Trieste:The Seven Fingers “Traces”

Trieste, Politeama Rossetti, Sala Assicurazioni Generali
THE SEVEN FINGERS “TRACES”

Di Shana Caroll, Isabelle Chassé, Patrick Léonard, Faon Shane,Gypsy Snider, Sébastien Soldevila, Samuel Tétreault
Interpreti: Antoine Carabinier-Lépine, Jonathan Casaubon, Gisle Henriet, Geneviève Morin, Julien Silliau.
Produzione: Les 7 doigts de la main, Centre National des Arts d’Ottawa,con il sostegno del Conseil des Arts et Lettres du Québec
e del Conseil des Arts du Canada.
Trieste, 5 gennaio 2011
Siamo fortunati, qui a Trieste! Abbiamo potuto ammirare, in prima nazionale grazie alla lungimiranza del Direttore Artistico Antonio Calenda, uno spettacolo di rara bellezza, forza e poesia. Nel Canada francofono, il circo è diventato un’istituzione importante, sostenuta e riconosciuta. A Montreal c’è la casa madre del Cirque du Soleil, ospitata in una serie di palazzine e capannoni, avveniristicamente e appositamente progettati, che controllano le 15 diverse produzioni che girano per il mondo. Tanta forza e tale presenza hanno lasciato un segno acrobatico e artistico sul territorio del Quebec che possiamo riscontrare anche nella compagnia “The Seven Fingers” che ha presentato “Traces” nella Sala Assicurazioni Generali del Teatro Rossetti il 5 gennaio.
Diventa complicato, e riduttivo, inquadrare lo spettacolo e gli artisti che abbiamo visto: qualunque classificazione sarebbe limitativa. Ognuno di loro è multitalentuoso: cantano, suonano il pianoforte, danzano, volteggiano, pattinano, disegnano. Sono incredibili, veramente, e l’unico modo per definirli può essere il generico ma onnicomprensivo Artisti. Con la A maiuscola. In 90 minuti di spettacolo ci guidano attraverso un viaggio tutto in crescita verso la fuga finale attraverso la platea.
L’inizio dello spettacolo è la parte più debole. Nella loro concezione, il pubblico che entra in sala trova sul palco un non-luogo fatto di materiali di scarto come sedie, poltrone, pertiche, un pianoforte a sottolineare che ci si trova in un rifugio di fortuna. Imrovvisamente arrivano i 5 Artisti che saltano da una parte all’altra, cadono, si presentano grazie all’ausilio di un microfono pendente e oscillante dalla graticcia che sovrasta il palcoscenico. Ecco, cosa c’entri tutto questo con la catastrofe annnciata, come ci spiega il programma di sala, con la voglia di darsi in modo esuberante l’un l’altro emozioni, racconti, ricordi che possano proteggerli da ciò che li minaccia, ce lo stiamo ancora chiedendo e risulta piuttosto pretestuoso. Ma non importa.
Subito veniamo rapiti come dei bambini con il naso all’insù che seguono gli acrobati volteggiare, come innamorati di fronte ad una luna luminosa, come poeti di fronte alla propria musa. In qualche modo capeggiati da Antoine Carabinier-Lépine, che ci regalerà il numero più emozionante della serata ispirato alla raffigurazione dell’Uomo Vitruviano di Leonardo rotolando in acrobazie incredibili dentro un cerchio d’acciaio, che si esibisce in un duetto “acrodanzato” con Geneviève Morin, ad uno ad uno scopriamo anche Gisle Henriet, Julien Silliau e Jonathan Casaubon. Si presentano, raccontano i loro dati anagrafici, fisici e caratteriali, sforzandosi di farlo in italiano e il risultato è particolarmente divertente.
Uno dei quadri più riusciti è una finta partita di pallone: i passaggi della palla e tutte le azioni correlate sono coreografate e sincronizzate al punto da richiamare la perfezione dei quadri acquatici danzati dei film di Busbey Berkeley. E’ un momento di altissima levatura: tutto sembra naturale e facile ma dietro questa leggerezza si legge tutto il lavoro di cesello operato dai creatori dei Seven Fingers nel creare questo piccolo capolavoro.
Poco dopo verremo stupiti dalle abilità da primati dei nostri che si arrampicano, corrono, si tuffano senza timori, e con grandi rischi, lungo le due pertiche prossime al fondale: la forza di gravità per loro non esiste, tanto son bravi a dissimulare lo sforzo per opporcisi! Anche Geneviève, unica donna del gruppo, riesce a stupire per la potenza e il coraggio: il suo assolo sulla poltrona è tanto morbido quanto dirompente… Insomma, potrebbe non esserci una fine nel raccontare questo spettacolo ma lo spazio è tiranno: andate a vederlo! Se sarà già finito a Trieste, inseguitelo in torunée ma cercate di non perderlo! Sala piena, pubblico entusiasta.