“Senza trucco!”… Kate Aldrich

Il mezzosoprano americano Kate Aldrich si è esibita nei maggiori teatri di tutto il mondo fra i quali il Metropolitan Opera di New York, il San Francisco Opera, il Teatro Colón di Buenos Aires, l’Hamburgische Staatsoper e il Deutsche Oper am Rhein in Germania, il Teatro Regio di  Torino  e molti altri ancora. Divenuta mamma da poco, tornerà a calcare le scene a partire dal prossimo giugno con Der Rosenkavalier di Strauss a Monaco, cui faranno seguito Carmen alla Deutsche Oper di Berlino e a San Francisco e La Cenerentola di Rossini ad Amburgo.  La Aldrich ha raggiunto la fama internazionale nel 2002 quando ha recitato nell’Aida di Franco Zeffirelli. Per maggiori informazioni sull’attività di Kate Aldrich, si rimanda al suo sito ufficiale

Il tratto principale del tuo carattere?
Sono introspettiva, analitica e curiosa.
Il tuo principale difetto?
Una certa tendenza all’ostinatezza
Segno zodiacale?

Scorpione.
Superstiziosa?
Tendenizalmente si…un po’ scaramantica.
Cosa volevi fare da grande?
Pattinatrice su ghiaccio, attrice, cantante…Non pensavo però di diventare una cantante lirica!
Letture preferite?
Quasi tutto quello che ha scritto John Irving, Arundhati Roy, i romanzi storici, i libri sulle culture che non conosco, e ho una collezione assurda di guide turistiche.
Credo che ne creerò una biblioteca…
Un libro che hai amato…
Non riuscirei a sceglierne solo uno – “Preghiera per un amico” di John Irving, “Un perfetto equilibrio” di Rohinton Mistry, “Censura – Una storia d’amore iraniana” di Shahriar Mandanipour e “Abundance” di Sena Jeter Naslund, ma potrei continuare…
La tua famiglia ha influenzato le tue scelte?
Decisamente, ma quando sono stata pronta a prendere da sola le mie decisioni nella vita si sono sempre fidati nel lasciarmi prendere la strada che reputavo giusta.  Mi hanno appoggiata incredibilmente nella mia decisione di studiare musica all’università e non qualcos’altro di più “sicuro” come medicina o economia. Naturalmente, si corre un rischio che le cose non vadano nello scegliere la carriera nel mondo dello musica, ma sapevo che non ci avessi almeno provato mi sarei sempre chiesta “Cosa sarebbe successo se ce l’avessi fatta?”…

La musica è stata una vocazione?
Si, penso che ci sia sempre stata portata sin da quando ero piccolissima. Ho suonato il corno francese per molti anni e ad un certo punto ero diventata abbastanza brava (non chiedetemi di suonarlo ora, però, in quanto ho completamente dimenticato al tecnica labiale e non sono capace di suonare una scala senza sembrare un elefante ferito). Ho suonato anche un po’ il piano, la tromba e a circa 16 anni ho cominciato a prendere lezioni di canto. Allora capii che cantare era quello che volevo fare. Anche se non pensai subito all’opera. All’inizio cantaii delle canzone artistiche italiane con la mia insegnante e poi mi unii ad un coro. Poi entrai a far parte di una rock band per pochi anni e quasi non andai al college per studiare musica e poter restare con la mia band. Poi mi iscrissi al college per studiare canto classico. Durante quegli anni cominciai a cantare il jazz e quasi cambiai piano di studi a quel punto, ma poi scoprii l’opera e ne fui rapita.
Cosa ti manca di più nella tua vita di oggi?
Al momento, sento di avere tantissimo nella mia vita. Mi manca davvero tanto mia nonna che se n’è andata nel 2003…
La delusione più grande?
Non aver potuto conoscere tutti i miei nonni, ora che sono adulta, e ascoltare le loro storie.
I tuoi ricordi più cari?
La maggior parte di essi sono piuttosto personali, ma ti posso dire che non dimenticherò mai il mio debutto all’Arena di Verona nel 2000, uscire sul palco e vedere migliaia e migliaia di candele scintillanti e pensare che fosse arrivato il mio momento; non dimenticherò mai nemmeno l’aver preso parte all’Aida che Franco Zeffirelli ha messo in scena a Busseto nel 2001. Penso che le “prime volte” siano le più memorabili.
Che importanza dai al denaro?
I soldi sono importanti solo quando ce ne son pochi. Quando ne ho abbastanza per vivere confortevolmente, il resto non conta.

In cosa sei più spendacciona?
Devo ammetterlo – amo i vestiti. Amo anche il buon cibo, per cui mi piace provare ristoranti nuovi quando sono in tournée.
Collezioni qualche oggetto?
Niente per il gusto di avere una “collezione”. Penso che non capirò mai che gusto ci sia nel collezionare delle cose solo per averne una “collezione”!
Raccontami un tuo sogno ricorrente?
Non esattamente, ma ho dei temi ricorrenti. Mi ricordo per lo più tutti i sogni che faccio ogni notte e sono pazzeschi. Un tema ricorrente è la fine del mondo. Sono su una spiaggia, al tramonto, e vedo sull’oceano una specie di esplosioni e so che è tutto finito e devo aspettare il periodo dopo il disastro. Un altro tema ricorrente è il non essere preparata per un lavoro – credo sia comune a molti cantanti: all’improvviso mi ricordo che ho una performance, ma realizzo di non conoscere l’opera, e non ho ancora indossato il costume o non sono truccata e devo preparare la valigia e riuscire in qualche modo ad essere in teatro in pochi minuti. Naturalmente quando arrivo in teatro sento l’inizio della musica della mia entrata e corro verso il palco mentre indosso il costume; questo tipo di situazione.
Di che cosa hai paura?
Temo l’essere fuori controllo e la paura. Ovviamente devo tenere entrambe le sensazioni sotto controllo in questo campo!
Qual è il tuo sogno più ambizioso?
Avere una famiglia sana e continuare a fare quel che faccio.
Il momento di maggior orgoglio.
Quando ho iniziato a cantare professionalmente e ho capito che non avrei dovuto fare un altro lavoro che non fosse nel settore dello spettacolo per guadagnare.

La tua più grande sfida?
Continuare ad essere capace di non permettere alla mia vita professionale di definire chi sono e mantenere un approccio sano al lavoro senza rimanere intrappolata nell’ansia e nella paranoia che possono, comprensibilmente, colpire alcuni cantanti.
A te, chi o cosa ti imbarazza?
Da ragazzina ero molto timida e penso che in parte questa cosa mi abbia condotta verso una carriera artistica, in modo da potermene liberare. Ora è piuttosto difficile imbarazzarmi, anche se non impossibile.
La situazione più rilassante?
A casa quando cucino.
Materia scolastica preferita?
Quand’ero più piccola erano musica, matematica e lettura. All’università seguii un corso di filosofia e teologia e l’ho amato molto.
Città preferita?
Roma e New York.
Colore preferito?
Il viola.
Fiore preferito?
La calla.
La Vacanza o il viaggio che vorresti fare?
La Thailandia, l’Africa per un safari o il Borneo per vedere le scimmie.
Giorno o notte?
La notte, senza dubbio.
La tua giornata ideale?
Mentirei se dicessi che non riguarderebbe una spiaggia, l’oceano o il mare con le palme e la persona che amo.

Il tuo rifugio?
Sono cresciuta nel Maine e la mia famiglia vive ancora lì, perciò ci torno spesso. Il Maine è così bello e incontaminato e molto di quello stato rimane così com’era. È davvero speciale tornare a casa. In più le aragoste sono grandiose, il pesce incredibile e nella mia città si mangiano alcune delle ostriche migliori al mondo e non ci sono bar.
Il film più amato?
La Mia Africa, Il Padrino parte II, Via Col Vento e Waiting for Guffman.
La stagione dell’anno?
L’inizio dell’estate e l’inizio dell’autunno.
Il posto dove si mangia peggio?
Dove si mangia male preferisco rimanere nel mio alloggio, così posso cucinare lì! Naturalmente fa molto cliché dire che il cibo inglese è terribile. La verità è che puoi mangiare benissimo qualsiasi tipo di cucina internazionale (indiana, thai, giapponese, cinese, ecc.) in quasi tutte le città di dimensioni medie e grandi, se hai un palato dalla mente aperta. Questo assunto vale anche per gli USA, il Canada e la maggior parte del Nord Europa.
Il tuo rapporto con il cibo?
Ho una relazione molto appassionata col cibo. Mi piace mangiare e provare cose nuove, mi piace l’esperienza complessiva della cena, mi piace il buon vino e mi piace anche far la spesa.
Piatto preferito?
Non riesco proprio a sceglierne solo uno. Mi piacciono le tagliatelle al ragù, quasi tutti i piatti indiani a base di curry, quasi tutta la cucina giapponese e un hamburger REALMENTE molto, molto buono (leggermente al sangue, gorgonzola e funghi, per cortesia). È molto difficile da trovare in Europa, ma ho scovato alcuni posti. Quando torno negli USA è una delle prime cose che voglio mangiare!
Il tuo piatto forte in cucina?
Ok, ci sono – sto per allargarmi. Mi dicono che sono una buona cuoca e la cosa mi rende molto orgogliosa! Bolognese, zuppa di lenticchie, faccio delle ottime bruschette che sembrano semplici, ma in realtà non lo sono se vuoi che vengano davvero buone, pollo al limone con verdure grigliate al forno, porchetta alle fave, so fare molte cose, ma cerco di cucinare qualcosa di nuovo ogni settimana così posso imparare delle nuove tecniche.
Vino rosso o bianco?
Rosso, a volte bianco in estate.
Cosa non manca mai nel tuo frigo?
Il mio frigo è sempre pieno di verdure come rucola, carote e pomodori, di solito c’è una bella varietà di formaggi, succo di pera, quando sono in Italia yogurt di Vipiteno e quando sono negli USA hummus e “guacamole” fatto in casa.
Il tuo debole in cucina?
Stuzzichini e snack come formaggio, guacamole, crackers di sesamo (negli USA), sottaceti quando li ho, ma di solito non ne ho perché quando comincio a mangiarne non riesco a smettere e c’è troppo sale.
La musica della tua giornata?
Non ho ancora compilato unaplaylist….Magari te la dirò in un’altra occasione!
Il cantante o i cantanti preferiti?
Tatiana Troyanos, Eva Cassidy ed Ella Fitzgerald.
A chi non conoscesse la tua voce, cosa faresti ascoltare?
Non ho ancora fatto quella registrazione, quella cioè che mi possa convincere. Comunque sarebbe di certo il Werther. Credo sia il mio ruolo migliore.
Come segui l’evoluzione della tua voce?
Quando cominciai a cantare avevo un vasto repertorio che andava da Haendel a Verdi. È davvero pazzesco se ci pensi e non sono sicura che consiglierei a giovani cantanti lirici di fare ciò che ho fatto io, ma per me era la cosa giusta da farsi. Avevo bisogno di essere mostrata quali fossero i miei limiti, spingendo me stessa un po’ oltre quel che pensavo essere capace di fare. Per gli ultimi 6 anni circa ho affinato il mio repertorio restringendolo a ciò che essenzialmente la mia voce può fare. Continuo a prestare attenzione a come la mia voce reagisce ai repertori col passare degli anni così posso accorgermi se è il momento di aggiungere o eliminare qualcosa. Credo fermamente che sia un processo che non ha regole definite, per così dire.
Se ti fosse data l’opportunità di scegliere un ruolo, cosa canteresti?
Mi piacerebbe cantare Don Jose perché trovo che il suo sia il ruolo più interessante di tutta la Carmen. Ho molte idee a proposito e su come lo renderei, benché credo che nessuno mi offrirà mai questa opportunità ! (risata) Mi piacerebbe anche cantare Tosca, amo il suo personaggio e ciò che passa, ma anche in questo caso non credo che accadrà, non di certo in un prossimo futuro.
Il primo disco acquistato?

“Girls Just Wanna Have Fun” di Cindy Lauper.
Il tuo rapporto con la televisione?
Quando ne ho una a disposizione, non la guardo granché, ma mi piacciono alcune trasmissioni che posso guardare su internet. Detto ciò, dopo essere stata per un po’ in Europa ed essere tornata negli States, mi piace accendere la tv e guardare un po’ di programmi-spazzatura americani. Va benissimo per un’ora, ma dopo ne ho abbastanza.

Cosa fai un’ora prima di salire sul palco?
Indosso la parrucca e mi trucco, mi riscaldo e a volte faccio dello yoga.
Cosa non manca mai nel tuo camerino?
L’acqua e il cellulare.
A cosa pensi quando ti guardi allo specchio?
Questa sono io.
Come vorresti morire?
Con i miei figli, i miei nipoti e i miei pronipoti vicini (posso sognare comunque!).
Stato d’animo attuale?
Riflessivo.
Il tuo motto?
Non contano le carte che hai, ma come giochi la partita.
Versione italiana a cura di Paolo Tancredi