“Senza trucco!”… Gianluca Terranova

Voglio fare una scuola che mi permetta di continuare a studiare il pianoforte”, dice il piccolo Gianluca Terranova al padre. E su quei tasti bianchi e neri scolpisce anche la sua vita di giovane artista: impara a cantare, recitare, comporre. A 22 anni, però, decide di puntare il dito sulla lirica nell’immenso mappamondo della musica. Comincia a studiare le opere classiche. Non poco, né male. La voce è buona, come sa da quando si esibisce in band, concerti e musicals, ma deve migliorarla, perfezionarla, renderla pronta per i teatri di tradizione, quelli in cui ancora le luci originali sono più numerose di quelle a neon.
Così inizia una gavetta, seria e impegnata, tanto faticosa da renderlo nervoso quando oggi sente dire che cantare bene è un fatto istintivo. No, istintivo è parlare, magari sottovoce, vivere con la propria famiglia e dormire nel letto di casa propria. Decidere di fare il tenore è una sfida in cui non basta gettarsi con un bellissimo tuffo a pesce, bisogna anche nuotare con uno stile impeccabile e allenarsi, tutti i giorni per tante ore. Lo incontriamo a Venezia e gli rubiamo un po’ di questo tempo prezioso, poche ore prima della Lucia di Lammermoor in programma al Teatro la Fenice fino all’ 1 giugno.
Qual è il tratto principale del suo carattere?
Beh, tanti. La forza, l’energia, la dedizione, la perseveranza. Come tutti gli artisti ogni tanto vado in crisi, ma ho la forza di tirarmi su, di andare avanti, sempre.
E il suo peggior difetto?
Permaloso, come tutti i siciliani. Mio padre è siciliano, io sono romano, ma i Terranova hanno il sangue del sud.
Segno zodiacale?
Cancro.
E’ superstizioso?
Sì. Quando si pensa di aver già vinto. Non bisogna mai dare per scontate le cose, ma guadagnarsele fino all’ultimo, compreso l’affetto dei propri cari. Considerato ciò, la superstizione per me consiste nell’incrociare le dita sempre, nel non cedere alle sconfitte né sentirsi arrivati. E poi basta un momento negativo che ti fa crollare il mondo. Così bisogna sempre cercare il positivo. Non sono superstizioso su tutto, come per esempio sulla storia dei gatti. La superstizione è una di quelle cose che uno dice “ intanto ci credo, poi vediamo!”. In ogni caso sono un cattolico credente, non religiosissimo, e per questo non dovrei essere superstizioso. Ma ho tante contraddizioni che fanno parte del mio essere latino. Il pubblico quando mi vede sul palcoscenico esclama “Ah, il tenore latino, mediterraneo”. Questo mio essere così fa parte di un minestrone più vasto, e nel bene e nel male me lo porto dietro.

Che rapporti ha con la spiritualità?

La inseguo, è una continua rincorsa. Anche lì esistono tante contraddizioni difficili da comprendere… C’è un’autostrada che ti porta direttamente a Dio, quando le vie laterali sono intasate, prendi quella e vai via, dritto. Oggi la chiesa a volte ci fa allontanare, ma il mio rapporto con Dio è molto personale: io, lui e basta. Dal momento che siamo uomini è anche giusto sbagliare perchè tutti commettono errori.
Ha mai sofferto di invidia?
Sì.
Quando e perché?
Soffro sempre di invidia quando vedo le persone che senza fatica arrivano a quello che io invece giungo con tanti, tanti sacrifici. Soffro d’invidia per coloro che sono già nati con una voce da tenore, e io al contrario l’ho dovuta costruire passo per passo. Mi fanno ridere i critici quando scrivono “Terranova ha una voce naturale, è tutta natura!” Non è vero niente, signori critici, è tutta costruita e tutta solo ed esclusivamente tecnica. E se sembra natura, ben venga, meglio, significa che è costruita bene! Per cantare bene io studio sempre. Vede, lei è testimone, alle 11.30 entro in teatro per studiare e alle 15.30 ho la recita. E allora, quale natura? Sono invidioso perché ci sono cantanti che a 20 anni hanno già gli acuti, hanno la voce perfetta. Io a 20 anni steccavo come un matto, ho dovuto costruire tutto. Poi magari dico, guarda che bravo. Punto. La mia non è certamente un’invidia cattiva.
Poi per i soldi e cose simili non soffro di invidia, perché da buon meridionale credo che bisogna sudarseli. I guadagni sudati sono quelli che poi ti godi. Io sono fortunato perché nel momento in cui c’è bisogno poi mi arriva sempre qualche contratto, che mette una toppa, considerato che ho una famiglia numerosa. Sono the last minute tenor. Chi c’è libero? Terranova? Ma è impegnato, Vabbè, gli chiediamo un permesso. Ho fatto così tanti Rigoletto per sostituire cantanti che stavano male! Anche qui in Fenice, mi hanno chiamato all’ultimo: sono venuto alla generale che non cantavo in voce la Lucia da un anno. E devo dire ce l’ho bene in gola…
Cosa voleva fare da grande?
Da piccolo cantavo pop, quindi il mio primo sogno era di diventare un cantante di quel genere. Frequentavo il conservatorio perchè volevo fare il musicista. La musica era la mia strada e quindi me la sono portata indietro sempre: a 16 anni ho cominciato a cantare jazz, fusion, funk, ho composto musical, ho fatto anche tante cose al di fuori del canto. A 22 anni ho cominciato a studiare lirica perché ho scoperto di avere la voce giusta per l’opera, ma ho dovuto studiare passando da un maestro all’altro, da delusioni per le eliminazioni ai concorsi. Spingevo, non sapevo, non avevo la tecnica o acquisivo tecniche sbagliate.Ho sempre voluto fare il musicista. Poi ho sentito Domingo e ho pensato “Cavolo, se si può cantare così!”
La sua famiglia ha influenzato le sue scelte?
Influenzato no, ma appoggiato sì. Sempre, nel bene e nel male mi hanno lasciato seguire l’istinto.  Da ragazzo a 11 anni a mio padre ho detto “guarda papà, io voglio fare il musicista, quindi non mi far fare scuole, tipo classico, scientifico dove devo imparare altro. Io devo studiare 6 ore di pianoforte al giorno”. Infatti ho fatto l’istituto d’arte che era più tranquillo. Ho avuto un padre molto intelligente.

Quali sono i suoi ricordi più cari?
La nascita dei miei figli e quando ho conosciuto mia moglie. Facevamo piano bar in Sardegna, a maggio, giugno…quindi immagini, tipo paradise, spiagge tutte per noi. Non c’erano ancora turisti. Bei ricordi. Poi da lì abbiamo cominciato la corsa per arrivare a qualcosa e ci siamo proprio dimenticati la vita normale che ogni tanto è anche bella. I ricordi più cari sono i momenti di vita normale.
E poi naturalmente, rispetto alla carriera, è quando il pubblico ti regala il calore dell’applauso, quello proprio che senti, che dici ‘cavolo, in questo momento mi stanno amando’. Allora tutto quello che fai è lo specchio del successo, ma non quello televisivo, effimero, che anche io ho provato per anni. Quando la lirica la fai in un teatro lirico, di tradizione, è molto di più.
Qual è stato il suo momento di maggior orgoglio?
Ero a Como. Quando ho fatto la Figlia del Reggimento mi hanno chiesto il bis. Anche all’Arena mi hanno chiesto il bis per la Donna è mobile, ma lì era l’aria dei 9 do di petto, in un teatro. Poi la signora Lomazzi dell’ Asl.Li.Co, mi ha detto: “Ma tu lo sai che l’ultimo bis lo hanno chiesto qui a Como nel ‘45 ad un certo Mario Del Monaco per il ‘Lucean le stelle’ “?
Quale è la delusione più grande che ha mai avuto?
In carriera? Sa cos’è…ho imparato ad accettare tutto. Non prendo nulla come una delusione. Ho finito di credere nei castelli in aria. Nell’opera tutto sta nelle corde vocali, nella tua voce, in come ti comporti, se va male è per colpa tua. Non è perché qualcuno è stato cattivo o non ti prende. Forse 10 anni fa, quando ancora non avevo imparato la tecnica vocale, la delusione è stata quella di sentirmi dire che la mia voce non era adatta alla lirica. A 24 anni ho debuttato, dopo aver fatto anni di gavetta. Poi a 28 anni è venuto Massimo Ranieri e mia ha voluto per un suo musical che ho fatto per 350 repliche. Cantavo in teatri importanti come Catania, Roma, ma non avevo un insegnante, non ero allenato, non studiavo. Arrivavo lì con la natura e mi dicevano che la mia voce era bella, ma non passava l’orchestra, ecc, ecc. Mia moglie mi consigliava di continuare a fare il musical perché evidentemente non ero adatto all’opera, che ero un po’ tipo Bocelli o quelli che vanno bene con il microfono. E’ stata una grande delusione perchè io mi sentivo di poterlo fare, ma non avevo la tecnica.

Cosa manca nella sua vita di oggi?

Una piscina con l’acqua (ride!), uno yacht! Non è vero. Non mi manca nulla perché sono un uomo semplice, che sa dare il valore alle cose semplici. Non mi manca niente perché ho tutto. L’unica cosa che mi manca tanto è la mia famiglia quando sto fuori. Questo lavoro mi rende molto solo. La solitudine ogni tanto fa male e per fortuna ci sono gli aerei che mi portano dai miei bambini, magari solo per un giorno. Insomma quando fai una famiglia poi crei delle radici forti, non puoi pensare ad altro. Ti mancano. A me manca l’affetto della famiglia. L’amore del pubblico ti appaga, ma non abbastanza. La sera quando spengo la luce sono solo. E non è bello.
Di cosa ha paura?
Delle malattie. La mia forza è anche molto fisica perché la mia performance è totale. Se sto male rischio di non farcela.
Ha un sogno ricorrente?
Sì, che entro in scena e non ricordo una parola. Non ho studiato la parte, mi chiamano all’ultimo con un titolo che non conosco.
In cosa è spendaccione?
Nei ristoranti di qualità. Non quantità, ma qualità. Posso anche mangiare un piatto semplicissimo o piccolo e spendere 90 euro. Mi piace molto la cucina di alto livello. Farei lo chef se non fossi cantante.
Sa cucinare?
Molto bene, anche cose particolari… Mi piace mangiare bene, anche un’insalata, ma ci deve essere la mano giusta.
Colleziona qualche oggetto?

Tartarughe. Per ogni performance in una nuova location compro una tartaruga e gli do il nome dell’opera che devo cantare. Quindi ho tante Lucia, tanti Rigoletto… Rappresentano un po’ la mia carriera: lenta, ma piano piano arriva. Difficilmente si ferma.
Quali sono le sue letture preferite?
Mi piacciono molto le biografie.
Il suo profumo preferito?
Adesso Dolce & Gabbana One, l’ultimo. Buonissimo.
Città preferita?
La magica Roma!
Colore preferito?
Il rosso.
Fiore preferito?
La semplicità della margherita.
Il cantante o i cantanti preferiti?
Pavarotti e Caruso.
E viventi?
Roberto Aronica e come Elina Garanca. La voce è importante, perchè se uno ha una brutta voce a me già mi indispone. Kraus insegna che dopo un po’ ci si abitua a tutte le voci, ma uno che ha una bella voce e canta male da più fastidio di uno che ha una brutta voce. Anche la Netrebko canta benissimo ed ha una bella tecnica e credo che se è arrivata lì non è solo perchè è bella. La Garanca è ancora più interessante, completa.

Quale è stato il primo disco che ha acquistato?
Claudio Baglioni, Strada facendo. Meraviglioso. E poi ho avuto il piacere di duettare con Baglioni un Natale in Vaticano. E’ stato bellissimo.
Il film che ha amato di più?
“I soliti ignoti”.
Quale è la stagione dell’anno che preferisce e perché?
La Primavera.
Che rapporti ha con la tecnologia?
Direi…discreto.
Con la televisione?
Buono.
Con la politica?
L’80% dei politici di oggi mi fa schifo. Non dico quale è il rimanente 20%, però c’è.
Ha delle cause che le stanno particolarmente a cuore?
I bambini in tutto. I bambini malati, quando i bambini soffrono per qualsiasi cosa, anche a causa della pedofilia, perchè vivono in famiglie sbagliate o perché diventano vittime. I bambini nascono puri e soffro quando non riusciamo a proteggere la loro purezza.
Qual è la situazione che considera più rilassante?
Idromassaggio in campagna o a mare (ride!). In vacanza.
Qual è il suo rifugio da tutto e tutti?
Casale in Umbria.
Ma lo possiede veramente?
Sì, non dico dove…altrimenti non rappresenta più un rifugio!
Qual è la musica che di solito fa da sottofondo alle sue giornate?
Bach. In particolare i Concerti brandeburghesi.
Qual è la vacanza o il viaggio che vorrebbe fare e che non ha ancora fatto?
15 giorni in barca…con l’idromassaggio, naturalmente!
Che cosa la imbarazza?
L’ignoranza. Degli altri e mia.
Dieta mediterranea, dieta macrobiotica o fast food?
Dieta mediterranea iperproteica: carne, pesce e verdure, senza carboidrati. si avvicina e sussurra: e cioccolato a go-go, possibilmente fondente.
Qual è il suo piatto preferito?
Carbonara, perchè visto che mangio proteine, una botta di carboidrati ci vuole.
Vino rosso o bianco?
Bianco sicuramente prosecco, altrimenti rosso. Comunque mi piace il prosecchin..infatti qui a Venezia vado bene.
Il posto dove si mangia peggio?
In Germania. Silenzio, però..non lo dica a nessuno!
A chi non conoscesse la sua voce, cosa farebbe ascoltare?
Roberto Devereux dell’Opera di Roma, nell’autunno scorso. E’ su you tube: la cosa più giusta che ho fatto fino ad ora.
Come segue l’evoluzione della sua voce?
Grazie a Maria Cristina Orsolato di Verona, il mio coach, che non è una cantante. Mi ha finalmente spiegato come si canta alla veneranda età di 35 anni. Poi io a volte lo faccio meglio e a volte lo faccio peggio, però almeno so come si deve fare, così meccanicamente. In 15 anni non avevo trovato qualcuno che me lo spiegasse. E’ una cosa assurda. Sono 5 anni che Cristina mi segue e sto facendo una bellissima carriera.
Se le fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa canterebbe?
Arturo dei Puritani, che debutterò con l’As.Li.Co a novembre, finalmente. Sono contento, perché questo repertorio cantato con la voce lirica mi piace molto. Anche la Figlia del Reggimento. Primo Pavarotti…ecco quel tipo di repertorio.

Cosa fa un’ora prima di salire sul palco?
Mi alleno per tre ore. Mi esercito sempre. Siamo atleti, come dei giocatori di calcio. La gola è un muscolo, il diaframma è un muscolo…quindi vanno sempre allenati, perchè quando sali sul palco non sono naturali i movimenti che devi compiere. La natura ti porta a fare il contrario di quello che dovresti fare e quindi è necessario allenare quei muscoli a fare una cosa innaturale.
Cosa non manca mai nel suo camerino?
Acqua e caffè.
A cosa pensa quando si guarda allo specchio?
Che devo dimagrire.
Stato d’animo attuale? Come sta?
Stressato, ma contento.
Il suo motto?
Non tradire mai quello che sei, non dimenticarlo mai. Non ti far distrarre dagli altri.
Altre notizie su Gianluca Terranova le trovate nel suo sito personale