Venezia, Teatro La Fenice:”La Bohème”

Venezia, Teatro La Fenice, Stagione Lirica 2011
“LA BOHEME”

Scene liriche in quattro quadri su libretto di Giuseppe Giacosa
e Luigi Illica, dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger
Musica di Giacomo Puccini
Rodolfo GIANLUCA TERRANOVA
Marcello DAMIANO SALERNO
Schaunard ALESSANDRO BATTIATO
Colline GIANLUCA BURATTO
Benoit MATTEO FERRARA
Alcindoro ANDREA SNARSKI
Mimì SERENA FARNOCCHIA
Musetta BEATRIZ DIAZ
Parpignol CARLO MATTIAZZO
Un venditore ambulante RAFFAELE PASTORE
Un sergente dei doganieri ANTONIO CASAGRANDE
Un doganiere NICOLA NALESSO
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Piccoli Cantori Veneziani
Direttore Juraj Valcuha
Maestro del Coro Carlo Marino Moretti
Maestro del Coro a voci bianche Dian D’Alessio
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Silvia Aymonino
Luci Fabio Berettin
Nuovo allestimento del Teatro La Fenice
Venezia, 11 marzo 2011
In un periodo culturalmente difficile come quello che stiamo vivendo, lo stato di sopravvivenza dei teatri lirici italiani più che mai punta su una programmazione che almeno “faccia cassa”, così anche la Fondazione veneziana, dopo Intolleranza 1960 di Nono, torna a più sicuri lidi, ossia a un titolo di sicuro richiamo, ossia a ben 12 rappresentazioni di Bohème proposta in un nuovo allestimento firmato da Francesco Micheli. Difficile dopo le miglia di versioni registiche del capolavoro pucciniano inventarsi qualcosa di nuovo. Micheli , con le efficaci scene e i costumi di Edoardo Sanchi e Silvia Aymonimo, ci offre un’ambientazione in bilico tra realismo e fantasia. Abbastanza evidente, nel tulle luminoso che vela  che appare nei quadri 1 e 4, ma anche nell’atmosfera generale, un certo  rimando alla Parigi visionaria creata da Baz Luhrmann nel celeberrimo Moulin Rouge. Non a caso ci troviamo in una  Parigi primo ‘900 trasfigurata in colori vividi,  irreali. Una messainscena complessivamente efficace, con bel coup de thèatre all’apertura del secondo quadro, quando la scena si divide a vista in due piani, con la visione della metropolitana parigina. Complessivamente valido il lavoro sui cantanti che sono apparsi tutti scenicamente credibili.
Non convince la concertazione di Juraj Valcuha: non particolarmente attenta a condurre le scene di conversazione, talvolta addirittura pesante e un tantino sgraziata. Discontinua nei tempi: a volte Valcuha è lento, ma senza trovare né il calore timbrico, né le illustrazioni preziose di chi, nel Puccini affettuoso e patetico, è portato da un senso intimo d’abbandono ( leggi Karajan, senza nessun intento di raffronto). Gianluca Terranova è un Rodolfo cordiale e affettuoso, sfoggio un grande slancio vocale soprattutto nell’espansione lirica, ma appare però privo dell’estro e delle scintille del fraseggiatore di razza e manca, tutto sommato, d’una vera personalità interpretativa.  Serena Farnocchia, da parte sua, non sfoggia grandi qualità timbriche, sarebbe certo stato più desiderabile una voce più intensa e calda. Nel complesso delinea una Mimì fine e sensibile ma poco emotiva. La Musetta di Beatriz Diaz è scenicamente disinvolta, sfoggia un bel timbro vocale,  ma la linea di canto e il fraseggio sono  al limite della genericità.
Damiano Salerno é un Marcello di bel timbro, simpatico e abbastanza rifinito. Lo Schaunard e il Colline di Alessandro Battiato e Gianluca Buratto, efficaci scenicamente, fraseggiano benino ma i  limiti tecnici sono decisamente marcati. Buoni, fortunamente senza eccessi caricaturali, il Benoit di Matteo Ferrara e l’Alcindoro di Andrea Snarski. Teatro gremito, applausi tiepidi durante la rappresentazione, calorosi alla fine dell’opera.
Foto Michele Crosera – Teatro La Fenice