Roma, IUC Aula Magna dell’Università La Sapienza
RAMIN BAHRAMI IN CONCERTO
Pianoforte, Ramin Bahrami
Domenico Scarlatti: Aria in re minore K 32, Sonata in sol maggiore K 289, Sonata in re maggiore K 282, Sonata in fa diesis maggiore K319, Sonata in re maggiore K 278, Sonata in do maggiore K 159
Johann Sebastian Bach: Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 816, Suite inglese n. 2 in la minore BWV 807, Aria variata alla maniera italiana BWV 989, Concerto Italiano BWV 971
Roma, 12 novembre 2011
All’Aula Magna dell’Università La Sapienza, un Bahrami spericolato ha eseguito il “suo” J. S. Bach accostato alle sonate di Domenico Scarlatti. Due compositori che solo apparentemente non presentano alcun punto di contatto. I due, infatti, frequentarono due ambienti culturali differenti, l’uno in patria come Kantor e Kappellmeister, l’altro nella penisola iberica. Ma furono entrambi innovatori delle forme che affrontarono, pur muovendosi in ambiti di corte costretti dalla tradizione.
È proprio il loro genio “moderno” che Bahrami ha voluto esaltare, con un’interpretazione oltre la filologia e la parrucca settecentesca, facendoci accorgere di quanto siano immortali le figure di questi due grandi compositori. Dunque, un uso generoso del pedale e l’introduzione di sforzati e incisi quasi beethoveniani da far storcere il naso ai puristi. Ancor più particolare la scelta dei tempi, veloci anzi fulminei in alcune occasioni.
Come la velocità proibitiva dell’allegro e del presto del Concerto Italiano, che se da un lato ha infiammato il pubblico, dall’altro ha creato un effetto di carillon per nulla espressivo, accompagnato dalla sensazione che le note potessero sfuggire dalle mani del pianista da un momento all’altro. Ma, si sa, il rischio è la componente fondamentale se si vuole reinventare due delle colonne portanti della storia della musica. Molto più equilibrata e preziosa l’esecuzione dell’Aria variata alla maniera italiana di Bach, interrotta purtroppo da una suoneria di un telefono cellulare lasciata squillare così tanto da indurre Bahrami, con la simpatica ironia che lo contraddistingue, ad imitarne il trillo nel registro acuto della tastiera.
Episodio che non ha influenzato minimamente la generosità del giovane artista iraniano e la sua capacità di stupire, offrendo ben tre bis, due ovviamente bachiani (il Preludio in do minore dal secondo libro del Clavicembalo ben Temperato, da lui definito “Bach/Mina-Mina/Bach” per la forte somiglianza con i tratti di un celebre brano della cantante italiana e l’Aria dalle Variazioni Goldberg) ed una brillante Marcia alla Turca con tutte le turcherie del caso.