Catania, Teatro Massimo:”Il Barbiere di Siviglia”

Catania, Teatro Massimo Bellini, stagione lirica 2010 /2011
“IL BARBIERE DI SIVIGLIA”
Dramma comico in due atti di Cesare Sterbini
musica di Gioachino Rossini
Il conte d’Almaviva MARIO ZEFFIRI
Don Bartolo ALBERTO RINALDI
Rosina
ANNA BONITATIBUS
Figaro
CHRISTIAN SENN
Don Basilio SIMONE  ALAIMO
Berta GRAZIELLA  ALESSI
Fiorello GIUSEPPE  ESPOSITO
Un ufficiale ALFIO MARLETTA
Orchestra, Coro e tecnici del Teatro Massimo Bellini
Direttore Will Humburg
Maestro del Coro Tiziana Carlini
Regia, scene, costumi e luci Dario Fo
Maestro al fortepiano Leonardo Catalanotto
Allestimento scenico della Società LTD J. Otten Beheer di Amsterdam
Catania, 15 maggio 2011

Non  è facile descrivere in poche righe la superba, divertente, ironica e, in una parola, geniale regia firmata dal premio Nobel per la letteratura, Dario Fo, del Barbiere di Siviglia di Rossini andato in scena in questi giorni al Teatro Massimo Bellini di Catania. Il grande artista lombardo ha fatto divertire il pubblico del Bellini dalla prima scena, anzi dall’ouverture, fino all’ultima attraverso una lettura ironica e intelligente del capolavoro rossiniano, definito nel titolo delle sue note di regia, Un’opera che mette allegria, un’allegria che Dario Fo ha fatto esplodere con straordinario garbo.  Proprio un allegro carnevale danzante con una gestualità da commedia dell’arte accoglie, infatti, sulle note dell’ouverture il pubblico con il quale il regista instaura immediatamente una forte complicità attraverso una raffinata rivelazione della complessa, ma al tempo stesso divertente, macchina teatrale. Ecco che all’inizio dell’introduzione orchestrale della sua cavatina, un solerte Conte d’Almaviva, preoccupato di far troppo rumore, raccomanda con un gesto plateale all’orchestra vera, quella nella buca, che ha appena eseguito un accordo di do maggiore in fortissimo, e non a quella sulla scena, diretta dal suo servo Fiorello, di suonare piano, mentre nei punti salienti dell’opera, teloni con le parole del libretto cucite su di essi mettono in evidenza il carattere fittizio della rappresentazione ironizzando su ciò che avviene sulla scena.
I personaggi, le comparse e le scene scomponibili e componibili, che raffigurano con tutte le loro scale una città mediterranea come Napoli o Cordoba, alle quali il regista ha affermato d’ispirarsi, sempre nelle sue note di regia, si muovono in un tourbillon continuo che raggiunge il suo hapax in quella stupenda piccola opera nell’opera che è il Finale dell’atto primo quando un fantoccio vestito da Don Bartolo viene gettato in aria, cade a terra e finisce in frantumi come i suoi progetti a breve (l’arresto del conte, mascherato da soldato) e a lungo termine (il suo matrimonio con Rosina). Alla garbata ironia della regia ha fatto da pendant l’elegante  direzione di Will Humburg, protagonista di un’interpretazione intelligente e attenta alle caratteristiche musicali peculiari del capolavoro rossiniano sin dalle note dell’ouverture della quale ha evidenziato le sfumature mantenendo sempre viva l’attenzione del pubblico. Ottimo il cast: dal mezzosoprano Anna Bonitatibus, una splendida, ironica e intelligente Rosina, che ha incantato il pubblico esibendo la sua bella voce e le sue straordinarie doti belcantistiche, al tenore Mario Zeffiri, un Conte d’Almaviva camaleontico nei diversi travestimenti non solo scenici, quanto soprattutto vocalici, messi in atto per poter conquistare la bella Rosina. Christian Senn è stato un giovanile e frizzante Figaro, mentre Simone Alaimo è stato protagonista, nel ruolo di Don Basilio, di una delle sue straordinarie performances a cui ha abituato i melomani di tutto il mondo nella sua lunga e importante carriera grazie alla sua vocalità ricca di sfumature  e a un’interpretazione di altissimo profilo. Infine Alberto Rinaldi è stato un Don Bartolo che ha esibito tutto il suo virtuosismo nella sua aria Ah un dottor della mia sorte, mentre Graziella Alessi è stata una deliziosa Berta.
Foto Giacomo Orlando – Teatro Massimo Bellini