Verona, Teatro Filarmonico:”Les pecheurs de perles”

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Lirica 2010 /2011
“LES PECHEURS DE PERLES”
(I pescatori di perle)
Opéra-lyrique in tre atti di Eugène Cormon e Michel Carré
Musica di Georges Bizet
Nadir ANTONINO SIRAGUSA
Zurga LUCA GRASSI
Leila NINO MACHAIDZE
Nourabad PAOLO PECCHIOLI
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Direttore d’orchestra Frédéric Chaslin
Regia Fabio Sparvoli
Scene Giorgio Ricchelli
Costumi Alessandra Torella
Coreografia Maria Grazia Garofali
Luci Vinicio Cheli
Allestimento del Teatro Verdi di Trieste
Verona, 13 aprile 2011
Les Pecheurs de perles ebbe successo solo molti anni dopo la morte del compositore, poi scomparve dalle scene per essere riproposta alla Scala di Milano nel 1938. Da allora è tornata con una certa frequenza nei cartelloni  dei teatrid’opera e, con Carmen, è l’unica opera di Bizet ad essere entrata in repertorio.  La partitura è ricca di affascinanti melodie e mette in luce la felice vena lirica, ma anche lo spiccato temperamento drammatico del compositore. Di grande rilievo, poi, l’uso dell’orchestra capace di evocare nei colori i paesaggi oltre che le situazioni e i personaggi. La rappresentazione vista al Filarmonico si rifà alle edizioni “di tradizione”, salvo la chiusa del duetto Leila-Zurga dell’atto terzo.  Peccato non aver riproposto l’edizione originale del 1863, ma revisioni postume, non tutte di mano dello stesso Bizet.  In ogni caso, fa sempre piacere riascoltare questo Bizet, non del tutto “doc”, anche se in un allestimento che si muove tra bellissimi costumi di stampo tradizionale e una scenografia giocata su pochi elementi, il tutto unito da una regia semplicemente funzionale nel mettere insieme le varie situazioni di una vicenda comunque debole e caratterizzata da personaggi di non grande consistenza psicologica.
La direzione di Frédéric Chaslin era molto energica, anche se, a volte, ciò rendeva un po’ troppo ruvido il timbro orchestrale. Non sono comunque mancate le delicatezze e  i momenti di charme. Chaslin si è comunque dimostrato essere un direttore attento alle ragioni del canto. Entrando nel merito delle singole interpretazioni, dobbiamo subito sottolineare che il Nadir di Antonino Siragusa non è certo di stampo “francese”. Il tenore siciliano punta evidentemente a un canto decisamente vigoroso, anche se il colore, non sempre gradevolissimo, della sua voce è quello di un tenore lirico-leggero. Tendente al lirico? Sembrerebbe di si…Ottima serata per il baritono Luca Grassi, che ha tratteggiato uno Zurga vocalmente sicuro, affettuoso e patetico. Serata “no” invece per il soprano Nino Machaidze. Dopo aver fatto annunciare una sua  indisposizione, ha affrontato la recita con grande prudenza. Non possiamo, tuttavia, che apprezzare la sua indubbia personalità scenica unita a una voce di indubbia bellezza timbrica. Buono il Nourabad di Paolo Pecchioli. Nel complesso valide le prestazioni dei complessi areniani anche se, il corpo di ballo, appariva talvolta fuori sincrono. Teatro gremito da un pubblico che ha mostrato un convinto gradimento dello spettacolo.
Foto Ennevi – Arena di Verona