Santa Barbara, California, Lobero Theatre, Stagione 2010-11
“LA SERVA PADRONA”
Intermezzo in due parti di Gennaro Antonio Federico
Musica di Giovanni Battista Pergolesi
Serpina SUSANNAH BILLER
Uberto AO LI
“TROUBLE IN TAHITI”
Opera in un atto e sette scne
Libretto e musica di Leonard Bernstein
Dinah MAYA LAHYANI
Sam RYAN KUSTER
Trio Baritone AO LI
Trio Tenor DANIEL MONTENEGRO
Trio Soprano SARA GARTLAND
Orchestra dell’Opera di Santa Barbara
Direttore Mark Morash
Regia Lawrence Edelson
Scene e costumi Martin T.Lopez
Luci Josh Epstein
Santa Barbara, 8 aprile 2011
Opera Santa Barbara ha appena concluso la prima stagione a firma del nuovo direttore artistico Jose Maria Condemi, con un dittico all’insegna dell’eterna lotta fra i sessi – come recitavano locandine pubblicitarie – abbinando la Serva Padrona di Pergolesi a Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein (titolo assai più noto al pubblico americano).
Il regista Lawrence Edelson ha cercato il nesso narrativo fra le due opere ambientando La serva padrona in quegli anni ‘50 che videro la composizione di Trouble in Tahiti. Per il ruolo di Uberto, Edelson si è ispirato allo storico fondatore di Playboy, Hugh Hefner con tanto di conigliette. In una scena tutta fucsia e leopardo, decorata con discinte silhouette femminili, troneggiava un gigantesco king size bed dal quale Uberto apriva l’opera alle prese con due playmate.
Il cast composto dagli allievi dell’Adler’s Fellow Program dell’Opera di San Francisco vedeva protagonisti ne La serva padrona il soprano Susannah Biller e il baritono cinese Ao Li. Quest’ultimo, dotato di voce omogenea ma di scarsa proiezione e con una pronuncia dell’italiano affetta da strani tagli e raddoppi sulle consonanti, non è sembrato particolarmente a proprio agio sul ruolo di Uberto. La graziosa Serpina di Susannah Biller – una perfetta sosia di Tinkerbell – si è concentrata totalmente sulla movimentata azione scenica, sfuggendo talvolta alla bacchetta e appiattendo la parte vocale su di un perenne mezzo forte davvero poco in stile ed estraneo alla dinamica dei contrasti che caratterizza questo repertorio. La stessa pecca nelle dinamiche si riscontrava anche nell’orchestra, guidata da Mark Morash sicuramente sacrificata dalla difficile acustica del Lobero Theatre.
La serata è proseguita con una produzione di Trouble in Tahiti in cui dominavano nuovamente tinte accese come il rosso e il verde acido. I numerosi cambi scena sono stati risolti con grande snellezza da pochi elementi e sagome architettoniche a volte mosse dagli stessi personaggi. La direzione di Mark Morash mancava di quella brillantezza necessaria a dare il carattere di satira tragicomica ai dialoghi così crudelmente reali fra Sam e Dinah, con un risultato nel complesso deprimente. La migliore in campo è stata l’israeliana Maya Lahiani una Dinah dalla voce morbida e generosa, ricca di sfumature interpretative che ha fatto dell’aria – What a movie! – il momento apicale della serata. Al suo fianco il basso-baritono Ryan Kuster ha delineato un Sam tecnicamente impeccabile ma di scarsa personalità. Molto godibili gli inserti del terzetto vocale – concepito da Bernstein come un “Coro greco uscito da una pubblicità radiofonica” – composto dal soprano Sara Gartland, dal già citato Ao Li e dal tenore Daniel Montenegro che si è simpaticamente prestato anche al ruolo muto di Vespone ne La serva padrona.
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