarla nuovamente ma, vuoi la velocità con la quale si deve passare ad una situazione così drammatica arrivando dal freddo che attanagliava Trieste la sera della prima, vuoi la concitazione gestuale di Giulietta che invece di trasportare irrita, non avviene il giusto transfer, l’emozione non si crea.
Colpa forse della coreografia di Giorgio Madia, allievo scaligero dalla carriera internazionale come danzatore, che Romeo e Giulietta 5è altalenante: gli riconosciamo un buon talento per i passi a due e la gestione delle scene corali, grande abilità per le scene di combattimento menter i momenti narrativi e di pantomima rasentano il ridicolo, tanto sono scolastici e didascalici soprattutto per uno spettacolo così essenziale e moderno.
Man mano, per fortuna, lo spettacolo si riscalda: il gran ballo a casa Capuleti riempie gli occhi e il cuore dell’appassionato di danza. Colpiscono le scene di lite tra Capuleti e Montecchi molto ben risolti, veritieri e credibili. Colpisce l’idea del balcone/altalena.
Interessante nella sua sobrietà l’allestimento scenico di Cordelia Matthes che risolve le altrimenti numerose scene con il semplice movimento di sei tendaggi bianchi. Lo stesso dicasi per i costumi, sempre ad opera della stessa Matthes, tutti neri, fatta eccezione per l’abito da promessa sposa di Giulietta e il duetto finale in bianco dei due protagonisti, che trasportano la vicenda in una non epoca prossima alla nostra. La dignità di uno spettacolo si salva con la fantasia e il gusto piuttosto che con il dispendio di grandi cifre.
Scene e costumi non erano aiutati da un disegno luci particolarmente felice. Anzi. Massima lode va ai danzatori che, nella loro disomogeneità fisica e di formazione, danno il massimo per questo spettacolo. Ottimi atleti, sanno spaziare dal classico al moderno, dall’acrobatico al contemporaneo, con energia e credibilità che li percorre dall’inizio alla fine dello spettacolo.
Bella la Giulietta di Giulia Paris: fresca, credibile nei giochi con la bambinaia, donna con il suo Romeo. Avrebbe bisogno di moderare i gesti e l’utilizzo del busto nei momenti drammatici che sottolinea con tanta incisività da ricordare certe dive del cinema muto ma ce la godiamo tutta nel lavoro intelligente di piedi non perfettamente arcuati. Aitante, bello, atletico, tecnicamente convincente il Romeo di Martin Zanotti, formatosi al Conservatorio di Vienna: un grande atleta, una presenza misurata, un buon partner. Tanto per ridire qualcosa anche di lui: il tatuaggio sulla spalla sinistra non poteva essere coperto? Va bene il richiamo alla contemporaneità ma fa così Popeye visto in scena…
Ricordiamo ancora il brillante Mercuzio di Federico Veratti, in strepitosa accoppiata con il Benvolio di Fabrizio Gallo, e la divertente Nutrice di Savina Bellotto. Colpisce la bellezza delle lunghe linee di Martina Gerbi come Madonna Capuleti. Sala mezza vuota e pubblico indeciso. Foto Fabio Parenzani, Trieste