Buenos Aires, Teatro Colón:”Pelléas et Mélisande”

Buenos Aires, Teatro Colón, Stagione Lirica 2011
“PELLÉAS ET MÉLISANDE”
Drame lyrique in cinque atti e dodici quadri, dal dramma omonimo di Maurice Maeterlinck.
Musica di Claude Debussy 
Pelléas MARKUS WERBA
Mélisande ANNE SOPHIE DUPRELS
Golaud MARC BARRARD
Arkël, re d’Allemonde KURT RYDL
Geneviève VERA CIRKOVIC
Yniold FABIOLA MASINO
Un medico MARIO DE SALVO
Pastore SEBASTIANO DE FILIPPI
Orchestra e Coro del Stabile Teatro Colón
Direttore Emmanuel Villaume
Maestro del Coro Peter Burian
Regia Olivia Fuchs
Scene e costumi Yannis Tavoris
Coreografia Claire Whistler
Luci Bruno Poet
Buenos Aires, 9 agosto 2011
Per la quarta volta negli ultimi cinquant’anni al Teatro Colón de Buenos Aires è stata rappresentata Pelléas et Mélisande di Claude Debussy, con una spettacolo complessivamente convincente. Yannis Tavoris ha gestito la componente visiva con pochi elementi scenici, mentre i costumi richiamavano i primi anni del ‘900. Corretta e nulla più l’illuminazione di Bruno Poet mentre le coreografie ideate da Claire Whistler –che hanno accompagnato ogni interludio- sono state funzionali nel variare la scena ma piuttosto povere e di limitata immaginazione. La regia di Olivia Fuchs ha cercato per quanto possibile di aderire al minimalismo dell’ambientazione scenica senza riuscire ad esprimere la profondità psicologia dei personaggi. Comunque, l’allestimento –proveniente dalla Holland Park Opera di Londra dove è stata messo in scena lo scorso anno- è risultato coerente e di buon livello artistico.
Anne Sophie Duprels è stata una Mélisande di mille sfumature e dal canto raffinato. Markus Werba ha tratteggiato un Pelléas eccessivamente romantico e stilisticamente perfettibile. Convincente in scena e di buona linea di canto il Golaud di Marc Barrard mentre Kurt Rydl ha conferito la giusta autorità al re Arkel. Perfetta Fabiola Masino come Yniold, adeguato il resto del cast così come gli interventi del Coro Stabile nei suoi brevi interventi. Sotto l’aspetto strettamente musicale Emmanuel Villaume ha offerto una lettura equilibrata e molto personale; altrettanto buona la prova dell’Orchestra Stabile.